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Il vocabolario dei sentimenti - Attesa (8 )
di bradipo68
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Odio aspettare. E'proprio il concetto di attesa che mi disturba forse perchè lo associo e neanche tanto a torto a quello di perdita di tempo. Tempus fugit. Odio le sale d'attesa, gli orari che non vengono mai rispettati costringendoti a vegetare nella noia leggendo riviste specializzate in sottovuoti spinti che non compreresti neanche sotto tortura, non le leggeresti neanche se ti regalassero l'abbonamento vitalizio, al massimo le useresti per accenderci il fuoco nel camino. Odio dare appuntamenti al lavoro magari fuori orario, anche a tarda notte e poi ritrovarmi lì ad aspettare  rigirandomi le dita, odio gli ingorghi stradali e ringrazio sempre Dio a faccia in terra come si faceva una volta che, abitando in provincia, ne incontro al massimo un paio l'anno, odio i supermarket dove per la riduzione del personale arrivano a farti fare file kilometriche col carrello pieno che quasi vorresti lasciare tutto là in mezzo e andartene, odio vedere che, una volta rinunciato ai progetti bellicosi di abbandono della spesa in mezzo alla corsia, vedi la fila della cassa a fianco che per la legge di Murphy va sempre più veloce della tua. Odio la cassiera, pardon la hostess di cassa che non riesce a trovare il codice a barre per passare il prodotto. Perdendo tempo e facendo attendere ancora di più. Quello che odio di queste attese inaspettate è il fatto che non ci si può organizzare a fare qualcosa d'altro. Ecco perchè ammiro un personaggio come quello di Ryan Bingham, uno che è un professionista delle sale d'attesa. Talmente professionista che ha calibrato perfettamente i suoi tempi, i suoi ritmi circadiani, ha trovato il modo per ingannare le ore passate ad aspettare una coincidenza scrivendo come ottimizzare il tempo che passa quando sei costretto al non luogo dell'androne di un aereoporto. Perchè le ore che trascorrono comunque lasciano segni anche se sei disperso lassù tra le nuvole. Per Ryan che non ha mai sentito il bisogno di mettere radici o l'assillo del ticchettio del suo orologio biologico, per lui che ha sempre trattato il tempo che passa come qualcosa di deformabile alle proprie esigenze, l'attesa diventa un problema quando cambia le sue prospettive. Quando per un attimo decide di cambiare la  sua vita da sradicato sempre in volo tra un aereoporto e l'altro. Ma è solo un attimo, non si è accorto di guardarsi allo specchio quando ha incontrato quella che pensa che era la persona per cui abbandonare tutto. Ryan finalmente aveva trovato la sua ragione di essere e di porre fine alla routine aereoporto-sala d'attesa-volo-atterraggio-sala d'attesa-coincidenza-volo-atterraggio-arrivo a destinazione. Il personaggio più simile a Ryan che conosco è senza dubbio l'apolide per caso(o meglio per capriccio del destino) Viktor Navorski, quello di The terminal  pure lui imprigionato nel non luogo di una sala d'attesa di un aereoporto. Viktor stremato  trova il modo di organizzare il suo tempo attendendo che arrivi finalmente un passaporto che lo liberi da quella prigionia. Anche lui ingabbiato in una routine quotidiana fatta di bisogni primari ineludibili. Come pure i protagonisti di Lista d'attesa di Juan Carlos Tabio che sono costretti ad attendere giorni e giorni in una stazione un autobus che li porti a destinazione. Ma vivere per un pò in questa sala d'attesa diventa l'occasione per stare un pò fuori dall' atmosfera soffocante che incombe sulle loro vite. La stessa routine che attanaglia gli inconsapevoli protagonisti di Aspettando Godot che attendono questo fantomatico signore parlando di tutto e di tutti riuscendo bene a descrivere con i loro discorsi spesso senza senso  quanto sia minuscola l'entità uomo che deve trovare per forza un qualcosa a cui appigliarsi per continuare a vivere. Una ragione per continuare ad esistere. Esattamente il concetto esplicato da Buzzati ne Il deserto dei Tartari in cui  il capitano fu sottotenente Giovanni Battista Drogo ha dedicato la sua vita a una suggestione attendendo un  nemico dai contorni che sfumano nel mito, lui non ha mai visto i Tartari. Quando finalmente costoro arrivano, lo scopo della vita di Drogo è superato e quindi non c'è più ragione di esistere. La sua vita trascorsa nell'attesa è servita a qualcosa anche se quello che a noi appare come un barbaro scherzo del destino se lo porta via proprio quando finalmente i nemici stanno arrivando.  Dando finalmente un senso compiuto al sacrificio della sua giovinezza.

 

 

 

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