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Ku fu? Dalla Sicilia con furore

Regia di Nando Cicero vedi scheda film

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GIMON 82

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La recensione su Ku fu? Dalla Sicilia con furore

di GIMON 82
6 stelle

C'era una volta il cinema di "parodia",pregno di prese per i fondelli di film d'autore o di genere,gli anni 70 ridondavano di sale colme di sparatorie,"ultimi tanghi",e lotte "marziali".
In Italia non avevamo Linda Blair,Marlon Brando o Bruce Lee.
Quelle icone rimanevano stampate sui manifesti o le fotobuste dei cinema.Si potevano sfiorare con lo sguardo incollato allo schermo.
Meno male che c'erano i Nando Cicero o i Franco e Ciccio a rifare il verso comico alle icone di Hollywood.
Ci saranno i "Farfallon",gli "Esorciccio" o i "Tanghi di Zagarol" quasi tutti girati in "solitaria" dal duo.
Quasi un voler dichiarare un indipendenza d'un sodalizio o matrimonio che richiedeva "spazi artistici".
Il 1973 è l'anno della prematura scomparsa di Bruce Lee,eroe delle pellicole di "Kung fu",antica arte marziale della Cina,che l'oriundo americano Lee volle far conoscere tramite i film al mondo intero.
Film estremizzati nel genere,dove la lotta è "l'excursus" dell'intero film.Storie semplici e fruibili dalla massa,elevate dalla grandezza di Lee,che nelle Cine o Giapponi feudali lottava a passo di "danza".
Franco Franchi in quel momento era "svincolato" dal compare Ciccio, una stasi dualistica che non si sa a chi giovava......
Intanto il successo di Bruce Lee a livello planetario convince il "tandem" Cicero e Franchi a imbastire una farsa ad "arte marziale",in salsa siculo/romanesca.
Il risultato è quello di far ridere il popolo, riuscendoci grazie alla movenza burattinesca di Franchi e all'onesto mestiere di Cicero.
Con semplici pretese troviamo un giovane siciliano che va a Roma per un concorso da vigile urbano,per ottenerlo dovra' partecipare ad una gara di Kung Fu,scontrandosi con lottatori feroci e buzzuri,d'una romanita' tronfia e pecoreccia.
Il canovaccio è di quelli ottenuti dall'utilizzo di giochi linguistici,abbiamo cosi' maestri di lotta al nome di "Con ki Lay" o "Lo kon te",un utilizzo genuino e quasi infantile delle frasi comuni,in un doppio senso "cinesizzato".Avviene anche uno  sfruttamento di luoghi comuni,dall'innocenza "razzista" come il commerciante vestito da ebreo dal nome di cavalier "Strozzi".
La Roma trasteverina e casereccia diventa territorio d'un Oriente immaginario ed improbabile,pregno di provincialismo  regionale.
L'importante è ridere di gusto,seppur tra prevedibilita' e farse buffonesche,il film di Cicero riesce negli intenti.
"Il Kung fu " di Lee subisce la metamorfosi del "Ku fu" alla palermitana,miscelandosi nelle "smorfie" e le urla di lotta d'un Franco Franchi da teatro dei pupi.
E' innegabile trovarsi dinanzi ad un prodotto semplice e ruspante,ma piacevole per la sfrontatezza "parodistica" e la trama molto fruibile.
Resta il rammarico di non vedere Franco con Ciccio,che in un film cosi' ci sarebbe voluto.
Ciccio Ingrassia col suo umorismo da "ignorante/intellettuale" sarebbe stato l'ideale come maestro di lotta di Franco,sicuramente le risate sarebbero state assicurate......

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