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WELLES E TOTO' RACCONTATI DA LUCIO FULCI
di antonio de curtis
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L'articolo che segue e' tratto da "Totò" di Franca Faldini e Goffredo Fofi (novembre 1987)

LUCIO FULCI RACCONTA SU WELLES:"Di L'uomo, la bestia e la virtù, io lo dissi fin dall'inizio che era un'operazione sbagliata. Lo sceneggiammo io e Brancati. Totò non lo voleva fare, ma aveva il contratto con Ponti e De Laurentiis e non poteva tirarsi indietro. Era una fissazione di Ponti. Non aveva mai funzionato in teatro, perché doveva funzionare in cinema? Costò un sacco di soldi, e non fece una lira. Con le grane e le rotture di scatole che ci furono nel girarlo, soprattutto per via del marito della Romance, che la troupe chiamava Pallesecche. E lei pure non scherzava. A Welles chiesi una volta: " Ma perché hai fatto 'sto film? " " Perché sono 'desperato' ". Difatti era dovuto scappare da Hollywood dopo La signora di Shangai. Siccome il film fece perdere un sacco di tempo a tutti, Ponti non gli diede la prorata. Welles se la squagliò pochi giorni prima della fine della lavorazione. Non ne poteva più, continuava a scappare. Cominciò in quel periodo l'amore per la Mori, dopo i disastri con la Padovani in Otello.
Tra Welles e Totò i rapporti erano buoni. All'inizio Ponti diceva: " Che succederà con Totò? " e io: " Totò se lo magna dopo due minuti ", e infatti nel film fu proprio così, e finì che Welles faceva la spalla a Totò, gli dava il pretesto per i suoi lazzi. Welles voleva recitare in italiano. Totò: " Meglio in inglese, lo capisco meglio! ". Povero Totò. Mi ricordo in macchina, io e lui, fermati a Trastevere da un mucchio di gente che gli diceva: " Totò, facce ride'! " e lui: " Non ne posso più, sapeste come non ne posso più! ". Era un personaggio triste, Totò. A Napoli, poi, girare con lui era impossibile.

"Welles mi trascinava spesso con sé, in giro. La notte era capace di mangiarsi una quarantina d'arance. Aveva un appartamento a Napoli e da una parte c'era la Mori, dall'altra c'era lui che scriveva, lavorara tutta la notte sui film che pensava di poter fare. Girò addirittura un pezzetto di Mister Arkadin, allora, in mezzo a noi, proprio a Napoli. Una nottè prese il comando di una nave all'una, guidando lui personalmente, con Steno che ci aveva il mal di mare! Campava di arance. Una sera ne contai quarantasette, mi terrotizzava. Carico di debiti! Quando lasciò Napoli, scappando, le sue valige vennero messe all'asta. Welles sosteneva, per tornare a Totò, che fargli fare quel personaggio che lui definiva - mi ricordo benissimo perché scrisse una specie di relazigne per Steno su questo - " sinistro e ignobile ", diceva che far fare questa parte a un comico come Totò era un errore clamoroso. Una relazione di sessanta pagine, in inglese, per Steno su questo film, che fu tradotta da una segretaria, e chissà se Steno ha conservato. E finiva dicendo: " Ma perché facciamo questo film? "

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