Regia di Virginia Zullo vedi scheda film
Luciano Vincenzoni, uno fra i più grandi sceneggiatori italiani, si racconta a ruota libera.
Ripreso nel suo studio, nel massimo agio e lasciato divagare a ruota libera con domande molto generiche, Luciano Vincenzoni si racconta. La sua storia corre in parallelo a quella del cinema italiano dei cosiddetti tempi d'oro: Vincenzoni ha cominciato fornendo ad Aldo Fabrizi il soggetto di Hanno rubato un tram (1954) e ha successivamente collaborato - fra gli altri - con Pietro Germi, Mario Monicelli, Luciano Salce, Carlo Lizzani, Sergio Leone, Dino Risi, Elio Petri e Steno. In pratica con tutti i più grandi registi nostrani, contribuendo oltrettutto con il suo lavoro a creare un rapporto sinergico con colleghi del massimo valore (Age e Scarpelli, Flaiano, Sonego) e a formare con la sua opera nuovi scrittori di cinema volenterosi e preparati; ma il primo a dolersi del ricambio generazionale non all'altezza delle aspettative è lo stesso Vincenzoni, megalomane ed egocentrico per sua stessa ammissione. Certo, si intuisce facilmente che la gran parte dei suoi racconti sono del tutto inverosimili, romanzati all'eccesso e carichi di dettagli fra l'assurdo e l'improbabile; ma il gusto dell'affabulazione non potrebbe mancargli ed è un piacere vero starlo ad ascoltare mentre rievoca il suo primo contratto degno di tale nome (con Dino De Laurentiis) o gli screzi, poi ricomposti, con Germi. La cosa più interessante e al contempo il principale rimpianto dell'opera è che poco tempo dopo questa lunga intervista il protagonista morirà, a 87 anni (in chiusura lo ricorda una didascalia). Prodotto a basso budget, in tutta evidenza girato senza un canovaccio ferreo, Lover, Poet, Magician! sa però farsi apprezzare per gli interessantissimi contenuti. Peccato per la durata limitata a poco più di tre quarti d'ora. 4,5/10.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta