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Undone

3 stagioni - 17 episodi vedi scheda serie

Recensione

Stagione 2

  • 2022-2022
  • 8 episodi

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mck

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La recensione su Undone

di mck
8 stelle

Return to the Torn Curtain.

 

All’esatt’opposto di ciò che quasi in contemporanea platform streaming è accaduto per la 2ª stagione di “Russian Doll” (un’altra convergenza parallela fra i due lavori è un ritorno alla Storia, dal presente alla WW2: qui, da L.A. alla Polonia, là, da N.Y. all’Ungheria), questa 2ª annata di “Undone”, creata da Raphael Bob-Waksberg e Kate Purdy (con quest’ultima che per questi nuovi 8 ep. prende maggiormente in mano le redini delle sceneggiature rispetto al collega, mentre la regìa e le musiche competono come sempre ai soli Hisko Hulsing e Amie Doherty), gli artefici di "BoJack HorseMan", e giunta sui flussi Amazon a tre anni di distanza dalla 1ª, esattamente quant’è successo per la creatura Netflix di Natasha Lyonne (e proprio come per quella serie, un’eventuale 3ª parte chiuderebbe il cerchio alla perfezione, anche fra un altro triennio, non importa), compie (almeno per i primi 6 ep., ché poi con un uno-due terminale da paura la situazione migliora con magnifiche sorti, e progressive, pur chiosando con un finale lietamente triste, dolcemente amaro: la storia in pratica si conclude col 7° ep., il fixing, la rectification, Geraldine → Ruchel, per poi proseguire immolandosi nell’acceptance dell’8°, Alma ← Alma) un piccolo passo indietro: ma la qualità (del materiale) di partenza era talmente alta che questo 2° capitolo, pur ingranando con qualche piccola difficoltà dato il grande divario d’ambientazione del contesto e delle dinamiche famigliari venutosi a creare dopo aver cambiato il corso degli eventi (aiuterà in questo senso il fatto che un po’ alla volta le due coscienze di Alma si fonderanno insieme nella nuova linea spaziotemporale, integrando vicendevolmente le proprie esperienze, ricordi e personalità), alla resa dei conti dimostra che il rotoscope [la naturale bravura di Rosa Salazar (Brand New Cherry Flavor) travalica il mezzo, la professionalità di Bob Odenkirk (Breaking Bad, Better Call Saul) e del resto del cast completano l’opera in tal senso] si applica anche alla scrittura, quantitativamente - e non qualitativamente - più nel male [tanto un certo “eccesso” di inventiva (la classica problematica del poter/dover/saper gestire la rappresentazione, l’inveramento, la realizzazione, veridicizzazione, la messa in scena di qualsiasi meraviglia: da “A Scanner Darkly” all'animazione classica/tradizionale di “Paprika”, considerando in particolare l’escheriana architettura delle varie Geraldine/Ruchel, con la conseguente realizzazione che la sua malattia, i suoi eccessi, le sue visioni altro non sono che, almeno in parte, frutto delle numerose visite da parte dei fantasmi dal futuro, alias il figlio, le due nipoti e sé stessa) che, pur non rifugiandosi troppo nella comfort zone dell’enteogena belluria mescalinica del genere Lophophora (williamsii e sp.) ed affini e senz’appoggiarsi eccessivamente all’artificiosità dello psichedelico misticismo mesoamericano di Castaneda, Jodorowsky & Co., surclassa quel tocco di speculative SF che dal PdV della “logica” riusciva a “reggere” il tutto, quanto una superficiale richiesta continua di sovradosaggio di sospensione dell’incredulità da parte dello spettatore (superficiale) applicata alle scelte compiute dai personaggi, legate al fatto reiterato in svariate circostanze di mantenere segreti che o i propri cari e le persone amate o financo sé stessi non si pensa riuscirebbero ad accogliere, adattandovisi: seconde vite/possibilità da non mettere nuovamente in gioco/pericolo, figli propri abbandonati e poi riconosciuti, figli adottivi cresciuti senza l’ingombro di un partner di facciata, etc…], però, che nel bene, anche se l’esperienza, tirate le somme, regge e convince.

 

 

- Ti sto offrendo la possibilità di spiare dietro il velo della realtà... per vedere quali misteri cela!
- Penso che mi basti guardare semplicemente il velo: è un velo veramente molto bello.

(***¾) * * * *      

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