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Benvenuti nella stagione cinematografica 2015/2016!. L'estate non sta affatto finendo, ma il cinema torna alla vita dopo il letargo estivo e lo fa con un abbondante numero di uscite e con l'imminente Festival di Venezia, che il 2 settembre prossimo darà il via alle danze.
E poiché l'ultima newsletter si era chiusa con un breve commento un po' dubbioso sulla line-up del Festival di Venezia, da lì ripartiamo, ospitando un intervento dell'amico Mauro Gervasini, che a Venezia è uno dei selezionatori e che dirige la rivista FilmTv (il nome è lo stesso, ma siamo due cose diverse e da anni proprietà di editori diversi): una testata a cui siamo accomunati da un passato comune e da una fratellanza che non viene meno. Lasciando quindi la parola a Mauro, vi ricordiamo che Mauro, in quanto selezionatore a Venezia, è vincolato per contratto a non parlare dei film e del festival, ma speriamo trovi comunque il tempo di venire sul sito e intervenire nel caso vi siano commenti e domande su questioni più generali.

 

"Come è noto alla maggior parte degli utenti di FilmTv.it, il sito e la rivista omonima (da cui il sito stesso si generò anni fa per poi staccarsi), pur avendo un rapporto di collaborazione reciproca, sono autonomi: non necessariamente valutazioni e opinioni espresse dalla redazione o dalla community on line sono condivise dalla redazione del cartaceo, e viceversa. Mi preme ribadirlo adesso perché faccio parte del comitato di selezione della 72a Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia, e qualche amico/collega ha considerato come possibili “stonature” le riserve preventive espresse sul programma della Mostra nella newsletter del 31 luglio 2015, in un testo non firmato quindi fatto erroneamente risalire a me (e che invece era di Bruno Kleinefeld, codirettore di FilmTv.it, Ndr). Opinioni e dubbi sono sempre legittimi e non compete a me replicare nel merito. Colgo però l'occasione per suggerire una riflessione generale sui festival e la loro funzione, oggi. L'era dei red carpet strategici per il marketing degli studios hollywoodiani è tramontata per sempre e per tutti. Nella line up di Cannes 2015 c'erano due soli blockbuster Usa, uno dei quali presentato lo stesso giorno della sua uscita nelle sale di tutto il mondo. Si può ancora lavorare con i grossi film americani, ma forse il lancio di un festival ha senso, - se non lo si considera una mera vetrina - quando una certa dimensione autoriale, o comunque artistica, è preservata. Personalmente considero l'esempio di Gravity di Alfonso Cuarón, che aprì Venezia nel 2013, come significativo da questo punto di vista. La componente popolare del cinema è per un festival imprescindibile come la ricerca: in entrambi i casi, però, il coraggio della scelta non può venire meno. A fabbricare un programma accorpando solo i film di nomi noti, magari perché più “attesi” di altri, sono francamente buoni tutti. Scegliere invece di restare coerenti a un percorso e a uno sguardo è forse più rischioso, ma secondo me resta oggi l'unica via anche per distinguersi, e per proporre al pubblico qualcosa di speciale. Per sguardo intendo l'idea di cinema e il gusto di chi si assume la responsabilità della scelta. In base a questa logica, più selettiva, è chiaro come il programma di un festival sia giudicabile solo dopo avere visto i film. E se è umanamente impossibile vederli tutti, almeno una buona parte, come mi auguro riusciranno a fare gli utenti di FilmTv.it che saranno al Lido per #Venezia72. Ciao, Mauro Gervasini"

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