1 stagioni - 6 episodi vedi scheda serie
CIAK MI GIRANO LE CRITICHE DI DIOMEDE917: DOSTOEVSKIJ
C’è chi lo ha paragonato al primo True Detective, vuoi per l’elemento di serialità oppure per questo basso Lazio che ricorda sempre di più la paludosa Luisiana.
C’è chi ci ha visto il David Fincher più dannato e sulfureo con un serial killer che lascia messaggi in codice con una calligrafia molto simile a Zodiac ma che uccide come un moralizzatore che vuole punire chi non capisce quanto possa fare schifo la vita (da una felice famiglia con bambina a seguito sterminata con un colpo in fronte, ad una coppia carbonizzata mentre sta facendo l’amore fino ad un obeso sgozzato in un lavaggio auto) e di un investigatore tormentato che sotto sotto nasconde un demone molto più pericoloso di quanto possa sembrare. Una specie di Brad Pitt che ti lacera l’anima, ti deperisce il fisico e che non può essere visto nemmeno da una colonscopia.
Dostoevskij è soprattutto l’esplosione massima del cinema e del talento dei Fratelli D’Innocenzo.
Abbiamo l’infanzia violata da un ambiente che dovrebbe proteggerli ma che in realtà si trasforma nella Città dei bambini tormentati.
Abbiamo un mondo adulto che si rivela dominato da istinti pedofili e fortemente plagianti. Istinti che si nascondono sia dietro il padre più bravo del mondo che nei maestri di vita che dovrebbero insegnarti la distinzione tra il bene e il male.
Abbiamo tanta acqua, l’elemento principale di America Latina che qui è rappresentata dal fiume che trasporta via tutto il passato doloroso una sorta di Mystic River che dovrebbe custodire i segreti della malvagità.
Se la regia dei gemellini tremendi rasenta la perfezione, tanto merito all’altissima qualità del prodotto finale va dato ad un cast in stato di grazia.
Filippo Timi fin dalla prima immagina ci porta dentro l’inferno del suo personaggio. Il suo Enzo Vitello è un poliziotto che non accetta quello che è, è un uomo stufo di fingere di essere quello che è, è un uomo che decide di suicidarsi ma che viene salvato da questo serial killer che riesce a dare un senso alla sua esistenza. Tra i due non c’è solo una sfida, ogni omicidio è un modo per comunicare il proprio malessere, di raccontarsi e capirsi.
Dostoevskij è un film sul mostro che si nasconde dentro di noi, che aspetta solo il momento giusto per emergere e imporsi. È un film fortemente pessimistico dove tutti i personaggi coinvolti si fanno violenza e si torturano e martorizzano il proprio corpo.
Da vedere per credere il porno interraziale girato da Ambra, la figlia abbandonata di Enzo Vitello (una Carlotta Gamba che sembra uscita da Uomini che odiano le donne), e che invia a tutti via WhatsApp per umiliarsi o lo zelante Fabio Bonocore (interpretato dal fidato e sempre più affidabile Gabriel Montesi) che si trasformerà in una sorta di Frankenstein pur di scoprire la verità.
Fabio e Damiano D’Innocenzo non risparmiano niente allo spettatore, ci obbligano a guardare senza girarci di lato ma al massimo a guardarci dentro.
Perché sotto sotto, dentro di noi abbiamo un Dostoevskij che aspetta solo il momento giusto per emergere e cambiare totalmente la tua vita.
Voto 9
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