Espandi menu
cerca
Melò

Regia di Alain Resnais vedi scheda film

Recensioni

L'autore

LorCio

LorCio

Iscritto dal 3 giugno 2007 Vai al suo profilo
  • Seguaci 145
  • Post 34
  • Recensioni 1625
  • Playlist 251
Mandagli un messaggio
Messaggio inviato!
Messaggio inviato!
chiudi

La recensione su Melò

di LorCio
10 stelle

Piaccia o no, Alain Resnais realizza un cinema che è ancora disposto a riflettere con leggerezza. È costume, specie in certo cinema francese, confondere la leggerezza con la snobberia e la riflessione con la pesantezza. Resnais è forse l’ultimo cineasta francese capace di coniugare le esigenze dell’autore con gli interessi del pubblico, contaminando una forma di cinema a sé che contamina il gusto autoriale (ma non algido) con quello popolare (ma non cafone). Mèlo arriva dopo il complesso La vita è un romanzo e L’amor à mort, è può essere addirittura considerato soltanto come un esercizio di stile di impianto fortemente teatrale. Le critiche sul film si dirigono proprio nell’analisi di quest’aspetto: c’è chi lo reputa puro teatro in scatola, ben fatto ma sostanzialmente incapace di trasmettere un’idea di cinema, chi lo ritiene una semplice trasposizione cinematografica di un vecchio, ma non datato, successo teatrale. Mèlo è molto di più, è un’indagine raffinata sulle conseguenze dell’amore impossibile, un equilibrato gioco passionale nel territorio dei sentimenti, una perfetta partitura musicale per tre strumenti (con la partecipazione straordinaria di un quarto) che suonano irrequieti e febbrili (e quindi un film d’attori), una filologica e al contempo emotiva ricostruzione ambientale che si rifà all’art déco e alla moda degli anni trenta. È un film in cui la forma si fa contenuto e viceversa, in cui Resnais si interessa ai movimenti del cuore, ponendo al centro della scena tre personaggi (tutti legati alla musica) che sono archetipi: il frustrato che ha trovato la serenità e le corna, l’amico di successo insoddisfatto che incontra la passione e la donna contesa dai due, in preda alla follia d’amore. Pierre Arditi, André Dussolier e Sabine Azéma sono gli interpreti totali (più l’apporto, nell’ultima parte, di Fanny Ardant come cugina sentimentale che porta con sé i fantasmi di Truffaut, re del mèlo) di questo piccolo capolavoro, intimo e freddo, che si muove in un mondo a sé, libero ed armonioso come una sonata di Bach.

Ti è stata utile questa recensione? Utile per Per te?

Commenta

Avatar utente

Per poter commentare occorre aver fatto login.
Se non sei ancora iscritto Registrati