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Kung Fu Jungle
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Kung Fu Jungle, Teddy Chan, 2014

locandina

Kung Fu Jungle (2014): locandina

Teddy Chan per i neofiti del cinema dell’ormai ex colonia britannica potrebbe risultare un nome sconosciuto ma non per chi studia o comunque segue questo cinema; la figura e l’importanza del nostro Teddy all’interno dell’industria locale è conclamata da tempo. 

Il noto cineasta muove i primi passi in piena new wave in veste di assistente alla regia (ad esempio nell’importantissimo Man on the Brink di Alex Cheung) poi di attore ed infine di regista in piena regola con Pretty Ghost nel 1991. 

In breve tempo il nome di Teddy Chan circola tra gli addetti ai lavori e non pochi lo definiscono un grande maestro dell’action spettacolare e non a caso un certo Jackie Chan lo vuole fortemente in The Accidental Spynel 2001. 

Teddy Chan raggiunge l’apice della fama e del successo nel 2009 con l’atipico e monumentale wuxia storico-politico Bodyguards and Assassins  (prodotto dal geniale Peter Chan).

 

Teddy Chan ormai può fare ciò che vuole ed ecco che nel 2014 realizza il personalissimo Kung Fu Jungle, atto d’amore al cinema action autoctono oltre che ossequio poetico alla sua amatissima Hong Kong. Comunque adesso cerchiamo di scendere un po’ nei particolari.

 

L’inizio del film è altamente interessante poiché ibrida molto bene due iconici generi hongkonghesi: il gongfupian ed il noir e le prime sequenze lo confermano abbastanza bene.

L’opera inizia con una signorile panoramica dall’alto, intenta ad immortale una Hong Kong notturna e lussuriosa tra grattacieli e luci al neon. 

 

Stacco di montaggio ed ecco un classico establishing shot incentrato su un commissariato di polizia laddove un insanguinato Donnie Yen si autodenuncia per aver ucciso un uomo durante una sfida di arti marziali (i frammenti dello scontro scorrono sullo schermo tramite fugaci flashback, ruvidi e sporchi un po’ come il nostro protagonista inzuppato di sangue e lividi). 

 

Passano tre anni ed eccoci catapultati su uno stradone di Salisbury Road: la giornata sta per concludersi ed il sole è scomparso, Hong Kong sta entrando nelle buie ore notturne tra silenzi e tetri presagi. 

Ad agni modo il traffico è bloccato e la polizia sta indagando su un brutale omicidio commesso a mani nude.

 

Terza sequenza, siamo in carcere ed il nostro Donnie Yen nonostante sia un galeotto modello inizia una mega rissa combattendo contro 17 nemici, si avete letto bene 17 nemici. 

La sequenza è spettacolare ed altamente claustrofobica con una camera sinuosa tra movimenti obliqui e rapide panoramiche a schiaffi, il tutto accentuato fruttuosamente dallo slow-motion (usato intelligentemente con il contagocce).

scena

Kung Fu Jungle (2014): scena

Da questo momento in poi l’elemento thriller-noir lascia spazio al purissimo gongfupian urbano con un soggetto risicato e sostituito da una serie di combattimenti veramente avvincenti e distinti da una perfetta gestione dello spazio scenico che coincide con una serie di luoghi abbastanza iconici di Hong Kong. 

 

Kung Fu Jungle è inoltre un perfetto esempio di come fare turismo cinematografico mediante un film. 

Teddy Chan per ogni scontro sceglie un particolare luogo (ben evidenziato tramite una didascalica non troppo invasiva) pertanto ci sposteremo al Kowloon Art Expo poi andremo nei vicoli di Mongkok, passando per Sui Kwai fino al meraviglioso ed idilliaco Tai o (città dei pescatori) dove secondo me troviamo lo scontro più bello ed estroso tra canali, barchette e palafitte. 

 

scena

Kung Fu Jungle (2014): scena

Ad onor di cronaca i vari colleghi considerano il duello finale, sullo stradone a metà tra Kwai Chung e Cheung Sha Wan, il migliore di tutti; sicuramente è assai complesso -Donnie sfida Wang Baoqiang in autostrada tra macchine e camion che sfrecciano a più non posso- ma personalmente considerano i duelli precedenti più complessi o quanto meno più “attraenti”.

 

A proposito dei combattimenti, Teddy Chan cerca sempre di proporre scontri diversi caratterizzati da una regia in continua evoluzione. Quindi capiterà che un duello sia in ellissi per poi essere rievocato/mostrato mediante un flashback/ricostruzione del protagonista che prova ad immaginarsi il combattimento. Poi non mancano piani d’insieme, piani di profilo, particolari e piani ravvicinati, soggettive e slow-motin centellinati.

 

Kung Fu Jungle tuttavia non è esente da difetti, evidenti ed impossibile da non notarli. 

Spiccano in negativo le caratterizzazioni e gestione dei due personaggi femminili. 

La poliziotta (Charlie Yeung) che aiuta il protagonista è pressoché inutile e priva di qualsiasi spessore narrativo e drammatico mentre la moglie (Michelle Bai) di Donnie è troppo stereotipata (classica moglie devota) con una relazione di coppia solo accennata e noiosa. Discorso simile per il villain che tuttavia risulta pur sempre intrigante (per quanto spinto da motivazioni banali e folli).

 

Tornando sul film bisogna ancora evidenziare il carattere fortemente meta-cinematografico proposto su più livelli (un combattimento si svolge proprio in un set cinematografico) tra cui l’inserimento di un numero esorbitante di camei: così a caldo dico solamente Pou Soi-cheang, Billy Chang, Andrew Lau, lo stesso Teddy Chan, Derek Kwok, Roy Szeto, Dion Lam, Raymond Chow oppure Kirk Wong e tanti altri (tutti ripresentati diligentemente nei titoli di coda).

scena

Kung Fu Jungle (2014): scena

Kung Fu Jungle complessivamente risulta un film vincente, da vedere sicuramente…

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