Regia di Alessandro D'Alatri vedi scheda film
Sono in disaccordo con il resto dei giudizi, trovo che D'Alatri abbia fatto un bel lavoro, onesto, pulito, semplice ma non privo di momenti suggestivi - rappresenta i moti dell'inconscio senza falsi sensazionalismi, tentazione assai forte da parte degli attuali cinematografari - e recitato con dedizione. L'ambientazione colloca la storia in una dimensione metafisica più che realistica, tra resti sineddotici di civiltà antiche e il deserto. E forse è questo che disturba lo spettatore italiano che si aspetta una lettura più realistica di Gesù, al di là del mito, e della credenza religiosa. Una cosa impossibile. Gesù è, prima di tutto, narrazione, il che non significa impoverimento della verità. Al contrario. Io sogno di trasporre in immagini il vangelo così com'è scritto con rovi improvvisi, presenze fantasmatiche, dio che parla, squarci di luce ecc... quasi un film fantastico con tanti effetti speciali, com'è scritto. Il realismo è una malattia del nostro tempo. Pensiamo che la verità abbia a che fare più con la cronaca giornalistica che con la fantasia. Niente di più illusorio. E' come preferire disperdersi in un'analisi infinita, senza soluzione di continuità dove non si arriva mai a capo di nulla, anziché giungere ad una sintesi, un nucleo di verità, dei fatti. La sintesi ha bisogno di parole mai dette e mezzi mai usati. Pensiamo alla poesia, alla pittura o alla musica. Noi invece siamo illusi che la nostra lingua dica già tutto e non ci sia più altro da nominare. E allora gli artisti è meglio che vadano a zappare. Direbbe Bossi. E infatti così sta accadendo con i tagli alla cultura e alla ricerca.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta