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Frank Costello faccia d'angelo

Regia di Jean-Pierre Melville vedi scheda film

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GIMON 82

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La recensione su Frank Costello faccia d'angelo

di GIMON 82
10 stelle

Il "Samurai" Delon e l'incontro con la morte, di mezzo c'è il rigore essenziale del polar di Melville, gran maestro che qui compone un mosaico cinematografico sul fatalismo.

Per quanto pacifici siano i tempi, la morte è il supremo movente per i samurai. Se un samurai temesse la morte, o la scansasse, in quello stesso istante cesserebbe di essere un samurai.
(Yukio Mishima)

 

Potremmo partire da qui, da un aforisma di Mishima, scrittore giapponese morto anch'egli come un Samurai.

Perché in questo film vi è un afflato della morte in ogni inquadratura. Tutto è segnato da una sorta di momento finale, una catarsi liberatoria che insegue il protagonista sin dall'inizio.

Il titolo originale "Le Samourai" improbamente tradotto nel maccheronico "Frank Costello faccia d'Angelo" , parla del fatalismo, di una vita dettata da atti gelidi e cerimoniosi.

Gelidi come lo sguardo di Alain Delon o Frank Costello, sicario su commissione, che dopo aver ucciso il proprietario di un Night club, viene asseragliato da mandanti e polizia.

Il cinema del maestro Jean Pierre Melville si presenta ancora così, essenziale e scarno di orpelli, ma dotato di un magnetismo mai elementare qui simboleggiato da un "animale" ferito.

 Alain Delon è come  un moderno "Samurai" in una Parigi molto buia e "newyorkese", caratteristiche onnipresenti nel cinema Polar di Melville.

 

Assistiamo dunque ai dettami di una poetica fatalista e in diretto contatto con la morte. Scegliendo una narrativa comunque "noir" , il regista adotta la filosofia giapponese del "Bushido", elevandola ad un codice di vita monacale.

Perché il suo Frank Costello è abitante di un limbo solitario, fatto di distanze affettive e meticolosità, di rituali o cerimonie ripetute all'infinito.

Il suo è un appartamento "Melvilliano" nel senso più stretto del termine, disadorno e solitario, che ha come "tabernacolo" una gabbia con un piccolo uccellino, di cui il nostro Samurai si prende cura.

Costello vive quasi in una sorta di mondo parallelo, in una mentalità sorretta da codici e manie personali, si può dire che l'unico rapporto umano che intrattiene è quello con una prostituta, la bionda Nathalie Delon, al tempo moglie di Alain Delon.

La frase iniziale che introduce l'opera si riferisce ad una tigre nella giungla e alla sua solitudine. I rimandi alla precarietà della vita sono moltissimi, qui raggiungono dovunque e comunque il parossismo.

Melville disegna e compone una lezione di cinema che può sembrare ordinaria ma è straordinaria, nella resa del protagonista, nell'essenzialità delle inquadrature, nel pessimismo consapevole del personaggio e nelle gelida fotografia.

Ogni fotogramma ci riporta ad un lessico dotato di esizialità, Costello vive in attesa di una fine imminente, non servono dunque dialoghi o azione serrate per spiegarne il senso, ma è tutto compensato da una sottrazione fatta di sguardi e piccoli particolari.

Questo film rende bene l'idea di ciò, ogni sguardo si capisce che sarà "l'ultimo sguardo", Melville descrive sontuosamente la poetica del suo cinema, scegliendo per la prima volta Alain Delon.

La star francese è perfetta nel consegnarci il ruolo iconico del bel tenebroso con impermeabile e borsalino, un tratto che sarà distintivo nell'intera opera del regista.

Egli sarà contornato da un umanità che simboleggia i bracconieri della giungla, da un lato il tosto e zelante poliziotto Francois Perier e dall'altro i commitenti dell'omicidio che renderanno al nostro la vita difficile.

Di mezzo vi sono le figure femminili della bionda Nathalie Delon e di una pianista del  night dove avviene l'omicidio , "complice" di Costello.Le figure femminili sono quelle che traggono l'umanità più pura da Costello,unico tratto di "calore" in un personaggio altrimenti anafettivo.

L' umanità è come sempre rimandata alle battute di "caccia" finali, ad un epilogo amaro dove però il regista redime il "Samurai" in uno sguardo ultimo, come baluardo di un esistenza dettata da un codice duro, ma che contiene moltissimo onore..

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