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Dying for Sex

1 stagioni - 8 episodi vedi scheda serie

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La recensione su Dying for Sex

di mck
8 stelle

“Fontana! Fontana!”

 

Sesso, sesso, sesso: fino alla nausea (per lo spettatore, forse, non certo per la protagonista), allo scopo di combattere un altro tipo di nausea, quella della consapevolezza di aver imboccato la strada che porta verso l’orizzonte della chetosi, dell’insufficienza multi-organo e poi dei gorgoglii, dei rantoli e dei singulti terminali, fino all’ultima espirazione, che non sarà seguita da un’ulteriore inspirazione.

 

 

Immaginate (se avete la fortuna di doverlo fare per riuscire a sperimentarne vagamente contezza) di avere un cancro metastatico al quarto ed ultimo stadio (non che la fresca diagnosi di un tumore confinato all’area di origine non vada bene) e di assistere a “Dying for Sex”: vi considerereste più strani – a prescindere dal fatto che innanzitutto abbiate deciso di assistervi, e senza per forza consegnare un’accezione del tutto benigna o maligna alla parola “strano” – se vi ritrovaste ad odiare la serie o se vi piacesse? Consolatevi: sareste strani in ogni caso. Tutta la Natura è strana. E anche bellissima, pare. Almeno fino al momento in cui decide di cambiare/rinnovare il punto cosciente da cui auto-contemplarsi, dismettendone uno, voi, per assumerne un altro, nuovo, che vi sostituisce in tutto e per tutto. L’Universo, come un frattale/insieme di Mandelbrot (da Fratou/Julia), data la "semplice" equazione iniziale di Zn+1 = Zn² + C, ulteriormente riassumibile/riducibile nella formula reciproco-iterativa Z = z² + C [utilizzata da Arthur C. Clarke in “The Ghost from the Grand Banks” del 1990 ("il Fantasma del Titanic", Rizzoli, 1994) e poi sviscerata in “Fractals: the Colo(u)rs of Infinity (Is God a Number?)” di Nigel Lesmoir-Gordon del 1995], prima si auto-genera/scrive all’infinito redando la propria mappa in scala 1:1 con piccole increspature sulla superficie di espansione, ovvero quegli errori di trascrizione che si moltiplicano e tramutano nelle “endless forms most beautiful and most wonderful”, e poi si auto-fagocita/legge: genitore/dio crudele di sé stesso i cui figli sono le sue storie, che si ascoltano avverarsi. L’uroborica mitopoiesi cosmogonica si rinnova indifferente a sé stessa. Oppure è il pastafariano Mostro Volante degli Spaghetti: ma a quel punto, che importa? E “Tienimi la mano” è tutto ciò di cui si ha bisogno e che si può sperare di - più che dare - ricevere per un’ultima - quell’ultima - volta.

 

 

Esplorando i vasti e comuni a tutti territori dell’esistenza già affrontati in altra maniera (diversa: non certo migliore, ma neanche molto peggiore) ad esempio, per rimanere in zona seriale, da “The Big C” di Darlene Hunt (Showtime, 4 stag., 40 ep., 2010-‘13) e da "Wanderlust" di Nick Payne (BBC/Netflix, 1 stag., 6 ep., 2018), così come da innumerevoli altri prodotti letterari, cinema-fotografici, musicali, pittorici, scultorei e financo architettonici, questa “Dying for Sex” (FX/Hulu, 8 ep., 2025), creata, sviluppata e, con altri sei sceneggiatori, scritta…

– basandosi sull’omonimo true-podcast di Nikki Boyer (Wondery, 6 ep., 2020), che compare in una particina, testimoniante di come la sua amica Molly Kochan affrontò il proprio morire, vale a dire il tempo che le restava da vivere, partendo dall’attuale ritornante neoplasia proliferantesi e giungendo, tra le altre cose, ad un trauma infantile mai elaborato (il vicino di pianerottolo baffomunito e il mostro-senza-faccia, cancellata dagli anni o da una sub-volontà, se ne vanno con il primo orgasmo procuratosi non da sé: uno - pur amandola, ricambiato - per aver assolto al proprio compito, cosa che il marito per una ragione o per l’altra non era riuscito a fare, e l’altro per essere evaporato/esorcizzato con la piccola morte fornitale dal suddetto finitimo appartenente al genere opposto/complementare), passando per ondate di categorie sessuali dal BDSM in giù –

…da Elizabeth Meriwether (“Single Parents”, “Bless This Mess”, “the Dropout”) & Kim Rosenstock (“GLOW”, “Only Murders in the Building”), autrici in coppia di “New Girl” con Zooey Deschanel (Fox, 7 stag., 146 ep., 2011-‘18), facendo collassare sballandolo ogni risultato rivelatore rilevato dal test di Bechdel (che una tantum cede il passo allo snu-snu), porta allo sfinimento la questione eros contro thanatos, ma espletata la questione orgasmo eterosessuale raggiunto, muove a commozione annichilendosi/realizzandosi con una sincerità d’intenti abbastanza disarmante verso un finale ineludibile (e, per alcuni, sfortunatamente ben riconoscibile), pur con un ultimo slancio vitale (per chi persiste ostinatamente ad esistere). 

 

 

Michelle Williams (“Prozac Nation”, “Brokeback Mountain”, “the Hottest State”, “I’m Not There”, “Synecdoche, New York”, “Wendy and Lucy”, “Shutter Island”, “Meek’s Cutoff”, “Take This Waltz”, “Manchester By the Sea”, “Certain Women”, “Wonderstruck”, “Fosse/Verdon”, “Showing Up”, “the Fabelmans”), che - “Fact!” - non è Carey Mulligan, nei panni di Molly, e Jenny Slate (“SNL”, “Parks and Recreation”, “Joshy”, “Marcel the Shell with Shoes On”), in quelli di Nikki, compongono/completano un sistema orbitale binario alquanto meraviglioso: attorno a loro un terzo radioso corpo celeste, Sissy Spacek (“Badlands”, “Carrie”, “3 Women”, “Affliction”, “A Straight Story”, “In the Bedroom”, “Bloodline”, “The Old Man & the Gun”, “Night Sky”), e, a completare le danze, Jay Duplass (Prospect, Horse Girl, the Chair), Rob Delaney, David Rasche, Esco Jouley e Kelvin Yu.

 

- Oooh, c'è un odore interessante qui dentro! Come... di vagina e origano. Quello è un sedere? No, è una lampada.

 

- Quando hai capito che ti piaceva l'orgasmo-tortura?

- Aaah... Quando facevo propaganda per Obama, nel 2006.

 

- Non bere la pipì di mia figlia se non sai gestire la cosa, coglione!

Dirige Shannon Murphy con Chris Teague [anche co-direttore della fotografia ("Russian Doll") e co-produttore] e musicalizza Ariel Marx (“Shiva Baby”, “A Friend to the Family”), mentre in colonna sonora, supervisionata da Maggie Phillips (Safety Not Guaranteed, Fargo, Ingrid Goes West, Legion, the Handmaid’s Tale, Lucy in the Sky, Never Rarely Sometimes Always, Shining Girls, For All Mankind, Somebody I Used to Know, Leave the World Behind), scorrono Iris DeMent, Billy Childish & Holly Golightly, Kathy Heideman, Lynn Castle, Chappell Roan, Julianna Barwick, Big Thief, Unknown Mortal Orchestra, Kalbells e, “a tradimento”, un magnifico Daniel Johnston: “time is a matter of fact”.

 

 

* * * * (¼) - 8.25

 

“Fontana! Fontana!” 

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