Regia di Tim Kirkby vedi scheda film
Lo humor nero e politicamente scorretto del comico australiano Jim Jefferies si scatena in un’ora e un quarto di monologo spietato, contro tutti e contro sé stesso. Unico filo rosso: la sua mai nascosta passione eccessiva per l’alcol.
Se razzismo e sessismo vi indignano a prescindere, lasciate perdere Jim Jefferies, quantomeno a questo punto della sua carriera (siamo al terzo special televisivo: comico relativamente giovane, ma non troppo); in Alcoholocaust lo stand up comedian australiano infatti utilizza argomenti politicamente scorretti come veicoli per giungere a far deflagrare le sue battute, mettendosi contro lesbiche, musulmani, cristiani e handicappati – tra i tanti. Ma a ben guardare sotto la scorza di crudo sarcasmo, i racconti (perché tutto il suo materiale è strutturato per aneddoti personali) di Jefferies sono assolutamente pacifici e tolleranti, mirano a demolire le distanze tra gli esseri umani mostrando come tutti viviamo nelle stesse miserie e nelle stesse sofferenze. A partire naturalmente dallo stesso comico, che per tutto il monologo si prende in giro per la sua smodata passione per l’alcol, tanto da scolarsi ben tre birre medie durante l’esibizione: Jefferies non sminuisce il problema, semplicemente invita ad accettare le nostre debolezze, giusto o sbagliato che sia. A conti fatti si tratta in ogni modo di un monologo parecchio sboccato e non destinato a qualsiasi tipo di audience, è giusto rimarcarlo: per farsene un’idea, basti sapere che l’ultima ventina di minuti è impegnata nel racconto di una visita al bordello insieme a un amico in stato semivegetativo; il resto dello spettacolo non tocca temi molto più leggeri, ecco tutto. Molto buona l’intesa con il regista Tim Kirkby. 6/10.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta