Il giorno dei saluti è sempre quello più difficile, quest'anno maggiormente visto la mia permanenza più lunga. Rimanere alla Mostra di Venezia per tutti gli 11 giorni vuol dire lasciarsi frullare nella centrifuga delle proiezioni, rimanere "imprigionato" dentro una bolla che non permette intrusioni dall'esterno. Gli orari della giornata sono scanditi dai film, il mangiare e il dormire diventano operazioni complementari. Abituarsi a certi ritmi non è facilissimo, e quando ci si abitua la giostra finisce di girare e si deve tutti scendere. Stamani ho deciso di salutare la Mostra alla mia maniera, andando a vedere quei luoghi che mi hanno ospitato e che ho sentito miei. La Sala Darsena, l'ingresso al Palazzo del Casinò, la sala stampa,  il barettino dei "caffè veloci" quelli necessari tra un film e l'altro. Qui ho incontrato e salutato Eightandhalf, Supadany, Alan Smithee e  Yume che spesso si è unita a noi nelle visioni dei film o in qualche momento di pausa, e che ha la bella idea di chiamare Spopola al telefono per un saluto collettivo. Alla Mostra ci sono molti utenti del sito che nei miei diari non ho mai menzionato ma  che spesso incontravo: Corinzio e Lorcio ad esempio, erano delle presenze quotidiane. Il sito è veramente una grande casa.

Con Spaggy invece ci siamo salutati fuori la Mostra, in un bar dove avevamo mangiato negli ultimi giorni roba niente male e dove vendono una cioccolata molto particolare. Con Spaggy ho condiviso la stragrande maggioranza del tempo, fino all'ultima cena di ieri sera con portate non richieste e una bottiglia troppo cicciona. È davvero difficile salutare tutti e sapere di dover aspettare l'anno prossimo per rivedersi. ll luogo simbolo del festival, per me, è sicuramente il Grand Hotel Excelsior, dove ho passato tanti momenti liberi tra un film e l'altro per avvistare i divi della giornata. È così malinconico oggi il Grand Hotel, quasi deserto nella hall, sembra l'Overloock Hotel di Shining, quando tutti vanno via. Mi aggiro sola fuori sulla terrazza e fin sulla spiaggia e mi rendo conto di trovarmi al cospetto di un pezzo di storia, il Grand Hotel di "Morte a Venezia" mi si mostra davanti in tutto il suo splendore.

Lascio velocemente l'Hotel, che custodisce tanti ricordi belli per me di  risate e cicalecci infiniti. Mi scappa la lacrimuccia, lo confesso.

Esco e proprio come al primo giorno, incontro John Landis, persona sempre disponibile e sorridente. Non ha perso il suo buon umore e si lascia fotografare senza nessun problema.

Mangio qualcosa al self service con Supadany, Eightandhalf e mio marito  (che intanto mi ha raggiunta), Alan Smithee è in qualche sala a vedere non so davvero  cosa ormai. Mentre finisco il mio caffè e aspetto di riprendere il pullman scorgo a mangiare accanto a noi Warwick Thornton,  il regista del film in concorso "Sweet Country", che sia rimasto per ricevere qualche premio?

Con questa domanda cruciale lascio davvero la Mostra. Sarò in viaggio quando daranno i Leoni. Mi sono raccomandata con i miei amici di tenermi informata via telefono.  

Nei miei diari avevo tenuto una piccola classifica quotidiana dei film che ci erano piaciuti di più  e quelli che ci erano piaciuti di meno. Permettetemi di utilizzarla ancora, ma per classificare le 5 (o 6) cose che mi sono piaciute di più e di meno di questa esperienza. Ultimo giochetto dei diari. Alla prossima.

Cosa mi è piaciuto di più:

La mozzarella in carrozza

La fila 6 della Sala Darsena

I cicalecci della terrazza

Le file "chiacchierate"

Le app di riconoscimento.

L'unto e il fritto

Cosa mi è piaciuto di meno:

La maleducazione di "certa gente"

Mangiare "freddo"

La pioggia torrenziale

Le seggioline scomode della Sala Volpi e della Sala Perla 2

Lasciare Venezia