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Dieci Capodanni

1 stagioni - 10 episodi vedi scheda serie

Serie TV Recensione

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La recensione su Dieci Capodanni

di supadany
8 stelle

Nel corso di un anno può succedere di tutto, soprattutto in questo ultimo periodo storico, che non ha mancato di regalarci sorprese, quasi sempre sgradite/inaspettate. Certo, va detto che le variabili in ballo sono parecchie e che si posizionano/muovono su più livelli, alcune controllabili altre semplicemente imprevedibili, di difficile e non completa gestione. A prescindere, bisogna considerare - sempre e comunque - le persone, con le loro virtù e i difetti, delle attitudini e delle mancanze, tra chi è nato per restare e chi invece tende a partire, tutti elementi che impattano sui rapporti, come quelli assegnati all’amore, che nasce e muore da un giorno all’altro ma che, in un certo senso, lascia dei segni destinati a rimanere impressi, al massimo accantonati in un cassetto a parte per poi riemergere di punto in bianco al cospetto di un semplice/improvviso input.

Dieci capodanni è un gioiello dalla limpida finezza proveniente dalla Spagna, che (in)segue/scorta a distanza ravvicinata il legame tra un uomo e una donna nell’arco di un decennio, recependo e modellando svariati filtri/scostamenti, per rinnovarsi senza sosta. Per giunta, attua una configurazione altamente personalizzata, naturale e ventilata, che fa tutta la differenza del caso, anche perché, alla luce di qualità rare e preziose che spaziano dalla scrittura alla regia fino ad arrivare alle singole interpretazioni, mostra scampoli di vita reale, talmente tangibili e comuni da riuscire a calamitare/catalizzare la partecipazione di chi riesce a sintonizzarsi sulla sua lunghezza d’onda.

Madrid, capodanno 2016. Oscar (Francesco Carril Privacy, Un amor) è un medico internista che sta uscendo da una relazione turbolenta, un uomo introverso e ordinato, che programma ogni cosa seguendo abitudini precise e predeterminate. Ana (Iria del RioDanzando su cristalllo, Infiesto) lavora dietro al bancone di un bar ed è sul punto di trasferirsi in un’altra nazione, mostrandosi a tutti come una donna libera e vivace, che vive alla giornata.

I due si conoscono a una festa e trascorrono insieme una notte da favola, si salutano con dolcezza per poi ritrovarsi.

Negli anni a seguire, formeranno una copia affiatata ma non mancheranno gli attriti, tanto che saranno chiamati a compiere scelte che li porteranno su strade diverse, condizionati anche da quanto avviene attorno a loro, tra eventi fuori programma e ragguagli imposti dal destino.

Comunque vada, non potranno mai dimenticarsi del tutto.

 

 

Francesco Carril, Iria del Río

Dieci Capodanni (2024): Francesco Carril, Iria del Río

 

 

Creata da Paula Fabra (Un affare privato, Angela), Sara Cano (Angela) e dal talentuoso Rodrigo Sorogoyen (Antidisturbios, As bestas, Madre), che dirige – con classe da vendere a peso d’oro - anche quattro episodi (altri tre a testa spettano a Sandra Romero e a David Martin de los Santos), Dieci capodanni è una serie vibrante e componibile, ambientata - come da titolo - unicamente in corrispondenza di una festività, immancabile per tutti, lungo una decade. Una conformazione dall’essenza fragrante che determina spazi vuoti da riempire (cosa è successo nei 364 giorni precedenti?) e rotte da tracciare (cosa avverrà nei 364 giorni successivi?), un aspetto nodale che induce incessanti e aggiornati stimoli, che invita a farsi un’idea da rivedere/aggiustare costantemente, anche in base alle indicazioni che gli autori snocciolano con notevole/sapiente gradualità/abilità.

Entrando nella carne viva della faccenda, Dieci capodanni riprende e adatta dinamiche non del tutto nuove (vedi la versione seriale di One day o la scansione temporale e l’aderenza di Boyhood), per poi soffermarsi non tanto sui fatti quanto sugli effetti prodotti dagli stessi, evitando di spiattellare qualsiasi forma di equazione a buon mercato, riattaccando la spina da un episodio all’altro con invidiabile scioltezza, ritrovando l’equilibrio con incommensurabile facilità.

Dunque, coglie ripetutamente nel segno trasmettendo pulsioni vitali da tutti i pori, incastrando i pezzi a sua disposizione avendo ben chiaro in testa quale sia il suo centro di gravità senza per questo trascurare – con semplici ed efficaci grimaldelli - anche il variopinto contorno umano, tra parole e sguardi, gesti e pensieri, grandi passi e giornate storte, dipartite e nascite, tentazioni e malinconia, passando - mediante appositi anelli di congiunzione - dall’avere i piedi ben piantati per terra a perdersi tra le nuvole.

Una serie matura e premurosa, costituita da dieci congiunzioni astrali che prosperano a targhe alterne, attraversate da piccole vicissitudini quotidiane e da fattori esterni, capace di raggruppare tante persone intorno a un tavolo (episodi 2 e 4) così come di trasferirsi altrove (la vacanza a Berlino del 5), di affrontare sfide gravose (il Covid nel 6) o nuove condizioni (Ana che si rifà una vita a Lione nel settimo capitolo), di concentrarsi solo su Oscar (episodio 6) o su Ana (episodio 7), con innumerevoli ornamenti e qualche gustosa curiosità (a un certo punto, gira tra le mani dei protagonisti il dvd de La meglio gioventù, che Ana vorrebbe godersi tutta d’un fiato il primo gennaio).

Parimenti, alcuni episodi si distinguono per una realizzazione tecnica nettamente superiore alla media, come quello introduttivo, che volteggia in alto, toccando il cielo con un dito e scorrendo con un’agilità spaventosa, quello che si sposta a Berlino (con tanto di nottata in un club techno, per un’immersione totale e un magistrale guizzo mentale) e il capolinea (girato come se fosse un ragguardevole e intimo film d’autore da camera), mentre Iria del Rio e Francesco Carril sono due volti della porta accanto, un particolare determinante che li avvicina ulteriormente al pubblico, che forniscono altrettante interpretazioni meravigliose, per come si calano nelle variegate situazioni che sono chiamati a fronteggiare, ponendo in rilievo una complicità fuori dal normale, tra scene di sesso trascinanti e screzi indispettiti, con stati d’animo esternati mediante una spontaneità a dir poco impressionante.

 

 

locandina

Dieci Capodanni (2024): locandina

 

 

In sintesi, Dieci capodanni è un colpo al cuore, una pregevole mistura di sentimenti, un prodotto che ama dare del tu e che richiede/necessita di essere vissuto/ricevuto in modo proattivo. Con molteplici fiori all’occhiello, per un girotondo tra tanti interni, che incuba/custodisce/esibisce sospiri pensierosi e crepe debilitanti, fughe dolorose e ritorni incerti, atolli felici e prigioni che debellano il sorriso, con conti che non tornano quasi mai del tutto (almeno non come agognato) e un futuro da (ri)scrivere, un passo dopo l’altro, imparando – quantunque sia inevitabilmente faticoso – ad acciuffare quanto di buono la vita concede.

Profondamente autentico e accurato, gratificante (per chi entra nella sua lunghezza d’onda) e dannatamente disinvolto.

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