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L'implacabile condanna

Regia di Terence Fisher vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su L'implacabile condanna

di zombi
8 stelle

quando si dice, guardare un film così tanto per vederlo, e poi invece ci si appassiona. intanto per una volta un titolo in italiano assolutamente fantastico. poi dei titoli di testa da mozzare il fiato. quegli occhi circondati di peluria, iniettati di sangue, che si guardano intorno circospetti e impauriti... quegli occhi piangono. occhi di lupo mannaro che stillano lacrime manco si fosse di fronte alla maggie cheung di HERO o alla julianne moore di FAR FROM HEAVEN. dico, di fronte ad una scena del genere ci si scioglie e l'attenzione è ai massimi livelli. c'è un prologo di mezz'ora prima di arrivare ad un giovanissimo oliver reed, decisamente col phisique e le visage du role. nel prologo viene raccontata la genesi della condanna, che porterà oliver-leon alla morte. una pettoruta(non saremmo nemanco al cospetto della hammer) ragazza muta dopo aver rifiutato di giacere agli appetiti sessuali del viscido e lascivo barone, viene rinchiusa nella torre con lo stesso uomo che da decenni lei col padre ora morto nutriva attraverso le sbarre. l'uomo un viandante alla ricerca di cibo e rinchiusa nelle segrete del castello per crudeltà. dopo essere stata violentata dall'uomo che abbandonato e dimenticato nel buio di quelle segrete si è trasformato in un animale(da cane per il quale per gioco era stato comprato dal crudele barone, si è trasformato in una sorta di cane randagio, che il randagismo ha riportato allo stsato selvaggio) la ragazza viene liberata e risalita dal vecchio barone lo accoltella più volte in una scena alquanto violenta ancora oggi. l'abiezione del vecchio barone è ben disegnata dal trucco invecchiante sul suo viso e muore con una smorfia della bocca che serve per valorizzare il trucco grigiastro, appositamente per far risaltare l'arancione squillante del sangue. la ragazza fugge e per alcuni mesi vive nei boschi, ma viene tratta in salvo, prima che possa partorire, da un buon uomo che insieme alla sua cameriera, allevano l'orfano che ne nascerà come fosse loro figlio. terence fisher ci tratta un pò come ci ha trattato skolimowski in MOONLIGHTING. ci ha mostrato la nostra abiezione, soddisfatto e orgoglioso di poterci far sentire peggio che animali selvatici, che uccidono la prole del maschio dominante appena destituito per poter ingravidare le femmine dell'harem col proprio seme. con un albero genealogico siffatto contrassegnato da cotanta violenza, come si pretendeva che il ragazzino non sviluppasse particolarità inquietanti. e così nonostante gli anni passati, alla luce della luna piena(MOONLIGHTING, la grettezza di una dittatura come implacabile condanna di un popolo oppresso e schiavizzato), il ragazzino prima(tra la'ltro in una scena molto bella in cui vediamo il ragazzino aggrappato alle sbarre della finestra che tenta di scappare) e l'uomo dopo, si trasformano in un uomo lupo che attacca e squarcia la gola di bestiame, nutrendosi del sangue di persone di dubbia moralità che come un morbo sembra che non facciano altro che alimentare la sua licantropia. ma lo si sa. il puro amore di una donna pura di cuore(e perchè no dall'imene intatto) guariscono qualsiasi maledizione. infatti al cospetto di un amore siffatto, la sua licantropia non si manifesta, ma che implacabile condanna sarebbe, se non si facesse di tutto per ostacolare questo amore. imprigionato leon chiede di essere giustiziato prima che giunga la notte. non avvenendo assistiamo finalmente alla sua trasformazione e qui finalmente oliver reed si sfoga in una sensuale e ferina recitazione. truccato come jean marais(a detta del regista) ma più truculento, viene braccato e finalmente ucciso con una pallottola d'argento dal padre adottivo, che leon aspettava su un campanile. oliver giace come un animale, esponendo i suoi peli, i suoi artigli e i suoi canini ora innocui. la maledizione è finita e con essa la condanna. bello l'uso dei colori talvolta pastello come nelle scenografie delle taverne finto squallido, coi muri finti sporcati di grigio. sangue talemente rosso che sfuma nell'arancione, un pò di humour che non guasta come nella scena in chiesa mentre ci si appresta a battezzare il bimbo, nuvole si addensano, l'acqua nel fonte si increspa e ppoi compare un demonio... peccato sia una chimera di un capitello. clifford evans ride e noi con esso. belle musiche di benjamin frankel e una sorniona e divertita presa in giro del cattolicesimo... mentre si prega che il bambino leon non nasca il 25 di dicembre una vecchietta pratica le sue formule pagane a base di piume bruciacchiate e zampe di coniglio fatte roteare sopra il viso della madre.

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