Regia di Steno vedi scheda film
Discreta commedia firmata Steno che viaggia ai tempi dell'antica Roma facendo un po' il verso alle grandi produzioni hollywoodiane di genere che tanto successo riscuotevano in quegli anni. Straordinario il quartetto di interpreti.
Se negli anni '50 la storia romana veniva affrontata (e soprattutto spettacolarizzata) da Hollywood con i vari “Quo Vadis?”, “Ben Hur”, ecc., dalle parti di Cinecittà ci pensarono Steno, Sordi e De Sica sr. a portarla in scena a modo loro. Già dai titoli di testa e dalle musiche che li accompagnano risulta qui chiarissima l'intenzione di dar vita a una parodia del genere conosciuto con il nome di peplum, e più concretamente della vicende legate ai personaggi di Nerone, Poppea e Agrippina. D'altronde, di lì a poco il cinema in costume ambientato ai tempi della storia antica si ritaglierà in Italia uno spazio enorme, con produzioni le cui ambizioni non erano però quasi mai supportate da budget adeguati e spesso neanche da sufficienti idee, soprattutto quando l'eccessivo sfruttamento del filone causò una vera e propria esondazione nel ridicolo involontario con i vari «Maciste contro questo e quello», «Ercole fa un culo così a tutti», «Ursus contro Kirghizi, Cosacchi e Beduini united» e chi più ne ha più ne metta. Si pensi che persino il grande Sergio Leone esordì alla regìa con un peplum (“Il colosso di Rodi”). In ogni caso, tornando a “Mio figlio Nerone”, eravamo qui al 1956 e tale deriva non aveva ancora avuto luogo, e Steno e il suo piccolo esercito di co-sceneggiatori (Sandro Continenza, Rodolfo Sonego, Diego Fabbri e Ugo Guerra) danno invece vita a una commedia certo non geniale ma sicuramente dignitosa, nella quale non mancano le trovate divertenti. Il resto lo fa l'eccezionale quartetto di interpreti formato da Alberto Sordi, Vittorio De Sica, Brigitte Bardot e Gloria Swanson.
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