Regia di Agnès Jaoui vedi scheda film
C’era una volta la commedia all’italiana. L’unica, in Europa, capace di scardinare le ipocrisie del costume e le consuetudini borghesi. Oggi, quel tipo di commedia è appannaggio del cinema francese. Un’altra perla (dopo “Pranzo di Natale”) è quest’opera prima dell’attrice e sceneggiatrice (curiosamente come la Thompson del film sopracitato), Agnès Jaoui, compagna di lavoro e di vita di un’altra vitalissima personalità, Jean-Pierre Bacri (qui protagonista). Insieme hanno, per esempio, scritto “Smoking” e “No smoking” per Resnais e “Aria di famiglia” per Klapisch: tre opere che gli italiani hanno colpevolmente disatteso. L’occasione per rimediare è finalmente giunta, anche perché degli ottimi gusti della felicissima coppia, si parlerà molto nelle prossime settimane. Geniale metafora sulla ricchezza delle diversità, la commedia mostra un imprenditore annoiato che scopre Racine, una barista che spaccia uomini e droghe leggere, un autista che suona il flauto e una guardia del corpo che rimane intrappolata nell’amore. Una “ronde” che aggiorna Ophuls e omaggia Truffaut (quel finale a teatro: come non riandare a “L’ultimo metrò”?). Che ha la magia delle cose semplici. Che divora curiosità e inquietudini. Da non perdere.
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