Regia di Camillo Mastrocinque vedi scheda film
Prima collaborazione fra Totò e Camillo Mastrocinque, su soggetto dello stesso De Curtis. Modesta e piuttosto slegata la trama, messa lì ad uso e consumo delle gags del principe della risata, ma alcuni momenti comunque divertono.
La prima di una lunga e fruttuosa collaborazione tra Totò e il regista Camillo Mastrocinque arriva nel 1954 partendo, per una volta, da un soggetto scritto dallo stesso Totò (che curiosamente appare nei titoli di testa come Antonio De Curtis alla voce soggettista, ma Totò come sceneggiatore ed interprete). Il livello non è quello delle molto più riuscite commedie che verranno (“Totò, Peppino e la malafemmina”, “La banda degli onesti”, “Totò, Peppino e i fuorilegge” solo per citarne alcuni), limitandosi a una trama semplice e piuttosto slegata tra le sue varie parti, messa lì al solo scopo di permettere al grande Totò di dar sfogo alle sue sfrenate gags. Belli comunque alcuni momenti, dalla canzone che mette su nel ritrovo degli esistenzialisti alla parte in cui si improvvisa bandito, mentre tutta quella all'inferno (curiosamente a colori, mentre il resto del film è b/n) richiama molto il primissimo Totò, stile che personalmente ritengo molto meno efficace e divertente di quello che verrà proprio a partire da metà anni '50. Non fu peraltro questo nemmeno un gran successo al Box Office, contrariamente a quanto accadeva per la gran parte dei film interpretati da Totò.
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