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Hungry Hearts: entusiasmo per il film di Costanzo
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Hungry Hearts, il quarto lungometraggio di Saverio Costanzo è approdato ieri alla Mostra del Cinema di Venezia (come già il suo terzo, La solitudine dei numeri primi, nel 2010). Era il secondo dei tre titoli italiani in concorso (all'appello manca ancora solo Il giovane favoloso, il film di Martone su Leopardi, che verrà presentato oggi stesso) e ha riscosso un grande successo, in primis nella proiezione dedicata alla stampa.

Saverio Costanzo

Hungry Hearts (2014): Saverio Costanzo

Girato a New York, in 16 mm (Costanzo si rifiuta di passare al digitale), il film è tratto dal romanzo Il bambino indaco, di Marco Franzoso e racconta una storia che ha spesso molti echi nella cronaca (clamoroso il recente caso di due genitori Testimoni di Geova scappati da Londra con il figlio malato di tumore): quella di una coppia dove entrambi o uno dei genitori aderiscono a una fede o fanno scelte che finiscono per avere importanti ripercussioni sulle scelte legate alla salute dei figli.

Il caso di Jude (Adam Driver) e Mina (Alba Rohrwacher), i personaggi principali della vicenda narrata da Costanzo, è di questi. Conosciutisi da poco a New York, innamoratisi in fretta e altrettanto velocemente divenuti genitori di un bambino, devono confrontarsi con l'idea che si fa strada in Mina: il suo sarà un bambino indaco, ovvero un bambino speciale, la cui unicità dovrà essere preservata, sottraendolo il più possibile alla "contaminazione" di un mondo devastato dall'inquinamento. E poiché il primo compito di una madre è quello di nutrire e proteggere, ecco che Mina decide che l'alimentazione del piccolo dovrà essere assolutamente sana: un'alimentazione vegana, ovvero totalmente priva di qualsivoglia proteina animale. E che parimenti il suo piccolo predestinato dovrà evitare ogni tipo di agente comtaminante e di esposizione che possa risultargli nociva.

Jude, il padre, la asseconda, per amore. Fino a quando si scontrerà con un terribile verità: qualcosa nell'organismo del bambino non sta andando come dovrebbe. Il piccolo non cresce ed è addirittura in serio pericolo di vita. Inevitabile che di colpo l'armonia nella coppia si rompa e che ne nasca la ricerca disperata di una soluzione.

È naturale, dato il soggetto, che oltre a indagare il rapporto nella coppia e la psicologia di Jude e Mina, oltre a quello della madre di lui, Anne, interpretata da Roberta Maxwell, il film offra un'imprtante spunto di riflessione sul tema della scelte personali e sul modo in cui esse si riverberano sui figli. In una società dove le spinte centrifughe del pensiero new age portano a derive di ogni genere, anche l'applicazione della (sacrosanta) ricerca di una forma di salute possa a sua volta incarnare malesseri e veicolare disagi, come sembra suggerire senza mezzi termini il film di Costanzo. E se il film non si farà certo amici tra i vegani o i sostenitori dell'"organic" a ogni costo, ma anche solo tra le madri (qui una riflessione che punta stigmatizzare proprio questo aspetto), va detto che i critici presenti alla proiezione della stampa al Lido hanno mostrato di aver gradito moltissimo la pellicola.

Il gradimento è pienamente confermato dalle recensioni di due dei nostri a Venezia, Spaggy & EightandHalf. Per loro il film di Costanzo ha fatto davvero en plein, ed entrambi hanno tributato il massimo voto alla pellicola, 5 stelle senza dubbi.

"Hungry Hearts prescinde il genere, parte da un'appassionata storia d'amore, iniziata nella maniera più divertente (la prima scena è esilarante, ed è l'unica a mdp fissa) e diventa a poco a poco uno psicodramma, un thriller, e infine quasi un horror a tutti gli effetti." Scrive EightandHalf, svelandoci come la crescita della tensione narrativa produca un effetto terrorizzante nello spettatore

Le testimonanzie delle loro visioni le trovate qui. Rosemary's baby sempre essere dietro l'angolo, ma qui l'orrore ha "solide basi razionali": "La tensione infatti cresce a dismisura quando non si sanno più che pesci pigliare, e non si sa davvero come porsi di fronte a una madre impazzita che cerca di controllare maniacalmente il figlio, ma di farlo anche con rigore, attenzione, razionalità. Insomma uno stato pericoloso e letale, quello di una follia ponderata, controllata, attenta, geometrica. Mostruosa."

Alba Rohrwacher

Hungry Hearts (2014): Alba Rohrwacher

Mostruosa anche perché liminale: non è qui la follia a essere tematizzata. Mina non è pazza: la soluzione sarebbe troppo semplice. Parte delle sue istanze sono pienamente condivisibili e comprensibili. Chi non desidera sottrarre i propri figli all'inquinamento, ai cibi industriali, alle intossicazioni? Tuttavia, come dice Spaggy: "I cuori affamati spesso perdono la lucidità. Affamati d’affetto, non riescono a percepire quale sia la vera realtà che li circonda, rifugiandosi in chimere effimere, fantasiose e al limite con la follia." È proprio Spaggy a mostrarci come il disagio in Mina sia la solitudine. Non a caso Costanzo l'ha voluta straniera in una città splendida ma pur sempre aggressiva come New York. È così che "follia e genio procedono di pari passo e si sposano in Mia, interpretata da una ottima Alba Rohrwacher (ormai specialista nei ruoli da disadattata), la cui lucidità della scena iniziale lascia presto il posto a una discesa negli inferi senza precedenti, a una fame di vita che abbandona il metaforico per farsi concreta, a un modus vivendi in cui niente è lasciato al caso".

 

Per una lettura più completa delle recensioni vi rimandiamo alla scheda del film dove naturalmente le trovate entrambe.

 

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