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Tratto da due storie vere
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Vi racconto una storia vera, anzi due. Questa la prima. Era il 2002. Ero al festival di Venezia ed ebbi la mia mezz’ora di celebrità. Anzi con le celebrità. Avevo infatti un pass speciale che mi dava accesso a un posto speciale: lo studio fotografico allestito dal fotografo ufficiale del festival, Canova, nel Palazzo del Cinema. Funzionava così: dopo la passerella sul tappeto rosso, con il pubblico che premeva e urlava dalle transenne, le *star* avevano accesso a una specie di cortiletto dove venivano giustiziate. Di fronte a una cinquantina o più di fotografi, ammassati su una specie di piccola tribuna, venivano crivellati dai flash: una scena indescrivibile. Ogni fotografo chiamava a gran voce la celebrità di turno per farla girare verso di sé, perché gli offrisse il lato migliore: il bagliore era continuo, il fragore assordante. Una tortura.
Dopo di che le star, davvero abbacinate, entravano in questo studio: una bella sala liberty, buia, silenziosa, fresca, con pochissime persone. Capivi il loro sollievo, reale, fisico. In quella sala Canova realizzava per loro un ritratto in dimensione poster con una meravigliosa Polaroid gigantesca (ce n’erano tre in tutto il mondo): li metteva in posa, scattava con lunghe esposizioni, realizzando anche effetti di luce sulla sfondo. Poi, proprio come con le polaroid normali, si aspettava una decina di minuti e alla fine, la magia: veniva levata la carta protettiva e affiorava il ritratto.


Era “un colpo solo”: le pellicole costavano moltissimo, i tempi erano costretti. Spesso erano foto meravigliose, suggestive.
Io ero lì in silenzio, senza nulla di preciso da fare se non chiacchierare un po’ con attori e registi, che finalmente si rilassavano. Sono stato mezz’ora con Harrison Ford, mezz’ora con Julianne Moore, mezz’ora con Tom Hanks, con Pete Postlewhite (grandissimo), con Peter Mullan. Sono stato per mezz’ora con un sacco di gente famosissima e importante. Sono stato fortunato perché ho condiviso insieme a loro un momento raro, di relax e di gioco, in un bell’ambiente e davanti a una cosa davvero magica: i preparativi, la foto, l’attesa, lo svelamento dell’opera…
Erano tutti contenti: sarà stato il relax e il fascino della situazione, sarà che avevano una giornata piena che li attendeva dopo lo shooting - conferenza stampa, interviste, proiezioni, incontri - sarà che lì potevano tirare il fiato. Nessuno contestava il suo ritratto, nemmeno quando si capiva che non era riuscito un granché bene (capitava, ma in fondo nell’unicità della istantanea gigantesca, con le sue imperfezioni possibili, c’era sempre qualcosa di bello e interessante): potete immaginare star di quel calibro quanto avrebbero potuto essere esigenti, o bizzose. Ma no, nessuno… nessuno tranne due attrici italiane: una era famosa già, l’altra lo sarebbe diventata. Allo svelarsi della foto fecero scene incredibili “Oddio, sono venuta malissimo!” “Eh no questa la distruggi!!!” “La dobbiamo rifare, nun se po’ vede!’”. Ci vergognavamo tutti in silenzio, perché il confronto era impietoso. Le foto vennero rifatte: ma quando le due uscirono dalla sala, gli assistenti di Canova dissero cose non ripetibili. E insomma: torto non ne avevano.
Questa la prima storia.

L’altra è la storia di quel che ci succede ogni tanto, su FilmTv.it, solo con film italiani “piccoli”. Uffici stampa che scrivono chiedendo la rimozione di una delle vostre recensioni (sbattendo contro un muro), come se una recensione potesse mutare le sorti commerciali di un film, persone che si sentono insultate dalle critiche, attrici e attori che chiedono la rimozione delle loro foto (rilasciate dai loro stessi uffici stampa) perché magari non si piacciono più. Cose così.
L’ultima, successa ieri, è stata clamorosa: un film(etto) che non ha visto nessuno è salito di botto al secondo posto nella classifica dei migliori film del 2014. Qualcuno ha assoldato un esercito di votanti che si sono iscritti solo per dire che quell’opera, che non era stata praticamente vista da nessuno, era un capolavoro assoluto. Una cosa ridicola, impossibile e irreale: 30-40 persone che entrano in 2 giorni, scrivono la recensione dicendo di aver visto il film della loro vita, poi spariscono. Li riconosciamo ormai da lontano questi comportamenti, sappiamo cosa c'è dietro.
Bene, non vi diremo qual era il film, anche perché semplicemente lo abbiamo levato dal database: non merita di starci. Rinunciamo per una volta all’enciclopedismo: che imparino.
Il dubbio è: ma questi modi sono solo italiani? Sono una cosa nostra? Svelano la mancanza di professionismo, i limiti di una mentalità che gioca a truccare le carte e a credere di poterlo fare impunemente?
Magari tutto ciò non provocherà molto dibattito ma, se volete commentare, siete al solito i benvenuti. Magari avete anche voi qualche storia. Tristemente vera.

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