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Chiedo asilo

Regia di Marco Ferreri vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Chiedo asilo

di hallorann
10 stelle

La misura giusta per leggere e interpretare CHIEDO ASILO resta la sperimentazione. Il taglio documentaristico impresso da Marco Ferreri è tangibile fin dal primo fotogramma, un taglio dal volto umano a cui lui sa dare un’anima e diversi tocchi di poesia e tenerezza che arrivano al cuore. Roberto deve prendere servizio in una scuola materna di Bologna: “Esperimenti sulla percezione visiva, Tecnologia dell’insegnamento, Dal bambino all’adolescente, Perché gli insegnanti” sono i testi che vorrebbe portare ma ripiega su un registratore e una musicassetta. E’ il primo segnale didattico-educativo del maestrino Roberto. La scuola è circondata da palazzi in stile casermoni di periferia (siamo nel quartiere Corticella). Scuola come oasi di gioco e verde circondata dal cemento. Nulla è casuale nel cinema Ferreriano. Con i bambini l’approccio è fin da subito ludico e all’insegna della sperimentazione. Coadiuvato dal candido animatore Luca, fanno ingresso nel piccolo asilo un televisore, un somarello, un ufo robot per carnevale, la fabbrica in cui lavorano i genitori dei bimbi. Luogo pericoloso per i piccoli ma non per gli adulti che ci lavorano. La vita privata di Roberto subisce una svolta con la conoscenza di Isabella, ragazza madre di un’alunna. I tre cominciano a convivere, mentre Isabella poco dopo aspetta un bambino da lui. Alla festa di fine anno scolastico i bambini e Roberto accolgono la causa del suonatore di violino Daniele, scappato di casa. Qui Ferreri inserisce una parentesi coerente con la sua poetica: l’elemento sovversivo in una società perbenista e chiusa, con un corollario di ridicoli rappresentanti dell’ordine. Soggetti che non possono capire la poesia e l’ironia di un Roberto e di un Ferreri, contro per eccellenza.  Il vero coprotagonista della pellicola è il piccolo Gianluigi, il quale non parla e non mangia. A causa di queste patologie viene ricoverato, il maestro si prende cura del suo caso e coglie l’occasione (proposta da Isabella di andare in Sardegna ad aprire un cinemino estivo e partorire) per portarlo con altri alunni sull’Argentiera in provincia di Sassari. Al momento di partorire, Isabella viene assistita dagli anziani del piccolo centro ex minerario e marino, Roberto e Gianluigi si recano sulla spiaggia con la rana. Qui Gianluigi finalmente parla e scherza. Sarà vero che il mare è la nostra mamma si domanda Roberto. I due entrano in acqua e sotto gli occhi della rana spariscono alla sua vista, il vagito del nascituro si staglia con il fragore delle onde. La maggior parte dei finali Ferreriani si conclude davanti al mare, perché l’origine dell’uomo viene da lì. Nascendo si muore, morendo si nasce? Film bellissimo e intramontabile in tutta la sua semplicità e forza naturale. Roberto e i bambini sono un tutt’uno, surrogati scriveva Morandini per rafforzare il concetto di inadeguatezza dell’uomo. Ferreri non dava grandi indicazioni agli attori, come ricordano Benigni e Carlo Monni. Li faceva improvvisare sulla base delle situazioni e dei contesti scritti sul copione. E funziona ancora oggi questa spontaneità. Il suono struggente della fisarmonica sottolinea atmosfere e incanto che si impossessano di chi guarda. Come il girino sopravvissuto e diventato rana.

 

 

Roberto Benigni

Chiedo asilo (1980): Roberto Benigni

 

Roberto Benigni

Chiedo asilo (1980): Roberto Benigni

 

Roberto Benigni

Chiedo asilo (1980): Roberto Benigni

 

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