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Petra

2 stagioni - 8 episodi vedi scheda serie

Recensione

Stagione 1

  • 2020-2020
  • 4 episodi

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mck

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La recensione su Petra

di mck
5 stelle

Petra. Ligure.

 

 

L’ossimorica Petra Delicato, ispettore di polizia con due divorzi alle spalle, trasferitasi da Roma (e da questo PdV potrebbe benissimo chiamarsi Rocca, nel senso di Schiavone: il rapporto con la Capitale è solo il più evidente fra gli elementi di derivazione diretta) a Genova e poi catapultata (senza il suffisso “-si”) dall’archivio all’azione dura e pura sul campo, come appena detto, lavora in Liguria, e quindi, ebbene sì, lo dico io prima che voi stessi facciate 2+2, si tratta di una... Petra Ligure. (Ma mai una volta però che per trasferta compaia l'HotelGeppi.)

 

 

La serie investigativa (sviluppata per questa prima stagione lungo 4 episodi autoconclusivi per quanto riguarda le indagini e caratterizzata da una modesta orizzontalità narrativa) prodotta da Cattleya e Sky (con MiBACT e Regione Lazio), diretta da Maria Sole Tognazzi (“Passato Prossimo”, “l'Uomo che Ama”, “Ritratto di Mio Padre”, “Viaggio Sola”, “Io e Lei”) e sceneggiata -[basandosi s’un altra serie, quella (ancora in corso) di romanzi (che non ho letto) scritti da Alicia Giménez-Bartlett - composta, ad oggi, da 11 volumi licenziati a partire dal 1996, e pubblicati in Italia da (e chi se no?) Sellerio - e, in non so quale misura, sulla precedente ulteriore serie spagnola in 13 episodi del 1999 che metteva in scena, per forza di cose, i primi tre libri, ovvero quelli usciti sino ad allora]- da Giulia Calenda, Furio Andreotti e Ilaria Macchia e interpretata da...

 

 

...Paola Cortellesi (la più casta e pura fra le attrici italiane: “Macao”, “la Posta del Cuore”, “Mai Dire Gol”, “A Cavallo della Tigre”, “il Posto dell’Anima”, “Non Perdiamoci di Vista”, “Due Partite”, “Maraviglioso Boccaccio”, “gli Ultimi Saranno Ultimi”, “Figli”) e Andrea Pennacchi (teatrante e drammaturgo - “Trincee”, “Mio Padre” -, cinematograficamente in orbita Carlo Mazzacurati e Andrea Segre, e poi: “Leoni” di Parolin, “Suburra” di Sollima, “il Colore Nascosto delle Cose” di Soldini e “Resina” di Carbonera), condensa in ogni episodio di un’ora e venti un intero romanzo (i primi 4 della saga: “Riti di Morte”, “Giorno da Cani”, “Messaggeri dell'Oscurità” e “Morti di Carta”), e questo non le fa bene: a parte piccole ingenuità e semplificazioni nel veicolare la trama e nell’utilizzo (piegato a ciò) dei dialoghi -[impagabile la confessione di un colpevole che scandisce e sottolinea come la maniglia di una porta adoperata per sodomizzare una sua vittima fosse di ottone (“...e poi ho preso una maniglia di ottone…”: visto? Che vi avevo detto? Non parlo mica a vanvera, io! Eh!), e questo solo perché in precedenza la scientifica aveva identificato l’oggetto metallico usato per commettere quella parte dei crimine come composto da una lega di ottone: lo spettatore deve sempre trovarsi di fronte ad un pannello esplicativo che rechi la scritta "Voi Siete Qui"...]-, è proprio l’intera costruzione...

 

 

...a soffrirne: sceneggiatura e regìa (che ricerca, contiene ed esprime alcuni momenti alla “un Posto al Sole” tramite drone, ma sa anche scovare ottimi squarci e scorci di una Lanterna poco frequentata dal linguaggio audiovisivo) mostrano spesso la corda, e anche la recitazione (tempi stretti per le riprese?) segna spesso il passo, pur rimanendo, per contro e a sprazzi - assieme alla fotografia di Arnaldo Catinari (mentre il montaggio e le musiche - dei pur bravi Walter Fasano e Andrea Farri - spiccano di meno appoggiandosi molto al “genere”… chiamiamolo “fiction italiana media”) - uno dei punti forti del prodotto, che si lascia guardare.

 

 

* * ¾ (***)    

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