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Cara compagna di Adua....
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Puttana, zoccola, bagascia, troia, malafemmena, donna di malaffare, donna di facili costumi, lucciola, escort...tanti nomi per descrivere quello che pare essere il lavoro più antico del mondo.

La prostituta.

Non è facile stare su una una strada, di notte o di giorno, con i fanali delle macchine che ti spogliano prima delle mani.

Mani poco gentili, veloci, dure, sbrigative. Vogliono quello per cui hanno pagato (in anticipo, pochi maledetti e subito), senza troppe chiacchiere... o forse vogliono solo chiacchiere, anche per quelle pagano.

Sul ciglio della strada, con il freddo o con il caldo, spiano chi spia da dentro le macchine. Macchine che celano all'interno le tracce di una vita “normale”: un seggiolino per bambini, le bollette da pagare, la borsa ecologica per la spesa, una fotografia stropicciata che sbuca dal cruscotto.

La prostituta non fa parte di quella parte di vita “normale”, viene pagata per soddisfare quello che non si può avere alla luce del giorno.

Straniere o italiane, piccole o alte, belle o brutte, grasse o magre, donne o no, nere o bianche, sono tutte nude e indifese quando si trovano su una strada.

Ancora una volta una donna è stata vittima forse di un serial killer, di quelli che abbinati al paese di Scandicci rimuovono dolorosi ricordi.

 

Questo post è dedicato a tutte quelle donne che per scelta o no si trovano a lavorare su un ciglio della strada, in balia di chiunque.

Una giovane compagna di Adua non c'è più, uccisa in un modo barbaro, senza pietà. Lascia una bambina di soli 3 anni... Io le sono vicina.

 

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