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RITORNO ALLE ORIGINI DELLA CARTELLONISTICA CINEMATOGRAFICA ITALIANA
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Lo studio e le visioni mi hanno portata lontana per molto tempo da questo spazio virtuale, dove finalmente ritorno per dilettarvi di altre visioni, chè non siano le mie parole scritte a catturare la vostra attenzione, ma le immagini disegnate, dipinte, illustrate dai grandissimi artisti che hanno illuminato e illuminano le vie che passiamo, esaltando la nostra immaginazione.

Perchè così è nata la mia passione verso l'arte della locandina, un'arte che è della strada, ma non è street-art, che fa promozione, ma non è propriamente pubblicità, è un'arte borderline perchè si applica a una comunicazione diretta ed esclusiva verso il suo proprio pubblico.

In Italia la diffusione del manifesto artistico avviene in ritardo rispetto alla Francia, dove già dall'ultimo decennio del XIX sec si apprezzano gli esiti artistici delle affiche dei francesi Chéret e Toulouse-Lautrec e del tanto imitato, ma con esiti raramente alla sua altezza, originale maestro ceco Alfons Maria Mucha. Se in Francia il manifesto artistico si sviluppa inizialmente per la promozione degli spettacoli di vaudeville negli ormai consacrati locali notturni parigini o per l'opera lirica, ritraendo quello stile di vita bohémien della Parigi di fine '800 (in USA per quelli circensi e i varietà, in Inghilterra per la mera promozione di prodotti, in Spagna per la corrida), in Italia è l'opera lirica a vedere i primissimi manifesti illustrati per i libretti: generalmente di piccole dimensioni e con una grafica semplice sono redatti dagli stessi tipografi che li stampano. Ma, d'altronde, se in Italia non ci fossero stati tanti grandi artisti, da Adolf Hohenstein a Leonetto Cappiello, da Marcello Dudovich a Leopoldo Metlicovitz, da Plinio Codognato a Marcello Nizzoli, ecc.., che sono oggi riconosciuti essere i padri della moderna cartellonistica italiana, e di grandi atelier, come Le Officine Ricordi, guidate dall'illuminato Giulio Ricordi, che inaugurò la sezione 'Creazione e Stampa Manifesti per gli Spettacoli Lirici', non avremmo una cartellonistica cinematografica, il cui valore artistico è tanto citato all'estero e scarsamente ormai riconosciuto in Italia.                 

E qui mi esalto nel mostrarvi l'esemplare locandina di Cabiria, kolossal del muto del 1914,

sceneggiato da Gabriele D'Annunzio e diretto da Giovanni Pastrone, e creata per l'Italia Film di Torino dal pittore, illustratore, scenografo teatrale e pubblicitario italiano, esponente dell'Art nouveau, Leopoldo Metlicovitz (Trieste, 17 luglio 1868 – Ponte Lambro, 19 ottobre 1944).

Per Cabiria sono stati realizzati diversi manifesti per l'Italia e per l'estero, per mano di 5 artisti italiani, tra i più noti del periodo, ognuno dei quali _ novità assoluta!!! _ ha potuto liberamente esprimersi nel suo stile. E tutti, a differenza della più diffusa modalità illustrativa che si atteneva al calco dell'immagine filmica, rompendo modalità comunicative suete, ha realizzato una personale rielaborazione della trama e dei contenuti, sintetizzandola in un'immagine-simbolo.

La modernissima locandina di Metlicovitz rappresenta Cabiria nel momento del sacrificio, avvolta dalle fiamme, nelle braccia del sacerdote, con i colori forti e contrastanti del rosso (delle fiamme) e del nero (dello sfondo). 

La modernità dell'arte di Leopoldo si può osservare in altri suoi manifesti,

dei quali io prendo in prestito quelli con soggetto la figura femminile, che diviene per l'Art nouveau strumento, involucro seducente, da investire con ogni volta diversi contenuti e plasmare decorativamente sempre variamente, perchè la donna, nell'economia capitalista tra '800 e '900, è il consumatore per eccellenza!, ma anche diversamente e riccamente decorata è celebrata come creatura primordiale e, al tempo stesso, frutto sofisticato dell'evoluzione. 

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