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The American(s) Dream
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Una bella famiglia, una bella casa, con auto e giardino, in un bel quartiere - tenuto oltretutto al sicuro dal vicino che lavora per l'FBI - e un lavoro da piccoli imprenditori: vivono nel sogno americano Elizabeth e Philip Jennings (Keri Russel e Matthew Rhys), ma non appartengono a questo paradiso piccolo borghese e anzi ne incarnano il serpente. Mimetizzati e insospettabili operano per il nemico, connotato dall'allora presidente Reagan come il Male con la maiuscola, quello contro cui armarsi di testate nucleari e da cui difendersi con uno scudo spaziale.
Questo status quo è al centro della serie The Americans fin dal primo episodio, e per certi versi non è poi così originale, anzi a ben vedere molte serie della "Quality Tv" portano in scena una simile doppia vita, dove con l'American Dream convive un'esistenza spesso criminale, da Tony Soprano a Walter White, Nancy Botwin e, in misura minore, persino Don Draper. A differenza dei protagonisti di tutte queste serie, però, quelli di The Americans non sono in cerca di consolidare la loro posizione in un pacifico sobborgo, perché lo rifiutano intimamente: pur abitandolo, non è il loro Sogno.

In questo scarto si trova la più profonda unicità della serie di Joseph Weisberg e anche l'origine della scissione interiore dei suoi protagonisti, che lentamente emerge di stagione in stagione fino a questa quarta annata, in cui Philip segue i seminari di Ehrard, gli EST, per trovare un equilibrio che invece si rivela sempre più irrealizzabile. La sua vita è del resto divisa dalla bigamia, dove il secondo matrimonio è persino più falso del primo e solo in questa quarta stagione Philip viene allo scoperto con la seconda moglie Marta. Allo stesso modo Elizabeth assume per molti episodi un'identità fittizia come amica e collega di una donna coreana, cui si deve avvicinare profondamente per essere poi pronta a tradirla quando arriverà il momento.
Queste relazioni acuiscono la crisi dei due, rendendoli meno spietati che in passato (senza comunque farne anti-eroi né nulla del genere), e a complicare le cose c'è poi il rapporto con la figlia, che ha scoperto il loro segreto negli ultimi intensi episodi della stagione precedente e ora si chiede chi siano davvero. Anche Gabriel (Frank Langella), l'uomo che affida loro le missioni per conto della Madre Patria, inizia a nutrire perplessità prima riguardo la loro efficienza e poi sulla giustezza delle richieste che gli viene imposto di fare alla coppia.

La quarta stagione è sicuramente la più trasformativa fra quelle trasmesse finora, con la risoluzione di diverse sottotrame che procedevano ormai da anni e con un salto in avanti temporale che riassetta lo status quo e prepara l'inizio della fine. Inizia infatti a cigolare rumorosamente l'impalcatura degli inganni e la conclusione della serie è stata annunciata: arriverà tra due stagioni. Un tempo che di fronte agli incalzanti problemi affrontati dagli agenti può sembrare persino troppo lungo, ma The Americans non si è mai accontentata di cavalcare il precipitare degli eventi e ha sempre invece proceduto con straordinaria meticolosità, usando i Jennings come punto di vista interno e allo stesso tempo esterno sul passato degli States.

La coppia è uno specchio deformante e penetrante perché l'alterità dei Jennings è tale da costringere a riesaminare anche le cose che diamo più per scontate. Memorabile in questo senso l'episodio con la visione di un evento televisivo quale fu The Day After, che pone tutti i personaggi di fronte alle criticità della Guerra Fredda.
Se persino lo spettro dell'ecatombe è inquietante ma resistibile perché travolto dalle necessità del lavoro, nemmeno il pragmatico e spietato addestramento da spia (russa come americana) può rendere però i personaggi impermeabili al mondo in cui gli si dice che dovrebbero vivere: tanto i Jennings quanto il loro vicino Stan vivono formalmente nell'American Dream eppure non riescono a esserne a soddisfatti, non ne possono godere perché sanno troppe cose e del resto anche i personaggi più comuni della serie vivono diverse crisi esistenziali e matrimoniali. Se perisno alla paura del nucleare si può resistere non c'è però capitalismo, comunismo o amor patrio che tenga contro l'angoscia dell'inadeguatezza di fronte al Sogno.


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