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Euforia

Regia di Valeria Golino vedi scheda film

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La recensione su Euforia

di Furetto60
7 stelle

Intenso dramma umano.Ottimo lavoro della Golino, qui alla sua seconda regia e buona interpretazione di tutto il cast

"Euforia" - secondo il Dizionario della Lingua Italiana indica "una sensazione di ottimismo e di contentezza", una specie di "esaltazione, o di ebbrezza, dovuta una buona condizione psicofisica o all’assunzione di farmaci, droghe, alcool”. Matteo è un giovane imprenditore di successo, ricco, gay, energico, esuberante e brillante, gode appieno di tutti i piaceri della vita, sniffando di tanto in tanto, anche qualche striscia di cocaina, vive a Roma dove ha comprato una casa con vista sui tetti in cui vive liberamente la propria scelta omosessuale, in una condizione di leggerezza mista a sensibilità, quell'allegria di cui sopra. Suo fratello Ettore al contrario vive ancora a Nepi, piccola cittadina di provincia, dove entrambi sono nati e insegna matematica alle scuole medie. È un uomo prudente, introverso, di basso profilo, vittima delle sue paure si è sempre tenuto, nell’ombra. La scoperta di un cancro che ha colpito Ettore persuade Matteo a rivederlo e a occuparsi di lui, nascondendogli fin che può, la gravità della sua malattia, i due fratelli Ettore e Matteo, alias Mastrandrea e Scamarcio, provano a relazionarsi pur essendo inconciliabilmente distanti per modi, stile di vita, scelte. Matteo elegante, spigliato e dinamico, Ettore eternamente imbronciato e dimesso, schivo, con l'aria di chi vuole sempre rimanere un passo indietro, che preferisce una vita di provincia, che per quanto grigia è prevedibile e quindi rassicurante. Il leitmotiv del film è proprio in questo contrasto, in cui la regista lascia che i due personaggi si scambino un po’ i ruoli, e che cerchino un punto d’incontro, tra discussioni e litigi anche maneschi, Matteo ha l’ossessione del controllo ed Ettore non gradisce l’intromissione del fratello nella sua vita, ma poi dopo qualche peripezia, come il viaggio a Mejogori, o l’incontro con la ex di Ettore, si ritroveranno uniti nel ricordo di un'infanzia trascorsa a imitare Stanlio e Ollio. Il loro abbraccio che chiude con mesto ottimismo la storia, è un’immagine di grande potenza espressiva, in quanto congiunzione profonda tra due persone profondamente diverse, ma sostanzialmente legatissime, che arriva quando ormai è troppo tardi per dirsi alcune cose, ma non per tutto, di certo non per quell’abbraccio che ha una grande valenza affettiva.La storia di Matteo ed Ettore è convincente, perché è ispirata a un fatto realmente accaduto proprio a due amici della regista. Valeria Golino tiene testa con disinvoltura a un tema forte, senza scivolare nel melodramma o nella retorica, dimostra ancora una volta, un tocco forte, ma al contempo delicato, una grande genuinità e freschezza, non cavalca l’onda delle emozioni e delle sensazioni facili, ma vi s’immerge con semplicità e umiltà. La metafora di cui al titolo,si riferisce alla sensazione che prova il sub durante le immersioni, quando avverte l’incremento della pressione man mano che discende e, quando intorno è più freddo e più buio e allora subentra quella sensazione di ebbrezza da fondale che, dopo lo stordimento, procura euforia, emozione piacevole ma pericolosa, quella sensazione cui deve seguire l’immediata decisione della risalita, prima che sia troppo tardi, prima di perdersi per sempre in profondità. Dice la regista” Viviamo in un presente che sembra negare, rimuovere costantemente la transitorietà e irrazionalità proprie della condizione umana, spingendoci illusoriamente a credere di avere il controllo assoluto sulle nostre vite, sui nostri corpi, di poter vincere il tempo, fuggire il dolore». «La malattia è, invece, proprio il luogo della fragilità, della caducità, ci mette di fronte ai limiti della nostra esperienza umana ma anche a quanto di più profondo e prezioso essa custodisce. E in questo senso porta i protagonisti a fare i conti con le proprie ipocrisie e a riconoscersi. Ettore e Matteo scelgono di non rimandare più il momento della consapevolezza, scelgono di tornare in superficie» “Per la sua sensibilità e per quella dei personaggi coinvolti, Euforia è un film che è piaciuto a  pubblico e critica e agli stessi attori che hanno preso parte al progetto, con professionalità ed entusiasmo ” è una storia vera e potente, che riesce a scuotere e a far vibrare le corde emotive più intime, dello spettatore

 

 

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