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Sicilia Queer FilmFest - Cortometraggi pt.2
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Dopo ben tre proiezioni pomeridiane di altrettanti lungometraggi (Pelo Malo di Mariana Rondon, Fuoristrada di Elisa Amoruso e il bellissimo Something Must Break di Ester Martin Bergsmark, seguito da un dibattito in presenza del regista), alle 22,30 si è partiti con la seconda tornata di cortometraggi in concorso. Sette cortometraggi dalla qualità sempre alterna, come nei primi dieci, stavolta però, in media, superiori. Il Queer ha fornito agli spettatori delle fotocopie su cui elaborare giudizi subito dopo la visione dei vari cortometraggi, per stabilire infine, in occasione della premiazione di mercoledì, le preferenze del pubblico. 

 

Fliehkraft di Benjamin Teske narra della storia di Leonie, transessuale che tenta di tornare a vestire i panni di un uomo, nel tentativo di trovare un nuovo rapporto più pacifico con i genitori. Il ritorno al lunapark dove i primi due lavorano però sarà all'insegna del fallimento, nella consapevolezza di stare cercando di vivere in panni non suoi. Un film poco convincente, stretto attorno il canovaccio stranoto della tolleranza e dell'accettazione. Nessun brivido, nessuna emozione: la scena del gioco in cui per forza centrifuga si è appiattiti contro le pareti di un grande vano a cilindro non riesce nemmeno a citare Truffaut. Sarebbe stato un minimo motivo di interesse. Voto: **

 

 

La benedizione degli animali di Cosimo Terlizzi è una strampalata e surreale storia priva di dialogo e solo ricca di inquadrature di animali che vivono in comunione fra di loro, in una strana condizione di purezza da cui siamo separati soltanto dal fatto di "starli osservando". Un uomo cerca disperatamente di trovare un contatto con l'immediatezza di simili creature (pavoni, pecore, anatre, galli, tacchini..), riuscendo infine a trovare il proprio "verso" con una trombetta. La scuola è quella di Michelangelo Frammartino: immagini ferme, contemplative, naturalistiche, alla ricerca costante di piccoli frammenti di poesia. Molto particolare, molto poco queer. Voto: ***1/2

 

Land Of My Dreams è forse il film più controverso e particolare dell'intera rassegna, dopo Buffalo Death Mask. La storia inizia con l'arrivo di una ragazza in una località (portoghese?) in cui reincontra sua madre, con cui ha inizio una collaborazione lavorativa: la madre incoraggerà degli uomini a pagare per vedere e palpare le bellissime fattezze della figlia mentra questa è impegnata in uno spogliarello. La degenerazione edonistica degli uomini, atti ben presto all'onanismo più impudico, spinge a un climax quasi lynchiano della portata altamente ambigua. E il tutto si tinge di ancora maggior bizzarria dal momento che la madre e la figlia provano forte attrazione l'una verso l'altra. Particolarissimo, vibrante, morboso, un corto (diretto da Yann Gonzalez) che meriterebbe certo maggiori riflessioni e ragionamenti. Se si comprendono infatti le domande capitali su amore, sesso, vita e maternità, sorgono spontanee domande sull'estetica e su certi altri contenuti. E certo questo porta punti a favore. Voto: ***1/2

 

 

Hazel è un adorabile pastiche irriverente e discretamente crudele, diretto da Tamer Ruggli, che riflette come molti altri corti queer sul rapporto con i genitori e, in questo caso, con una madre tanto bigotta da sfiorare e oltrepassare il limite della paranoia. Un bambino viene colto dalla madre nell'atto di ballare e viene addirittura portato da una santona che cerca di oscurare le fantasie omosessuali del bambino con quelle eterosessuali (ma per nulla eccitanti) ispirate da un video in cui la santona stessa si muove in maniera sinuosa ma in realtà ridicola. Adorabile. Voto: ***1/2

 

 

Mecs Meufs è un breve film francese di Liam Engle, un giochetto che rielabora gli stereotipi per prenderli un po' in giro. Un uomo si ritrova catapultato in un mondo "al contrario" in cui sono le donne a rimorchiare e ad avvicinare gli uomini e non il contrario. Le conseguenze saranno anche peggiori di quelle che si verificano in realtà: alcune donne arriveranno a violentarlo, dimostrando un'istintualità ancora più sovraccarica e invadente di quella degli uomini. Ma quando ritornerà nel mondo "reale", avrà una nuova sorpresa...stranamente, poteva durare anche meno. Funziona qualche risata, ma è tutto abbastanza generalizzato, poco graffiante e anche pochissimo affascinante dal punto di vista visivo. Godibile, sicuramente. Voto: ***

 

 

 

Electic Indigo è diretto da Jean-Julien Collette, regista belga. Dall'idea di immaginarsi il matrimonio fra due uomini eterosessuali (paradosso su cui si gioca fin troppo), il film racconta delle vicende della piccola Indigo e dei suoi dubbi riguardo la sua origine. Ancora una volta la genitorialità ha un ruolo preponderante: in che misura i due genitori uomini hanno causato il lesbismo della figlia? Generalizzando, il film sfocia nel melodramma più forzato e artificioso, demolendo una prima parte un po' più convincente. La sceneggiatura funziona, ma è più ipocrita di quel che sembra. Voto: ***

 

 

Dog Meet Goose, ultimo pezzo forte del concorso Queer Short, meriterebbe come Buffalo Death Mask e Two Boys And A Sheep il premio. Si narra dell'acido e cinico confronto fra due uomini, un giovane che si dichiara gerontofilo e un vecchio con due brutti precedenti riguardanti atti osceni in luogo pubblico. Mentre sale la tensione erotica fra i due, che si incontrano nella casa del secondo, sale anche l'incertezza, il dubbio, dalla parte dello spettatore. Fino a due rivelazioni finali forzate ma anche straordinariamente cattive, disperate, allucinanti, tanto da classificare il film di Jon Crawford, USA, direttamente fra i primi della lista. Siamo dalle parti di Todd Solondz, soprattutto in fatto di crudeltà. Voto: ****

 

A questo punto si aspetta l'11 giugno sera per conoscere il verdetto della giuria. Trattandosi di un festival queer finora negletto e poco sentito, i criteri di giudizio potrebbero essere distanti da quelli dei normali festival (spesso campati in aria). Si spera in questo.

 

Il Queer prosegue splendidamente.

 

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