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Kodachrome

Regia di Mark Raso vedi scheda film

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La recensione su Kodachrome

di Furetto60
6 stelle

Discreto film: cocktail di road movie, dramma familiare e commedia. Non originale, ma nel complesso, passabile.

New York 2010, l’agente musicale Matt Ryder sta attraversando una stasi professionale, a un passo dal licenziamento, viene contattato dall’infermiera del padre Ben, alias Ed Harris, famosissimo e acclamato fotografo. L’uomo affetto da male incurabile, ha davanti a sé solo pochi mesi di vita e nonostante il rapporto burrascoso con il figlio, desidererebbe che fosse lui ad accompagnarlo a sviluppare un importante, per lui,rullino Kodachrome, nell’ultimo stabilimento che ancora svolge questo lavoro, prossimo a chiudere, causa l’avvento del digitale. Per convincere il riluttante Matt a compiere il viaggio, insieme all’infermiera-tuttofare Zoe, Ben promette al figlio un incontro con la band dei “Spare Sevens”, che potrebbe rilanciarlo professionalmente. Dopo qualche riluttanza, partono così alla volta del Kansas, fra divergenze e rancori mai superati. Fanno tappa dal fratello di Ben, al quale egli rivela, in un attacco di perfido e sincero sadismo, di aver “flirtato” in un remoto passato, con la di lui moglie. Con chiunque Ben si relazioni, non risparmia mai stilettate caustiche. La storia non è affatto nuova, ma questa ha una sua distinguibile personalità. Un difficile rapporto padre-figlio, è strumento per una riflessione sulla modernità e su quanto sia difficile mettersi alle spalle, il proprio passato; digitale vs analogico, progresso e all’opposto tradizione, smartphone contro esperienza diretta. Matt e Ben hanno visioni diametralmente opposte della vita, Ben ha dedicato l’intera esistenza alla fotografia, oggi sempre più svalutata e immiserita, Matt invece ha arrancato sempre a caccia di nuovi talenti. Ciò che li separa maggiormente è però un difficile passato, fatto di tradimenti, affetto negato e astio; fra i due c’è il personaggio di Zoe, a sua volta piegata dalle avversità della vita, ma ancora capace di slanci di umanità e altruismo e quindi in grado di farli riconciliare; non manca la parentesi sentimentale, come da copione: conflittuale. Lo snodo della storia si verifica allorquando i potenziali clienti di Matt, durante la trattativa, si lasciano andare ad una sguaiata intemperanza nei confronti del suo papà malato e disgraziatamente incontinente, li redarguisce severamente e inevitabilmente perde il contratto e il lavoro, ma salva la  sua dignità, dimostra amore per il padre e conquista il cuore di Zoe. Il film si muove attraverso sentimenti di malinconica nostalgia, trovando nelle buone interpretazioni degli attori e in una sceneggiatura convincente, la strada per far emozionare gli spettatori. Ed Harris, impersona un burbero e cinico, ma in fondo, ma molto in fondo, di indole buona, a cui sono affidati i migliori dialoghi del film. Nonostante la trama di certo non originale, "Kodachrome" è un discreto prodotto cinematografico; un cocktail di road movie, dramma familiare e commedia, un crocevia di emozioni, intorno a un rapporto complicato e ricco di sfumature; rivedibile la fotografia che insiste più sulla macchina fotografica come oggetto, che sulle istantanee scattate, realizzando solo nei citati titoli di coda un sospirato omaggio alla Kodachrome. Le musiche sono appropriate; la pellicola non scivola mai nel patetismo e regala un finale sfumato ma commovente, che chiude perfettamente il cerchio della vicenda. In modo a volte goffo, ma sincero, Kodachrome ci rammenta il valore di ciò che è stato, ma ci esorta anche ad andare avanti e superare i nostri errori e i nostri rimpianti. Film del 2017 diretto da Mark Raso e basato sull’articolo scritto nel 2010 per il New York Times da Arthur Gregg Sulzberger, in cui viene raccontato il curioso pellegrinaggio di numerosi appassionati della gloriosa pellicola Kodachrome, verso l’ultimo stabilimento ancora in grado di svilupparla

 

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