3 stagioni - 30 episodi vedi scheda serie
A Dharma Project.
D’accordo, esseri umani mostrificati (spalancate fauci disarticolabili, zannute zanne azzannanti, artigliosi artigli artiglianti, espressioni facciali à la Francesco Giubilei) che sul far del crepuscolo inoltrato escono dalle loro tane diu(tu)rne per squartare altri esseri umani tenuti in cattività in un appalachiano non-luogo country-midwest-newenglandesco dell’entroterra di chissà dove, ok, m’adesso pure l’indefesso cicaleggiare del cicaleccio delle cicaleggianti cicale cicalanti in autunno inoltrato no, eh!
Harold Perrineau (à propos de “Lost”), David Alpay, Elizabeth Saunders, Chloe Van Landschoot, Pegah Ghafoori, Kaelen Ohm e financo Eion Bailey e Scott McCord fanno quel che possono, mentre Catalina Sandino Moreno e Avery Conrad - cmq. penalizzate dagli script e dalle messe in scena (Jack Bender dirige 6 ep., mentre Alexandra La Roche e Brad Turner un paio ciascuno), occorre specificare ch’è “facile” essere credibili se immersi in un dramma realistico, perché si viene aiutati dal traino del contesto, ma con l’horror sovrannaturale il rischio cagnitudine maledetta ti svolta palpabilmente l’angolo a più non posso - un po’ meno, ma a prescindere da ciò è la storia ad essere tirata per le lunghe in maniera questa sì oscenamente atroce, compiendo cinque passi indietro e dieci di lato per ogni passo fatto in vanti, tanto che uno arriva a sperare che l’ennesimo sacrosanto sciopero degli sceneggiatori fallisca e come risultato porti alla fustigazione generale in pubblica piazza di John Griffin (l’ep. “Point of Origin” di “the Twilight Zone” e “Crater” di K.P. Alvarez), Jeff Pinkner (dalla JJ Abrams Factory - Alias, Lost, Fringe - a Zoo, oltre che the Dark Tower e Venom, e che prende il posto di Javier Grillo-Marxuach) e Vivian Lee, colpevoli di menare il can per l’aia e di passare il (loro e quello degli spettatori) tempo spendendolo ad attaccare braccia ai gufi (non so, l’ho inventato adesso, tipo “Non sono mica qui ad attaccare le braccia ai gufi, eh!”), e finalmente si possa così girare la seconda stagione di “YellowStone: 1923”.
(C'ho come un chiodo fisso per 'sta serie molto guilty e poco pleasure. E sì, l'ho scritto davvero.)
Tutto sommato piacevole il disvelamento della scoperta dell’origine del simbolo da parte di Jade. Piccola, ma… ehm… “incisiva”, particina per Phoebe (↑) Rex, mentre il personaggio di Tillie, interpretato da Deborah Grover, qui lo dico e qui... lo dico, poi si vedrà, non me la racconta mica tanto giusta…
- Niente di questo posto è “naturale”.
- Sbagliato. Niente di questo posto è “famigliare”. C’è una differenza.
Su IMDb con circa 41.000 voti ha un’inspiegabile media del 7.7, e anch’io non mi sento tanto bene.
* * ¾ (***) - 5.75
Pagina pubblicata oroginariamente sotto forma di playlist nel giugno 2023 e qui traslata senza particolari modifiche.
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