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The Blind King

Regia di Raffaele Picchio vedi scheda film

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La recensione su The Blind King

di undying
6 stelle

Raffaele Picchio abbandona l'horror estremo e, dopo Morituris, compone un film ispirato da miti recenti (Badabook) che incrociano personaggi più classici (Hellraiser). Ne esce un prodotto di qualità, frenato però nel ritmo.

 

Dopo il suicidio della giovane moglie, Craig  (Aaron Stielstra) si trasferisce con la figlia Jennifer (Eleonora Marianelli)

in un nuovo appartamento. Qui la bambina manifesta uno strano comportamento: non parla e fa strani disegni derivati da sogni inquietanti. Con il tempo Craig si rende conto che qualcosa di insolito sta accadendo, perché Jennifer traccia chiari schizzi anche dei suoi stessi sogni.

 

locandina

The Blind King (2016): locandina

 

"L'indifferenza è il veleno dell'anima. Il tempo corrode qualsiasi cosa."

 

Raffaele Picchio -dietro supporto produttivo dei toscani Luca Boni e Marco Ristori (registi della saga Zombie massacre cara a Uwe Boll)- realizza il primo film di una coppia (l'altro è House of evil, scritto da Picchio ma diretto da Boni e Ristori) di horror italiani che abbandonano il facile effetto splatter o grandguignolesco in favore di un clima psicologico malato, opprimente e pervadente. Con il prezioso supporto in sceneggiatura di Lorenzo Paviano e Riccardo De Flaviis, Picchio compone un raffinato film, sotteso e d'atmosfera, nobilitato da dialoghi funzionali e -finalmente- lontani dalla volgare e inutile tendenza al turpiloquio. Non si può non cogliere i chiari riferimenti ad almeno due cult del genere horror verso i quali il regista protende con certo riguardo e stima: il primo esemplare a cui Picchio fa riferimento è ovviamente Badabook, avendo però il buon senso di sovvertire i ruoli dei protagonisti (qui un padre con la figlia invece di una madre con figlio); a seguire, da un punto di vista puramente astratto (la camera del Re Cieco, il senso di colpa e l'inevitabile supplizio) Clive Barker è invece il secondo grande punto "cardinale" verso il quale The blind king sembra essere orientato. Non sarà infatti sfuggita, ai conoscitori dei "libri di sangue", l'inevitabile affinità che lega il Re Cieco ai Cenobiti (in particolare a Pinhead) e -di conseguenza- il concetto del trapasso verso un purgatorio di espiazione e sofferenza, cui va incontro il protagonista, ricorda inevitabilmente Hellraiser.

 

 

Picchio realizza dunque la sua seconda regia in controtendenza: Morituris, dove il gore e lo splatter erano di casa, sembra essere titolo, se messo a confronto con The blind king, diretto da un'altra persona. E questo è un buon segnale, per chiunque intenda affrontare il cinema; sapersi rimettere in discussione e orientare i propri interessi in altra direzione, per affrontare diversi territori. Territori non certo nuovi ma attraversati con sguardo e ottica tutta personale. The blind king dunque, pur essendo inferiore (per chi scrive) al più esplicito e coinvolgente Morituris, rimane un buon film di genere, che può contare su uno stile di regia ormai solido, affiancato da una più matura concezione di scrittura in grado di conferire al girato stato di pellicola compiuta, quindi lontana dal pericolo di sprofondare nel marasma "amatoriale".

 

Citazioni 

"La verità è davvero spietata, perché più a lungo viene celata più difficile diventa accettarla. colui che ha paura della sofferenza, non è degno del suo peccato." (Blind King)

 

"Da quando nascono fino a che non muoiono, gli uomini non fanno altro che giudicare. Ogni singolo essere vivente è convinto che il loro sia l'unico giudizio possibile. Eppure, non sopportano l'idea di essere giudicati (...) L'occhio che giudica non accetta essere giudicato, non accetta mai un altro occhio che si posi su se stesso!" (Bind King)

 

Curiosità 

La piccola Jennifer tiene tra le braccia "Maggie", la classica bambola delle bambine in tenera età. Il fantoccio vagamente ricorda Sbirulino, celebre pagliaccio interpretato da Sandra Mondaini.

 

locandina

The Blind King (2016): locandina

 

Il bluray della Koch Media offre il film nel perfetto formato 2.35:1 e con traccia DTS HD Master. Come extra uno speciale dal titolo Supercumma (questo sì amatoriale ed evitabile) di circa mezz'ora con interventi di Picchio, Boni, Ristori ed il tecnico della fotografia. Durata della versione: 1h30m47s.

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