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Regia di Yorgos Lanthimos vedi scheda film

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La recensione su La favorita

di michemar
8 stelle

Il film è davvero interessante e ancor più lo è per il modo in cui lui lo ha gestito: la regia è preziosa, puntuale, sempre innovativa, e la Storia trattata per sorprendere, come piace a lui. Le attrici sono superbe ma il mio giudizio è parziale, perché fin quando non le “sentirò’ in originale non saprò giudicarle appieno.

Chissà cosa avrà pensato Yorgos Lanthimos quando gli hanno proposto e sottoposto alla sua attenzione la sceneggiatura scritta a quanto pare ben 20 anni fa da Deborah Davis, lui che fino ad oggi ha lavorato solo su soggetti molto personali e altrettanto singolari. Scoprendo l’ambientazione e la storia di corte avrà sicuramente pensato “Ok, ma adesso ci penso io!”. Fino ad oggi i suoi film erano in ambienti moderni o addirittura distopicamente futuri e ritrovarsi con corsetti, parrucche e trucchi pesanti è stato un bel salto. In questo castello non reale ma realistico, lui come sempre ha visto il “suo” film e chi lo ha chiamato sapeva bene o perlomeno si aspettava come poteva andare a finire, dato che, chi come tanti di noi conosce il suo personalissimo cinema, Lanthimos non gira pellicole ordinarie o prevedibili. Anzi, se c’è una caratteristica è che lui va oltre ogni aspettativa: nel senso che se lo spettatore, conoscendolo, si aspetta trovate spiazzanti, questo regista sa andare oltre, sa sorprenderci aldilà di ogni aspettazione, di qualsiasi (im)prevedibilità. Il suo cinema è grottesco, spiazzante, follemente ironico, sbeffeggiante mi vien da dire: in realtà, credo, è tutto questo ma anche di più. Perfino inclassificabile. E crudele. Tralasciando le sue prime opere (belle e solo in home video, raramente qualcuna in TV, forse solo Alps), tutte su argomenti pressoché bizzarri e stravaganti, che cos’è se non crudele ciò che avviene in quello strano hotel (tipo spa) dove la gente diventerà un animale a scelta (mia recensione di The Lobster)? Che cos’è se non crudele quel gioco al massacro che avviene nella bella e borghese villa dove qualcuno deve per forza morire per bloccare la deriva sanguinosa promessa da uno dei più irregolari degli adolescenti affacciatosi nelle trame di questi anni (mia recensione di Il sacrificio del cervo sacro)? Non è già una scelta ben precisa il viso di quel Barry Keoghan?

 

Olivia Colman

La favorita (2018): Olivia Colman

 

Ma ecco quindi il primo approccio di Yorgos Lanthimos nel mondo del cinema americano, che lo porta in un’ambientazione a lui nuova: dopo i successi soprattutto di critica (in effetti era poco conosciuto presso il grosso pubblico) dei precedenti film, in primis degli ultimi due che hanno fatto conoscere il suo mondo straniante e le sue storie bizzarre, si è trovato a trattare un soggetto non suo e come tanti cineasti si è dovuto adattare. Certamente lo ha fatto alla sua maniera, fino a rendere paradossale – come suo costume – la vicenda che aveva per le mani. L’uso quasi ossessivo nella prima parte del film del grandangolo, che deformava intenzionalmente le immagini laterali, gli è servito, penso, ad alterare a sua misura la storia seicentesca piena di sotterfugi e inganni malevoli alla corte della Regina Anna I d’Inghilterra, ove due donne usano ogni mezzo per ingraziarsi la potente donna che siede sul trono. Se il regista greco si è dovuto adattare al soggetto, però, lo ha fatto piegandolo totalmente alla sua visione personalissima: musiche qui classicamente del tempo, lì con ritmi ossessivi (impressionante quel ripetersi ossessivo di pizzicato e breve battuta di violoncello che mi dava l’idea di un raglio d’asino); primi piani sui visi per tirar fuori ogni strana idea che veniva, specialmente alle due dame; il trio di attrici piegate alle stramberie crudeli e sempre ingannevoli che lo hanno sempre attirato; saloni riccamente addobbati che danno risalto ad una bellissima scenografia; abiti lussuosi e fin troppo sgargianti, che vestono personaggi al limite del ridicolo. Tutto allo scopo di accentuare con sarcasmo la vita di corte e i suoi singolari personaggi.

 

Olivia Colman, Emma Stone

La favorita (2018): Olivia Colman, Emma Stone

 

Il film, diviso in capitolo i cui titoli sono estrapolati dalle frasi più incisive del pezzo di trama, sorprende parecchio anche per i dialoghi, a tratti sconci e scurrili, altri con aforismi sferzanti di poche parole ma molto incisive, che servono ad esaltare i litigi e le trame di corte, in cui sia Emma Stone che Rachel Weisz non si risparmiano colpi. A tutte le altezze. Perfino gli ammiccamenti alla sessualità (mezzo di cui si servono le due donne, Abigail e Sarah) sono trattati come spunto di acredine e battaglia, non di effettivo affetto nell’ambito del triangolo. Magistrali inoltre quelle brevi sequenze di tiro a segno verso innocenti volatili in cui i battibecchi tra le rivali diventano anche una gara di perfidia, con tanto di sangue sprizzato sul bel viso di Rachel Weisz quasi a mo’ di sputo. Ed è proprio in quel poligono di tiro che si nota la crescita di Abigail in ambito di corte: tanto migliora nella precisione dei colpi, tanto arricchisce la sua abilità a destreggiarsi tra trabocchetti e duelli verbali. Un botta e risposta in campo e nei corridoi, con tanto di lacrime finte, isterismi improvvisati e (potevano mancare?) pozioni di erbe lassative. Il minimo per una guerra di corte!

 

Rachel Weisz

La favorita (2018): Rachel Weisz

 

Il film è davvero interessante e ancor più lo è per il modo in cui lui lo ha gestito: la regia è preziosa, puntuale, sempre innovativa, e la Storia trattata per sorprendere, come piace a lui. Le attrici sono superbe ma il mio giudizio è parziale, perché fin quando non le “sentirò’ in originale non saprò giudicarle appieno. La più brava fra queste due e la fantastica Olivia Colman? Beh, quest’ultima sta vincendo tutti i premi aggiudicati fino adesso e ciò qualcosa vorrà dire, ma Emma Stone l’ho trovata eccezionale. Il suo viso mobile è uno spettacolo! Insomma, c’è parecchio del cinema di Lanthimos ovviamente, ma… ma ho notato un certo salto indietro rispetto ai suoi soliti film, soprattutto verso Il sacrificio del cervo sacro che per me rimane per adesso la sua opera insuperabile.

 

Olivia Colman

La favorita (2018): Olivia Colman

 

Nel complesso sono rimasto un po’ deluso (ero troppo carico di aspettativa?) ma il film va ASSOLUTAMENTE visto, perché lo merita e merita tutta l’attenzione del mondo. Mondo, che adesso conoscerà meglio Yorgos Lanthimos, che era rimasto un po’ ai margini del grande successo, benché meritevole di ogni considerazione, perché il suo modo di far cinema è del tutto innovativo e io lo trovo esaltante. Ci vado matto per lui, forse per questo mi aspettavo una bomba atomica.

 

Ma tanto, lui ritorna. Ritornerà a sorprenderci.

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