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REGISTI EMERGENTI : INTERVISTA A CARLO FUSCO.
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INTERVISTA A CARLO FUSCO. CANNES 2015.

 

Uno  degli incontri più emozionanti che abbiamo avuto al Festival del Cinema di Cannes 2015, è stata l’intervista che il regista Carlo Fusco ci ha concesso sulla famosa Croisette. La filmografia del giovane regista potentino, classe 1977, è di tutto rispetto e aver la possibilità di chiarire direttamente con lui, alcune tematiche presenti nei suoi film, è un’occasione ghiotta a cui non si può resistere.

<< Sono venuto al Marchè di Cannes per presentare due miei film, “Vento di Sicilia” che ho realizzato nel 2012 e “Kidnapped in Romania” che ho girato nel 2014. Inoltre ho in postproduzione l’ultimo mio film, in ordine di tempo, dal titolo “ The Slider”. Questi, diciamo , sono gli ultimi tre film che ho fatto. >>

                                                                      

Carlo Fusco è vestito in modo molto balneare, il caldo in Costa Azzurra si fa sentire e per ripararsi dal sole, indossa un cappellino militare che fa molto Vasco Rossi e sottolinea il carattere combattivo di questo ragazzo del Sud.

<<The Slider è un thriller psicologico, racconta la storia di una coppia a cui viene a mancare il figlio. La donna cade in depressione e l’uomo in uno stato di disperazione. Ma il finale a sorpresa rivelerà che non tutto è come sembra. I due attori protagonisti sono Ervin Bejierì e Leva Lykos. E poi sono presenti alcuni attori americani, Bruce Davison, che ha lavorato in “X-Men”, Tom Sizemore (“Salvate il soldato Ryan”), Daryl Hannah che ha recitato con Tarantino, Hal Yamanouchi ( “Volverine”) e Maia Morgenstern che è stata diretta da Mel Gibson in the Passion nel 2004. Sono tutti attori molto bravi per una storia diversa, dal genere action mafia che ho sempre girato io. Mi sono voluto mettere in gioco.>>

Gli occhi azzurro cielo di Carlo Fusco, brillano nel sapore della sfida: perché il trentottenne regista italiano ha sempre dovuto lottare per imporsi, fino dagli inizi in terra di Lucania, con il papà operaio e la mamma casalinga, quindi il trasferimento a Roma per inseguire il suo sogno, il diploma i ragioneria e gli studi  in Cinematografia. Il primo lungometraggio, dal titolo”Una roccia spezzata”,  lo firma nel 2007 con Franco Nero  come attore protagonista.

                 

                                                                                                   

<< Attualmente vivo e lavoro in Romania, dove mi trovo molto bene. E’ più facile lavorare, c’è meno burocrazia  e  puoi contare su  professionisti del settore di alto livello, con costi di produzione decisamente più ragionevoli che in Italia.  Tanto è vero che gli ultimi due film , “Kidnapped in Romania” e “The Slider”, li ho girati interamente in Romania. “Kidnapped in Romania”, a cui stiamo apportando le ultime rifiniture in studio,  è una storia molto particolare perché racconta di un rapimento, fatto per dei motivi legati al passato di uno dei protagonisti. Anche in questo film, in cui mi avvalgo di un cast internazionale, oltre al grande Paul Sorvino,  di cui basta ricordare l’interpretazione mitica in  “Quei Bravi Ragazzi” di  Scorsese, ho avuto al mio fianco Michael Madsen, attore feticcio di Quentin Tarantino, a cui mi lega una fraterna amicizia e grande stima reciproca.>>

 Anche quando parla delle star di Hollywood, Carlo Fusco non perde la sua semplicità  , sebbene il pacchetto di sigarette sigillato gli giri vorticosamente nelle mani, denunciando un po’ di tensione emotiva. Gli domando se sia difficile dirigere attori americani.

                                                 

<< No caro Lu. Contrariamente a quanto si pensa gli attori americani sono molto disponibili. Molto più degli italiani. A questo proposito ti racconto un aneddoto su Danny Glover ( Arma Letale), che ho avuto l’onore di dirigere in “ Vento di Sicilia”. L’ho conosciuto per caso qui a Cannes, qualche anno fa. Dopo due chiacchiere mi ha dato il suo cellulare privato.  Abbiamo parlato di un progetto. Ci siamo conosciuti. Gli ho mandato un mio vecchio film. E’ nata una amicizia e ha partecipato a “ Vento di Sicilia”. Un approccio completamente diverso che con gli attori italiani. Questo mi ha spinto sempre di più verso gli attori stranieri. Inoltre sono molto più professionali. Mettono passione e anima nel loro lavoro, anche se il film è indipendente e a basso budget. Non gli interessa solo apparire, rischiano in proprio, insomma una mentalità diversa, più aperta.  Al contrario il sistema italiano è un po’ un circuito chiuso. Se fai un film indipendente storcono il naso, gli attori italiani non si toccano  e prima devi parlare con il manager. L’attore magari lo vedi solo sul set: a me questo non piace.>>

                                                                          

                                        

Un po’ di rabbia dentro Carlo Fusco deve averla per forza. Quella rabbia positiva che ti spinge a realizzare i progetti, che ad altri sembrano impossibili. Lo osservo con attenzione mentre racconta di Michael Madsen, di Steven Bauer  (“Scarface”), di John Savage ( “Il Cacciatore”) ed altre star che ha diretto nei suoi film : le sue parole scorrono pacate e rassicuranti, il tono è di una persona umile che ama quello che fa, senza sovrastrutture e toni arroganti.

                     

                                                                                             

 

       

         

                                                                                                                                               

                                                                 

<< Ti racconto questo aneddoto per farti capire le differenze tra attori americani e italiani. In “Vento di Sicilia” con Danny Glover, una delle ultime scene era in notturno  e finiamo alle tre di notte. Lui aveva l’aereo da Catania per gli States, alle sette di mattina. Lo accompagno all’aeroporto in macchina. Dieci minuti dopo mi arriva una mail, in cui il suo manager mi chiede, su indicazioni di Danny, se io mi ero trovato bene a lavorare con lui. Se l’avrei richiamato in seguito. Mentre leggevo e rileggevo, non credevo ai miei occhi! Un professionista di quel calibro, che ha lavorato nelle maggiori produzioni americane, che mi chiede se mi sono trovato bene con lui!  Certo sul set ci sono stati alcuni momenti difficili, se pensi al tipo di  produzioni o a cui era abituato in America: dieci camion, troupe di quaranta persone…noi eravamo dieci persone in tutto! Compreso lui!  Ma ha girato senza problemi ed  è stato un professionista impeccabile. Questo è un ricordo indelebile  per me. Un attore italiano del suo livello, non so’ se l’avrebbe fatto.>>

Intorno a noi la frenesia del Festival. L’andirivieni continuo di persone del mondo cinematografico e i curiosi, che in questi dodici giorni, affollano la perla della Costa Azzurra. Il mondo sembra concentrarsi qui.

<< Con Michael Madsen è nata una amicizia particolare. Michael pur essendo stato diretto da grandi registi, da Barry Levison a Oliver Stone, da Donaldson a Kasdan, Newell, Zucker e altri ancora, per diventare uno degli interpreti simbolo del pensiero di Quentin Tarantino, ha conservato la passione e l’umiltà dello sconosciuto. Lo considero un amicone, una di quelle persone con cui uscire in compagnia alla sera , ma che quando è il momento di lavorare esprime tutta la sua arte interpretativa. Io non parlo bene l’inglese, eppure questi grandi attori che ho diretto, mi parlavano lentamente in modo che io potessi capirli. Steven Bauer addirittura, che “parlicchiava” la nostra lingua, mi ha chiesto di rivolgermi a lui in italiano. Tutto nella semplicità più assoluta, sia sul set che fuori dal set. John Savage, per approfondire il suo personaggio in mia compagnia,  anche durante la pausa pranzo, rinunciava al ristorante per mangiarsi un panino al mio fianco. Seduto su un muretto di scena, in mezzo alla strada. Gesti che  colpiscono e ti fanno comprendere quanto professionismo c’è in questi attori. Non so’ quanti attori italiani avrebbero avuto lo stesso modo di agire.>>

 

 

 

                                          

 

 

 

E’ il momento dei saluti. Mi spiace, perché parlare con Carlo Fusco è molto coinvolgente. Vedi sprizzare da tutti i pori la sua forza interiore e il desiderio di raccontare storie di rivincite: gli stessi sentimenti che elabora nei suoi film e che sono l’eredità di una terra che  non ha dimenticato. Attendiamo l’uscita in Italia  di “Kidnapped in Romania”, prevista,  dopo Usa e Giappone, entro l’anno in corso, mentre per “The Slider” si punta al Festival di Berlino 2016. Infine si congeda,  confidandoci  che il suo prossimo progetto, lo girerà in Italia: noi speriamo ardentemente che accada, perché Carlo Fusco,rappresenta per noi amanti  del Cinema di “ periferia,” una delle realtà più potenti e significative, sia nel messaggio che nella tecnica di regia. Carlo è un messaggio di speranza per quegli autori che rischiano in proprio, senza grandi potentati alle spalle, per questo motivo noi gli auguriamo tanti film di qualità.

Lu Abusivo

    

    

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