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Il prigioniero coreano

Regia di Kim Ki-duk vedi scheda film

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AndreaVenuti

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La recensione su Il prigioniero coreano

di AndreaVenuti
8 stelle

Il prigioniero coreano (Titolo internazionale The Net) è un film sudcoreano del 2016; scritto, diretto e prodotto da Kim Ki-duk.

 

Sinossi: Nam Chul (Ryoo Seung-bum), pescatore nord-coreano, durante una classica giornata lavorativa rimane bloccato con la sua imbarcazione a causa dell'avaria del motore, con la corrente che lo trasporta oltre il confine. Giunto involontariamente in Corea del Sud viene subito prelevato dalla sicureza interna ed accusato di essere una spia.

Per il povero pescatore inizia una vera e propria battaglia per la sopravvivenza, con la sola speranza di ritornare ad abbracciare la sua famiglia a Nord.

locandina

Il prigioniero coreano (2016): locandina

Kim Ki-duk dopo Stop del 2015, opera in cui si era soffermato sui danni causati dallo scoppio della centrale nucleare di Fukushima, continua con questo The Net ad affrontare di petto e con un forte spirito critico tematiche attualissime, accantonando parte di quello stile onirico e simbolico che lo rese celebre agli occhi della critica occidentale.

L'autore coreano pertanto richiama, un po' a sorpresa, il cinema impegnato di Park Kwang-su ed Jang Sun-woo (i due massimi autori del cinema sud-coreano anni Ottanta), presentando allo spettatore un film politico fino al midollo in cui però trovano ugualmente spazio, come vedremo a breve, alcune tematiche care al cineasta di Bonghwa.

 

Per prima cosa il film si apre con due campi lunghissimi su di un paesaggio acquatico immerso nel buio della notte, spazio esteso in cui non c'è traccia della presenza umana; l'acqua da sempre ricopre un ruolo primario nel cinema di Kim Ki-duk, luogo inteso quasi come uno spazio materno in cui ripararsi dalle storture della società e non è un caso che il pescatore Nam Chul farà di tutto pur di ritornare a pescare in quelle acque.

Ryoo Seung-bum

Il prigioniero coreano (2016): Ryoo Seung-bum

The Net segna anche il ritorno di Kim Ki-duk all'analisi di un personaggio emarginato, schiacciato e oppresso dalle ideologie politiche delle due Coree, a tal proposito emblematici alcuni campi medi (con macchina da presa fissa) con il pescatore immobile e rannnicchiato ai margini dell'inquadratura.

Inerente alla personalità del protagonista risulta determinante anche l'utilizzo di un particolare "oggetto" come una fotografia (costante del cinema di Kim Ki-duk) strumento che comunica lo stato d'animo del soggetto; Nam Chul guarda con estrema sofferenza la foto ritraente lui e la sua famiglia, unica ragione di vita.

Ryoo Seung-bum

Il prigioniero coreano (2016): Ryoo Seung-bum

Sempre inerente a tematiche privilegiate dal regista, all'inizio del film è possibile osservare un suo cavallo di battaglia ossia l'esternalizzazione dei propri sentimenti attraverso pulsioni erotiche incontrollabili; appena sveglio Nam Chul viene coccolato dalla moglie con apprezzamenti inerenti alla sua bellezza, l'uomo dal canto suo felice dei complimenti inizia un rapporto sessuale con la moglie nonostante la presenza di loro figlia.

Nel film viene anche inserito il tema della vendetta (altra costante dell'autore) trattato con discreta originalità; l'ispettore sud-coreano  (Kim young-min) che si occupa dell'interrogazione di Nam Chul, nel recente passato ha commesso un grave errore non riconoscendo una spia nord-coreana e per qualche ragione collegata al tale episodio (viene solo accennato e non specificato) perde la sua moglie, per questo motivo vuole vendicarsi accusando ed incastrando Nam Chul attraverso violenze ed intimidazioni.

L'ispettore fallendo nella sua missione/vendetta impazzirà arrivando a cantare a squarciagola di fronte ad un superiore, un inno militare; scena autoreferenziale che richiama un altro film del regista ossia The Coast Guard del 2002.

Ryoo Seung-bum, Kim Young-min

Il prigioniero coreano (2016): Ryoo Seung-bum, Kim Young-min

Tuttavia ciò che più sorprende di questo film, come già accennato in precedenza, è il forte spirito politico dell'autore che ci mostra una penisola coreana lacerata a Sud da uno sfrenato capitalismo e da un'illusoria idea di democrazia e libertà, mentre nel Nord povertà e dittatura opprimono il cittadino; due sistemi ideologici tanto diversi nella forma ma incredibilmente simili nella sostanza dove il più debole è destinato a soccombere.

Kim Ki-duk propone dunque un'interessante riflessione sul concetto di democrazia; il pescatore Nam Chul non riesce a comprendere come può una giovane ragazza prostituirsi per mantere la sua famiglia dato che vive in un paese ricco dove ognuno possiede smartphone ed un pc oltre a spercare cibo senza riguardo, di tutta risposta la guardia Oh Jin (Lee Won-keun) gli spiega che «dove c'è una forte luce c'è sempre una grande ombra».

Ryoo Seung-bum, Lee Won-gun

Il prigioniero coreano (2016): Ryoo Seung-bum, Lee Won-gun

Da un punto di vista tecnico il regista pur optando per un linguaggio cinematografico basilare, riesce ad inserire una serie di tecnicismi degni di nota.

Pensiamo alla shaky camera utilizzata quando Nam Chul visita per la prima volta Seul; scelta stilistica che ben traduce il disagio del protagonista, il quale per lungo tempo chiude gli occhi poichè non vuole vedere nulla (quindi non farsi attrarre dal capitalismo locale), in modo tale da evitare ripercussioni una volta tornato in patria.

Oppure pensiamo al dutch-angle (in campo totale con macchina d apresa fissa) che combacia con l'inizio dell'interrogatorio tra il protagonista ed un comandate del Nord (Nam Chul subisce violenze sia a Sud sia a Nord), angolazione che enfatizza la paura e l'angosia del pescatore.

Tecnicismi interessanti detto questo, tolte alcune immagini simboliche, non c'è traccia del lirismo dell'inizio di carriera (pensimo a l'Isola//www.filmtv.it/film/25890/l-isola-seom/recensioni/927631/#rfr:none).

Ryoo Seung-bum

Il prigioniero coreano (2016): Ryoo Seung-bum

«indipendentemente dalla volontà, gli esseri umani sono bloccati nell'ideologia politica dei luoghi in cui sono nati» Kim Ki-duk.

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