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True Detective

4 stagioni - 35 episodi vedi scheda serie

Recensione

Stagione 4

  • 2024-2024
  • 6 episodi

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mck

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La recensione su True Detective

di mck
8 stelle

Un gran bel buco nel ghiaccio.

 

 

Tanto comfortzonevole & user-friendly quanto sperevolmente (citofonare Nic Pizzolatto) fanservizievole, la 4ª stag. di “True Detective”, interamente scritta (con lo sporadico apporto di altre 5 firme su 3 dei 6 ep. da circa 55’/65’ in media che la compongono) e diretta da Issa López (“Vuelven - Tigers Are Not Afraid”) e con una protagonista principale del calibro di Jodie Foster, sin dal sottotitolo aggiunto all’uopo, “Night Country”, che rimarca formalmente l’allontanamento consensuale del succitato creatore sancendone la temporanea scomparsa in fase di sviluppo e stesura dei copioni, si scosta dalle tre precedenti annate (al netto dei rimandi “tecnici” e anagrafici con la primigenia ancor chambers-ligottiana) personalmente curate, showrunnerizzate e quasi interamente sceneggiate in solitaria dal suddetto futuro autore di “Easy’s Waltz”, qui relegato di comune accordo a produttore esecutivo (e critico cinematografico deluso via social network instagram-twittante) assieme a Woody Harrelson, Matthew McConaughey, Cary Joji Fukunaga, Barry Jenkins e le stesse Issa López e Jodie Foster (qualsiasi cosa possa significare “executive producer” senza specificarne meglio le varie gradazioni e competenze, tipo i Presidenti della Repubblica Italiana che per Costituzione firmano la Qualunque), soprattutto per via del fatto che, paradossalmente, si limita a mettere in scena il titolo della serie, senza voler/saper/poter spingere un po’ più in là le ambizioni narrative come sempre ha fatto (a conti fatti comunque non proprio invano) la trilogia trascorsa, riuscendo almeno, però, nell’intento di chiudere a modo l’indagine grazie a una risoluzione investigativa che completa il cerchio oggettivamente senza sbavature di senso, pur se la strada per arrivarci è costellata da derive fantasy semplicistiche quando non di mera belluria e di possibilità fantascientifiche mai sfruttate a dovere e anzi proprio solamente accennate o declinate (il femminismo ecologista che “vince” contro la scienza dura e pura anch’essa manovrata e sfruttata, come gli inuit iñupiat e il loro territorio, dal dio denaro) a mcguffin (insomma si resta ben lontani da lavori quali - tralasciando il più letterale e guiltypleasurevole "30 Days of Night" - le seminali versioni di “the Thing” e il recente “the Terror”, e si preferisce un approccio più soft, da questo PdV, comunque passando parimenti a indebita distanza da “il Sesto Senso della signorina Smilla per la Neve”, mastodontico capolavoro del suo tempo, e forse anche oltre, di Peter Hoeg).

 


“Siamo soli, e anche Dio”, è l’ammonimento, mentre - in zona Frittole, quasi mill’e cinque - “Everybody dies / Surprise, surprise!” ci ricorda il memento mori di Billie Eilish (che già dalla sigla d'apertura ci accoglie con "Bury a Friend") e “Twist and Shout” gira in loop torturale intervallata da the Bones of J.R. Jones ("Sing Sing"), Chris Avantgarde & Red Rosamond ("Inside"), Florence + the Machine ("Seven Devils") e Moby ("This Wild Darkness").

Kali Reis ("Catch the Fair One"), campionessa mondiale di boxe nei pesi medi e nei pesi welter leggeri che attraverso le stesse piattaforme ha risposto per le rime a Nic Pizzolatto: ma non mi chiedete di scegliere - intanto rotolano i rotolacampo - ché per me sono simpaticerrimi entrambi, è un’ottima co-protagonista, mentre un magnifico John Hawkes ("Me and You and Everyone We Know", "Winter's Bone", "Martha Marcy May Marlene", "DeadWood", "the Driftless Area") riesce a mettere in scena (oltre a una splendida "No Use") un personaggio che rimbalza costantemente tra le creste del ripugnante e del patetico (anche se alla fine il suo INRI sarà il picconare la crosta ghiacciata cercando di anticipare la corrente per poter ripescare il figlioletto) e come sempre Fiona Shaw (“the Black Dahlia”, “the Tree of Life”, “Killing Eve”, “Ammonite”) è garanzia di qualità. 

 


Fotografia di Florian Hoffmeister (“the Deep Blue Sea”, “A Quiet Passion”, “the Terror”, “Pachinko”, “TÁR”) e musiche di Vince Pope (“Misfits”) e Tanya Tagaq, mentre l’Alaska interpreta sé stessa aiutata dall’Islanda.

…questa terra è il monopolio / delle idee sbagliate
qui si premiano quei film / dove c'è un morto in più
si divorano i romanzi / con l’indizio a rate…

Detto ciò, rimaniamo in attesa dell’idea “really, really wild” che Nic Pizzolatto aveva in mente pre-CoViD per “True Detective”.

 

- 1ª stag. (8 ep., 2014) - 9.0

- 2ª stag. (8 ep., 2015) - 8.0

- 3ª stag. (8 ep., 2019) - 8.5

- 4ª stag. (6 ep., 2024) - 7.5

 

In ultimo, è sempre un godurioso sollazzo veder marcire il fegato (ché il cervelletto se lo sono giocati da tempo) a gente tipo @Tex Murphy e @John_Nada1975: mi piace immaginarli così, col durello per il poster di Salvini con annesso blowjob alla salamella appeso in cameretta e pronti a sterminare la famiglia o a fare una strage a scuola o sul posto di lavoro...  

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