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"Questa storia qua"...da Zocca a Pistoia: Vasco a Venezia!!
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Oggi al Festival di Venezia viene presentato come evento speciale, fuori concorso, il film su Vasco Rossi :”Questa storia qua”, di Sibylle Righetti e Alessandro Paris. Un film di ricordi, su un cantante e uomo di spettacolo come Vasco, che è sulla scena da più di trent'anni, amatissimo dai suoi fan, ma anche da chi l'ha conosciuto quando famoso non era ancora.

Il film è fatto grazie anche ai tanti video amatoriali o di famiglia della gente di Zocca, il paese di Vasco, e proprio di Vasco è la voce narrante nel film. Una frase che ho letto pronunciata da lui nel film mi ha molto colpito:”La tata mi ha svegliato e mi ha detto che papà era morto, guidava il camion e aveva avuto un ictus. Lui aveva una fiducia, totale, completa, sul fatto che sarei andato bene. La sua morte è stato un punto di svolta: prima scherzavo, poi non ho scherzato più”.

Sono stata una fan di Vasco da sempre, mentre le altre ragazze ascoltavano “Poster” di Claudio Baglioni, io e la mia amica cantavamo “Fegato fegato spappolato”.

Nel 1987 abbiamo passato una invernata a fare programmi e progetti per andare a vedere il concerto di Vasco, che sarebbe venuto a Pistoia quell'estate. A 17 anni, il primo concerto rock, meritava tutta la nostra attenzione: mettere da parte i soldi per i biglietti, strappare il permesso dei nostri genitori per andare da sole (questo sicuramente ha voluto dire inventarsi qualche bugia sugli orari), mettersi d'accordo con gli amici.

 

Per andare al concerto quasi si scappò di casa, nel primo pomeriggio di una giornata caldissima, su un treno deserto si arrivò a Pistoia con almeno 10 ore di anticipo, ci si piazzò davanti ai cancelli dello stadio, con i nostri bravi zainetti. L'emozione del primo concerto è da brividi, i film che ci facevamo nella testa su un possibile incontro con Vasco, il diario pronto per l'autografo, i panini che non avremmo mangiato, gli amici che cominciavano ad arrivare, quelli nuovi che avremmo conosciuto, le gare su chi sapeva più canzoni, cantarle dalle 15,00 del pomeriggio per arrivare alle 22,00 della sera (cosa avrei raccontato a mia madre al ritorno era un pensiero che allontanavo costantemente). Quando aprirono i cancelli il caos!!! Mi ricordo che trovammo dei posti assurdi, orribili, cominciava a salirmi un mal di testa pazzesco, dovuto sicuramente alle troppe ore sotto il sole, all'eccitazione e al fumo che aspiri anche se non vuoi in certe situazioni.

 

Il palco era LONTANISSIMO, quando Vasco arrivò era talmente piccino, che ancora adesso io e la mia amica abbiamo il dubbio che non sia stato lui quel giorno a cantare, le canzoni però erano le sue, e la musica si sentiva più nel petto che nelle orecchie. Il mio mal di testa era allucinante, dovetti ricorrere all'aiuto di un volontario della croce rossa e supplicarlo di darmi della Novalgina, cosa che fece! Da allora nuova regola: mai più uscire di casa per certe avventure senza analgesici. Ma il bello di avere 17 anni e di trovarsi nel posto che si pensa il migliore del mondo è proprio questo: passa tutto!!! Dolore, problemi, finalmente stavo vivendomi i miei 17 anni, con la mia amica, i miei amici, le mie canzoni, ballando e saltando, avrei ingoiato l'intera boccetta di Novalgina per godermi quei momenti, perché da lì a poco, proprio come per Vasco, non avrei scherzato più! Sempre percepita questo tipo di vicinanza con Vasco, anche nelle canzoni meno belle, le sue parole hanno avuto per me qualcosa che me le rendevano familiari, nell'approccio con un certo modo di affrontare la vita e le emozioni.

 

 

Finito il concerto, a mezzanotte passata, avevamo il problema di tornare a casa...Niente telefonini all'epoca, nessun treno, nessun pullman, eravamo 2 minorenni senza macchina, avevamo progettato tutto per andare, ma non per tornare! Fu un'avventura fatta di passaggi in macchina di genitori di amici, tornai a casa alle 03'30 del mattino.

La mamma in fondo al corridoio, mi tirò una sberla che ancora me la ricordo, dalla rabbia fece cascare pure un bicchiere in terra. Oggi so cosa vuol dire l'ansia di aspettare il ritorno di qualcuno, e benedico quella sberla che mi bruciò tanto sulla gota per molti giorni, perché l'ultima che ho ricevuto, per me è stata in seguito come un carezza di sincero amore materno.

 

 

Il film su Vasco è un film fatto di ricordi di chi l'ha conosciuto, io e la mia amica quel giorno di 24 anni fa, forse non l'abbiamo neanche visto (questo è un dubbio che ci portiamo dentro da sempre), ma l'abbiamo conosciuto grazie alle sue canzoni, a quello che ci ha raccontato, a come ci ha accompagnato per tanti anni, credo quindi di averlo conosciuto anche io, e ho voluto raccontare il mio piccolo filmato amatoriale, fatto solo di ricordi e memoria. Grazie Vasco!!

 

 

 

 

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