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Intervista al regista Lucas Pavetto.
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E' appena uscito nelle sale italiane “Alcolista”, il secondo film di un giovane regista italo argentino Lucas Pavetto (il primo film è del 2014 “The Perfect Husband”). Pavetto fa parte di quella categoria di cineasti indipendenti che non si fanno scoraggiare dalle porte chiuse delle case di produzione italiane, e che per portare a termine i propri progetti sbarcano negli Stati Uniti dove è più facile (ma non scontato) trovare i fondi e gli aiuti necessari per produrre un film. Ho sempre avuto un interesse particolare per il cinema indipendente italiano, lo trovo più “sporco” e “grezzo” forse, ma sicuramente più sincero e libero e penso che meriti di essere valorizzato maggiormente, soprattutto sui siti di cinema. Filmtv.it ha sempre avuto il pregio di avere una finestra aperta per far conoscere nomi e titoli del cinema indipendente.

Con tutte le difficoltà del caso, “Alcolista” ha trovato una distribuzione nelle sale cinematografiche italiane proprio in questi giorni, e dopo aver visto il film sono riuscita ad incontrare Lucas Pavetto per fare una chiacchierata. Condivido con voi questo mio simpatico incontro, è sempre piacevole poter scambiare pareri, fare domande, avere notizie direttamente con chi lavora nel cinema in maniera così seria e meticolosa, nonostante la giovane età.

Lucas Pavetto ha 34 anni, è nato a Rosario in Argentina, ma vive in Italia da quando ha 4 anni. Lucas è un vegano fermamente convinto.

Lucas Pavetto, John Robinson

Alcolista (2015): Lucas Pavetto, John Robinson

Sono una gran curiosona, di te so veramente poco. Parto subito con una domanda scontata ma indispensabile per conoscere le tue “origini”? Quando hai cominciato la tua carriera nel cinema? Chi ti ha ispirato, o spinto, o altro?

Provengo dal mondo del disegno. Ho sempre amato disegnare fin da piccolo. Ho studiato disegno animato, pittura e fumetti. Sono partito raccontando storie con la matita; una volta finiti gli studi ho comprato la mia prima telecamerina, ho iniziato così con gli amici a raccontare storie per immagini insieme alle persone che avevo accanto. Il passo successivo è venuto da sè imparare e sperimentare il linguaggio cinematografico

 

Ci siamo incrociati un paio di anni fa in occasione del tuo primo lungometraggio “The Perfect Husband” un Horror a tinte slasher, con scene molto cruente ma con alla base una storia drammatica che trattava di una coppia in crisi matrimoniale. Pensi che il cinema di genere sia ancora adatto per raccontare certe storie? O in alcuni casi la realtà supera la fantasia?

Io credo che la realtà superi la fantasia, ed è proprio quello che il cinema di genere deve raccontare. Prima di scrivere The Perfect Husband ho fatto ricerche sulla cronaca di diversi paesi del mondo. C'erano talmente tante storie assurde, che non potevano essere messe in scena perché si sfiorava il grottesco. Torture di ogni tipo, sadismo, omicidi futili, doppia personalità, follia a uno stadio talmente acuto che per farci un film, sarebbe stato necessario enfatizzare sì, ma nel senso contrario, ossia sottrarre le immagini violente, altrimenti si rischia di esagerare pure per chi con le storie di questo tipo ci “lavora”.

 

Gabriella Wright

The Perfect Husband (2014): Gabriella Wright

 

Le tematiche nel genere horror possono risultare inflazionate, c'é margine per una creatività più originale?

Assolutamente si. Nell'essere umano trovi tutto quello che ti serve per fare un film. Ci sono talmente tanti lati oscuri, che credo sia una fonte inesauribile di storie soprattutto negative. Basta pensare alle dipendenze, alle ossessioni, alla follia, a tutti quei meccanismi cupi del nostro cervello che portano e hanno portato a fatti che si possono raccontare con il genere horror, thriller o dramma.

 

Per la sua spietatezza, “Alcolista” mi ha ricordato molto i film di Lucio Fulci. Quali sono i film che pensi abbiano influenzato il tuo linguaggio cinematografico?

Sicuramente quelli francesi, ho visto film di genere francesi che mi hanno segnato per la violenza e la crudezza del loro racconto, ed è questo l'aspetto più importante. Mi ha sempre interessato utilizzare un linguaggio rivolto al realismo, sia quello fisico che psicologico. Non mi interessa fingere quando racconto una storia.

 

Bret Roberts

Alcolista (2015): Bret Roberts

 

 

Con “Alcolista” hai messo al primo posto il disagio del protagonista. La dipendenza può essere considerata quindi una nuova frontiera per raccontare una storia horror, oltre che un dramma?

Sicuramente c'é molto horror nei drammi dell'essere umano. Ricolleghiamo le nostre visioni e gli incubi ai film dell'orrore, immedesimandoci in ciò che il protagonista vive. Una sorta di inferno sulla terra. Nel mio film volevo proprio che si percepisse una sensazione peggiore dell'inferno.

 

In questi ultimi tempi mi risulta molto difficile classificare per generi i film che vedo. Con “Alcolista” ho avuto questo stesso “problema” non è solo un thriller, è anche un dramma e può sfociare in alcuni punti in horror vero. Quando hai scritto la storia come l'hai pensata? Pensi che classificare una sceneggiatura in un genere possa limitare la creatività?

Molti mi sconsigliavano di fare dei “crossover” tra generi, ma il mio intento era quello di raccontare una storia, non quello di catalogarmi in un genere. Neppure io so bene come si classifichi un film... Principalmente con “Alcolista” ho voluto raccontare un dramma con all'interno delle visioni oniriche classiche di un horror e una struttura che può rientrare nel genere thriller.

 

Gabriella Wright, Bret Roberts

Alcolista (2015): Gabriella Wright, Bret Roberts

 

Perché hai pensato proprio all'alcool come elemento di dipendenza e disagio? In che modo hai condotto le tue ricerche per poter scrivere una storia così piena di particolari descrittivi?

Ho avuto dei casi di tossico dipendenza in famiglia che mi hanno fatto conoscere da vicino il comportamento dell'essere umano in astinenza dalla droga o dall'acool. L'alcool appare più innocuo perché è alla portata di tutti: chi non si è preso una sbronza nella vita? ma in genere ci fermiamo molto prima che la dipendenza arrivi. Ecco, il mio scopo era mostrare allo spettatore cosa succede dopo, se si continua a bere, trovando mille giustificazioni per farlo...fino a quale punto si può arrivare. Era indispensabile, per me oltre a fare ricerche, trovare un attore che conoscesse da vicino l'alcolismo. Ecco come arrivai a Bret Roberts, lui stesso mi propose diversi dettagli per rendere più reale il protagonista Daniel. Daniel, quindi, può non piacere a tutti, può non funzionare se vuoi, o sembrare esagerato, ma quel che è certo è che Daniel è un alcolista vero, reale: è così che ci si comporta, è quello l'inferno che si vive.

 

Bret Roberts

Alcolista (2015): Bret Roberts

 

Nel cast di “Alcolista” troviamo nuovamente Bret Roberts e Gabriella Wrigth, i protagonisti del tuo primo film. Vige anche per te la regola “squadra che vince non si cambia”? Hai pensato i ruoli sugli attori o è stata una scelta venuta una volta che i personaggi erano stati scritti e ben delineati?

Ci sono stati vari aspetti. Sicuramente la bravura dei due è stata la prima cosa, poi che ormai ci conosciamo da tempo. Io sono una persona con la quale a volte non è facile lavorare, loro mi conoscono bene, quindi sarebbe stato tutto più semplice, e così è stato. Lavorare con loro per me è una grande fortuna. Aggiungo anche la siciliana Tania Bambaci, che ormai conosco da tempo e che stimo per la sua bravura, semplicità e modestia nel fare l'attrice.

 

Lucas Pavetto, Bret Roberts, Gabriella Wright

Alcolista (2015): Lucas Pavetto, Bret Roberts, Gabriella Wright

 

Ho trovato Bret Roberts veramente concentrato nel suo ruolo, che tipo di preparazione ha dovuto fare per addentrarsi così  bene nel suo personaggio?

Bret Roberts, è un' attore che vive per il cinema, che se ne frega di tutto, che vuole recitare vivendo realmente sulla sua pelle ciò che il film richiede. Quando gli passai lo script di Alcolista, il suo ruolo consisteva per la maggior parte nello stare davanti alla finestra a spiare il vicino in attesa di ucciderlo; ricordo che un giorno mi chiamò da New York e mi disse: “ehi lo sai che è da una settimana che sto spiando il vicino che mi vive davanti? so esattamente a che ora va a lavorare, a prendere i figli a scuola e a fare la spesa”. Provava a vivere il personaggio sulla pelle. Abbiamo lavorato tanto a distanza, io continuavo a mandargli video di alcolisti e di tossico dipendenti col time code: "ecco così devi fare, è così che devi urlare, è così che devi camminare". Lui assimilava e quando ci siamo visti di persona un paio di settimane prima di girare, lui era praticamente già l'alcolizzato del film, bevevamo insieme acqua nei locali facendo finta che fosse whisky, e facevamo discorsi da ubriachi fradici ma eravamo sobri al 100%.

 

Lucas Pavetto, Bret Roberts

Alcolista (2015): Lucas Pavetto, Bret Roberts

 

Il film è uscito in questi giorni al cinema, ma è del 2015 ed è stato prodotto negli Stati Uniti. Che problemi hai trovato in Italia per la produzione del tuo film?

Tutte le porte chiuse purtroppo. Senza conoscenze non riuscivo neppure a far leggere a qualcuno lo script. La prima versione della sceneggiatura era stata scritta per girare un film italiano con attori italiani; avevo concordato il ruolo del protagonista con Adriano Giannini, ma a parte Dea Film, nessuno era disposto ad aiutarmi, né produzioni né tanto meno la Regione o lo Stato. Per farlo nascere sono dovuto andare all'estero. In America ho trovato subito tutte le porte aperte, e grazie a Dea Film in primis (che ha creduto in me) e alla NY Film Commission siamo riusciti a farlo.

 

scena

Alcolista (2015): scena

In questi giorni non si fa altro che parlare del remake di Suspiria di Luca Guadagnino, eppure le grandi case di produzioni non azzardano mai (o molto raramente) a “sperimentare” con nuovi soggetti horror o thriller di autori emergenti. Come mai secondo te nel nostro Paese è così difficile produrre film di genere horror. Negli Stati Uniti i percorsi sono più semplici?

In America è sicuramente tutto più semplice, ovviamente nessuno ti regala niente, ma in Italia è tutto più complicato. Io credo che salvo poche eccezioni, in Italia si tenda a produrre i film di persone che sono già inserite nel campo, che hanno le giuste conoscenze, che si vendono bene, insomma sostanzialmente vige la regola del più furbo. Il perché non saprei, ma spero che in futuro le cose possano cambiare!

 

Bret Roberts

Alcolista (2015): Bret Roberts

 

Io sono una fan del genere Horror e Thriller (come avrai intuito), mi chiedo quindi se nel tuo prossimo lavoro prediligerai ancora questi generi, oppure hai altri progetti?

Si. Non sono un tipo da commedia oppure un mercenario che gira quello che c'é sotto commissione. Sono convinto che un film debba nascere da qualcosa che uno vuole veramente raccontare, e io tendenzialmente amo raccontare storie cupe, che rispecchiano l'essere umano. Seguirò questa linea anche se entrerò in altri generi come la black comedy o film drammatici.

Hai un film nel cassetto?

Si, molto più ambizioso, un film vero diciamo… (non credo di averne fatti ancora visto il budget con cui di solito giro).

 

Bret Roberts

Alcolista (2015): Bret Roberts

Ringrazio Lucas Pavetto per la sua disponibilità nel raccontarsi, sperando di incontrarlo nuovamente in occasione del suo prossimo film.

Lucas Pavetto, Bill Moseley

Alcolista (2015): Lucas Pavetto, Bill Moseley

Bret Roberts, Lucas Pavetto

Alcolista (2015): Bret Roberts, Lucas Pavetto

 

 

 

 

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