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Poe-Corman-Svankmajer
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Pare che  David Wark Griffith sia stato il primo regista che si cimentò in un cortometraggio tratto da Poe: Edgar Allen Poe del 1909, una biografia su Edgar Allan Poe, pare che l’errata scrittura del titolo “Allen” sia stata dettata dalla fretta di finire in tempo il film per il centenario della morte dello scrittore.

Anche per Poe lo stesso discorso fatto per Dickens e i Film-Opera, ma per lo scrittore americano sono pochi gli adattamenti cinematografici all’epoca del muto a parte Griffith, di altri film sono ignoti i registi come nel caso di Gold Bug (Francia 1910), The Pit and the Pendulum (Italia 1910), The Bells (1912), The Tell Tale Heart del 1928, nel 1914 ancora Griffith con il film The Avenging Conscience, sulla base del racconto di Edgar Allan Poe The Tell Tale Heart e la poesia Annabel Lee, ignoto anche il regista del film The Murders in Rue Morgue del 1914, di Charles Brabin un’altra biografia, The Raven del 1915,  James Sibley Watson The Fall of the House of Usher del 1928 e nello stesso anno James Epstein con il film La Chute de la Maison Usher.

Edgar Allen Poe David Wark Griffith 1909

The Raven 1915

Prima della Hammer  film, società di produzione britannica, fondata nel 1934 che ebbe  notorietà a meta anni cinquanta fino agli anni settanta, per la produzione di film Horror-Gotici, e prima di Roger Corman regista produtore che decide di rispondere ai successi commerciali della Hammer, dedicando varie pellicole a Poe avvalendosi dell’attore Vincent Price, altri registi si occuparono dell’adattamento di opere di Poe: Edgar G.Ulmer, The Black Cat nel 1934,  Robert Florey, Maniac del 1934, tratto da Black Cat, John H. Auer The Crime of Dr. Crespi del 1935, tratto da Premature Burial, Lew Landers, The Raven 1935, Jules Dassine e Ted Parmelee, The Tall Tale Heart, il primo del 1941, il secondo del 1953, Roy Del Ruth, The Phantom of The Rue Morgue, del 1954.

The Avenging Conscience-David Wark Griffith 1914

La Chute de la Maison Usher-James Epstein 1928

 The Black Cat-Edgar G.Ulmer  1934

 

Corman-Poe

Come ho già accennato Roger Corman  decide di rispondere ai successi commerciali della Hammer britannica dedicando più di una pellicola a Poe, e trovando in Vincent Price il complice perfetto: I vivi e i morti, del 1960, The Pit and the Pendulum del1961 The Premature Burial del 1962, Tales of Terror del1962 e The Raven,1963, The Masque of Red Death del 1964, The Tomb of Ligeia, 1964.

The Fall of the House Usher-Roger Corman 1960

The Pit and the Pendolum-Roger Corman 1961

Pellicole realizzate in poco tempo e a basso budget, ambienti ‘goticizzati’ (nel senso di un diffuso e rabberciato rimando alle atmosfere del romanzo di genere, con rovine, lunghi corridoi drappeggiati, armature e passaggi segreti). Messinscena a tinte melodrammatiche con lunghi dialoghi che esaltano la recitazione elegante e i virtuosismi di Price. I vivi e i morti, l’adattamento di Corman e Richard Matheson dal racconto La caduta della casa Usher, racconta la maledizione degli Usher che lega gli abitanti al castello stesso, in un solo organismo di morte e disfacimento. L’io narrante del racconto si trasforma nel giovane Winthrop, innamorato di Madeline, sorella di Roderick Usher. Roderick (Price in lunghe e sontuose vesti da camera), esercita la sua forte influenza possessiva sulla sorella e vede il Winthrop come un pericolo, e come un elemento appartenente a quel mondo esterno che ormai non riguarda più gli Usher. Corman e Matheson condiscono l’ossatura del racconto di Poe con la storia d’amore, l’atteggiamento possessivo del fratello e il passato malvagio della famiglia. Elementi chiari, riconoscibili e che appartengono alle convenzioni del genere gotico. Ciò che manca (ma che non rientrava certamente nel progetto commerciale di Corman), è la ricerca di un metodo visivo e cinematografico per le immagini letterarie di Poe. Ma siamo ancora nella fase in cui Poe (e altri autori del fantastico come H.P. Lovecraft o Robert Louis Stevenson) serve ad alimentare la vena gotica e il successo al botteghino.

Diversi sono stati i tentativi di riunire in un film brevi episodi per altrettanti racconti, come è stato per Tre passi nel delirio (1968) e Due occhi diabolici (1990), e per il recente e italiano P.O.E. (Poetry of eerie)

Tre passi nel delirio-Fellini-Vadim-Malle Toby Dammit-Fellini 1968

P.O.E Poetry of Eerie-Vari Autori 2011

Ora una domanda: cosa manca ai numerosi adattamenti cinematografici da Poe? Si ha la percezione di una continua distanza. Di un saccheggio visivo e tematico da una parte (il cinema) e uno sguardo sornione, divertito e amaramente impotente dall’altra (Poe). Sembrerebbe una distanza incolmabile. Ma è proprio nella distanza che potrebbe trovarsi il fertile incontro tra letteratura e cinema, in questo caso. Prendiamo due cortometraggi.La casa Usher (1982), di Jan Svankmajer e Fool’s fire (1992) di Julie Taymor.

The Fall of the House Usher-an Svankmajer 1980

Svankmajer- Taymor-Poe

 

Svankmajer utilizza la tecnica di ripresa a passo uno, elimina i personaggi in carne e ossa e lascia sulla scena, un casolare abbandonato e un giardino con albero, solo alcuni oggetti-icone: la bara e la sedia. La bara è quella dove sarà sepolta viva Madeline Usher; sulla sedia immagineremo Roderick alla fine del racconto, ormai devastato dall’ansia e dalla malattia, che osserva trepidante la porta dalla quale, prima o poi, entrerà la sorella creduta morta. Una voce narrante accompagna le scene. Ciò che sembra funzionare davvero, nella video-opera di Svankmajer, è rintracciabile nello scarto tra il realismo della rappresentazione e la rappresentazione animata. La distanza necessaria per approcciare a Poe diventa l’assenza dei corpi. Gli oggetti-icone significano la novella.

Fool’s fire-Julie Taymor 1992

In Fool’s fire di Julie Taymor, prodotto per la TV, il nano Hop-Frog, alla corte del Re e dei suoi sette ministri, organizza la sua personalissima vendetta e la conseguente fuga d’amore. Il nano è interpretato da Michael Anderson (che rivedremo in Twin Peaks), mentre la corte è composta da caricature mobili in cartapesta, grasse e deformi, all’interno di una scenografia ispirata agli affreschi medievali pre-prospettiva. La distanza tra fonte e adattamento, ancora una volta giocata attraverso l’irrealtà della rappresentazione, favorisce e veicola gli aspetti umoristici e allegorici del racconto.

Sempre Jan Svankmajer, in The Pit, the Pendulum and Hope (1984), opta per una soggettiva continua: non sappiamo chi sia e che faccia abbia il protagonista. Attraverso il suo sguardo osserviamo l’abbassarsi inesorabile del pendolo (condanna senza nome e carnefici senza volto). L’esperienza della prigione da parte del condannato (il tempo/l’oscillazione, lo spazio/la prigione), nel corto di Svankmajer si traduce in una soggettiva senza nome che acuisce l’incombenza delle ombre e della tortura.

Manca, nei lungometraggi finora superficialmente toccati, una specificità visiva – chiamiamolo pure un metodo di racconto per immagini – del fantastico (oltre i canoni e le convenzioni del genere).

The Pit, the Pendulum and Hope- Jan Svankmajer 1984

In questa clip presa da You Tube, purtroppo è stata aggiunta musica non orignale.

Vimeo non mi consente di inserire il fimato su questo post. Consiglio la visione direttamente

tramite questo link: https://vimeo.com/116556245   

 

Altri film tratti da Poe: The Tall Tale Heart di Ernest Morris ddel 1960, Murders in the Rue Morgue di Gordon Hessler del 1971, Masque of Red Death di Larry Brant & Jeffrey Delman del 1989, The Dead of Poe di Mark Redfield del 2006, The Tomb di Michael Staininger del2008

 

 

 

 

 

Riferimenti: Edgar Allan Poe e il cinema di Luca Lampariello-New Cult frame

 

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