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KINGDOM - La terapia del dolore
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Non ci sono altri personaggi in Tv così palesemente autodistruttivi come quelli di Kingdom, la serie di Byron Balasco per Audience Network (una volta emittente satellitare e da qualche anno anche via web). Incentrata sul mondo del MMA, ossia le Mixed Martial Arts, ha protagonisti che nella migliore delle ipotesi si allenano fino a diventare macchine perfettamente oliate per poi massacrarsi sul ring, concedersi qualche tempo di riposo e quindi riprendere un regime duro di dieta e allenamento. La peggiore delle ipotesi è invece un tunnel di dipendenze assortite, che vanno dall'alcolismo di Alvey Kulina (Frank Grillo) alle droghe di Jay (Jonathan Tucker) e Christina (Joanna Going). In mezzo ci sono varie forme di autolesionismo, da Ryan (Matt Lauria) che sabota se stesso, fino a Nate (Nick Jonas) che partecipa a combattimenti illegali quasi volesse espiare il segreto della propria omosessualità.

Persino nel trionfo, e parliamo comunque di titoli mondiali di categoria (anche se tutto ha luogo tra pochi quartieri di Los Angeles), non c'è pace e anzi il successo sembra moltiplicare le insicurezze del vincitore senza garantire per altro particolare solidità economica. La palestra di Navy Street, che ha ben due campioni del mondo in attività, naviga infatti a vista tra i debiti, anche per colpa della rischiosa gestione di Alvey stesso. Ryan, dopo aver conquistato il titolo, si fa beccare in un test con la cocaina ancora nel sangue e si fa male a una gamba compromettendo il match per la difesa del titolo. Quando è Jay ad avere la meglio e a guadagnare l'agognata cintura, sembra subito voler dimenticare la vittoria nella droga – forse perché sa di aver vinto contro Ryan non al 100%. Così arriva al match di rivincita in una condizione fisica non al top ed è pure psicologicamente devastato da una tragedia. Eppure decide di combattere lo stesso andando più o meno incontro a un pestaggio assicurato.

Non va diversamente per chi non combatte come Christina, la madre ex prostituta di Jay e Nate, che quando decide di prendersi in casa una tossica per aiutarla sa perfettamente i rischi a cui si espone e che arrivano puntualissimi a colpirla allo stomaco. Così come Lisa (Kiele Sanchez), che subisce una gravidanza non andata a buon fine ed è attanagliata da un'angoscia implacabile, ma anziché lasciarsi tutto alle spalle sceglie di tornare nel centro di quella spirale di dolore che è la palestra di Alvey. In questo vortice di pugni e dipendenze Kingdom presenta un'umanità davvero a nervi scoperti, che si dibatte quasi ciecamente in cerca di ossigeno ma finisce a correre in circolo e a ricercare lo shock della sofferenza, come fosse la sola verità incontestabile da cui ripartire. Il loro è quasi un volontario calvario di Sisifo e la serie ha una forza catartica nell'esporre così brutalmente i fantasmi dell'autodistruzione che, in una misura o nell'altra, albergano in tutti noi.

Kingdom è già stata rinnovata per la terza stagione, anche se sembra la quarta. La seconda annata è infatti stata divisa in due blocchi da dieci puntate, il primo trasmesso tra l'ottobre e il dicembre dell'anno scorso e il secondo dal giugno 2016 al 3 agosto. La serie vanta un cast davvero efficace in particolare grazie all'autenticità di Grillo e all'istrionismo di Tucker inoltre ha una forte coerenza estetica, a base di camera a mano, e un'ottima messa in scena degli scontri sul ring. Risente però nella struttura del racconto dei limiti di budget, infatti non sembra esserci molto altro nel mondo al di fuori della palestra di Alvey e degli appartamenti dei protagonisti, tanto che persino gli avversari da affrontare sul ring, quando sono significativi, provengono dalla medesima palestra. I combattimenti principali sono poi piazzati strategicamente a inizio e fine stagione, mentre nel mezzo ci può essere qualche match secondario, ma soprattutto si dà spazio agli allenamenti e ai drammi personali che però, giunti ormai al trentesimo episodio, ruotano un po' troppo su se stessi e intorno allo stesso scenario. A parte per la combattente Alicia (Natalie Martinez), non ci sono state altre aggiunte significative ad arricchire la serie, e quando alcuni personaggi come la stessa Alicia e Lisa si allontanano dalla palestra escono letteralmente di scena: Lisa era del tutto assente dal finale della prima tranche della seconda stagione, così come Alicia dal finale della seconda tranche.

Per quanto insomma in questi tre anni Kingdom abbia fatto anche bene il proprio lavoro, la serie ha ora davvero bisogno di allargare respiro, introiettare nuove energie, nuovi personaggi e cercare situazioni diverse, magari con qualche viaggio fuori da L.A. e nell'incontro con altre culture (il cast di Kingdom è tra i più bianchi della Tv contemporanea). Soprattutto si dovrebbe dare un po' di tregua a qualcuno dei tormentati protagonisti, perché non c'è niente di più pericoloso per un drama del trasformare il dolore in una routine.


Qui i precedendi articoli della rubrica CoseSerie.

 

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