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Mumford

Regia di Lawrence Kasdan vedi scheda film

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La recensione su Mumford

di FilmTv Rivista
8 stelle

Nove film diretti in quasi vent’anni (l’esordio fu “Brivido caldo”, nel 1981), di cui sette anche scritti: torna, dopo un lungo lustro di silenzio, uno degli autori moderni più sottovalutati, Lawrence Kasdan, il creatore del personaggio di Indiana Jones, di svariate sequenze di “L’impero colpisce ancora” e “Il ritorno dello Jedi”, del mitico e dimenticato “Chiamami aquila” (l’ultima pellicola interpretata da John Belushi). E il regista di “Il grande freddo”, “Silverado”, “Turista per caso”... Praticamente non considerato (più) negli Stati Uniti (tre dei cinque lavori firmati negli anni ‘90, “Grand Canyon”, “Wyatt Earp” e questo “Mumford”, sono stati fiaschi commerciali), e pallidamente difeso nella Vecchia Europa (rarissimi inviti dai maggiori festival e solo un Orso d’oro a Berlino ‘92 per “Grand Canyon”), Kasdan, escluse le sue peregrinazioni nel western, ha sempre narrato storie contemporanee, con al centro i tremiti “caldi” e “freddi” della sua generazione (i cinquantenni di oggi), smarrita e perplessa, anche se colta e raffinata (ha fatto il ‘68), anche se capace di integrarsi a meraviglia nel cuore della società nuclearizzata e globalizzata (i suoi personaggi sono - economicamente - dei “vincenti” e fanno lavori mai alienanti). Lo psicologo Mumford è uno di loro, e il film un “Grande freddo” meno amaro e più affettuoso. In una piccola città con il nome del titolo e del protagonista, alcune persone si rivolgono al nuovo analista e ne sono empaticamente coinvolte. Kasdan si diverte a prendere in giro la psicoanalisi, ma lo fa con rispetto e pudore, amando - com’è sua abitudine - i suoi “interlocutori”. Perché, come si sente dire, «tutti hanno il diritto di avere una seconda possibilità». Un’opera semplice ma articolatissima, da “segue dibattito”. Attori in magica luce, sotto la direzione di un regista-sceneggiatore che scrive i dialoghi come pochi. «Per affrontare un medico bisogna rimettersi un po’ in salute» diceva il poeta Franco Fortini. Ecco perché Kasdan concentra i suoi sforzi sulla guarigione dei suoi “clienti”.

 

Recensione pubblicata su FilmTV numero 33 del 2000

Autore: Aldo Fittante

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