4 stagioni - 45 episodi vedi scheda serie
Pet terapy, asshole dolphin.
Questa 4ª stag. composta da 10 ep. (dai quali scompare il Philip Gelatt di “Europa Report”, il maggior sviluppatore/adattatore delle annate precedenti, mentre rimane in gioco attivo il creatore Tim Miller, affiancato dai due contributori principali John Scalzi e Joe Abercrombie) fin’ora risulta forse la più debole [molto caratterizzata da elementi religiosi: più che Love, Death, Robots & Cats direi Love, Death, Robots & (xeno!-)clericume/misticanza], che contiene però uno dei cortometraggi migliori, tratto guarda caso da un racconto di Bruce Sterling*, che non fa troppo rimpiangere sé stesso (“Swarm”, stag.3, ep. 6), né James G. Ballard (“the Drawned Giant”, stag. 2, ep. 8), Alastair Reynolds (“Zima Blue”, stag. 1, ep. 14 e “Beyond the Aquila Rift”, stag. 1, ep. 7), Paolo Bacigalupi (“Pop Squad”, stag. 2, ep. 3) e poi Harlan Ellison, Joe Lansdale, Michael Swanwick, Peter F. Hamilton, Rich Larson, Neal Asher, Ken Liu…
*Per l’occasione ho assistito a tutta la fantascientifica silloge cinematografica animata senza prima voler conoscere né l’autore del soggetto (racconto) di partenza, né lo sceneggiatore che lo ha adattato, né il regista (a parte per il primo cortometraggio, ché lo sapevano pure i sassi essere diretto da David Fincher) che lo ha diretto, né lo studio produttivo di volta in volta coinvolti, e praticamente l’unica volta che ho esclamato “Beh!” i titoli di coda hanno rivelato il nome di Bruce Sterling [e ovviamente non mi ricordavo – ma questo significa poco: la mia memoria è… come si dice… – di aver letto il racconto di partenza del 1982 (coevo di “The Swarm” e pubblicato su The Magazine of Fantasy & Science Fiction dell’agosto di quell’anno, e poi candidato quello successivo nella cinquina di finalisti dell’Hugo Award per la categoria short story), facente parte dello schismatrico ciclo dell’era Shaper/Mechanist, poi antologizzato in “Crystal Express” nel 1989 e, per quanto riguarda l’edizione italiana, pubblicato in “Universo Cyber 2” dai tipi della Editrice Nord nella collana Cosmo Argento a cura di Piergiorgio Nicolazzini nel 2001, che quando sono tornato a risfogliarla quasi 25 anni dopo una mezza lampadina me l’ha fatta brillare a intermittenza…].
• Ep. 1 (36) - *** - "Can't Stop" (regìa di David Fincher, performance di Red Hot Chili Peppers; Blur Studio, U.S.A.).
Questo scherzo (termine traslato al cinema inteso qui come una crasi tra l’accezione applicata all’arte musicale classica e quella utilizzata in letteratura) fincheriano, che riporta l’autore di “Fight Club”, “Zodiac” e “Mank” alle sue origine videoclippare (che mai sino ad ora avevano incrociato la strada dei RHCP), avrebbe avuto gran ragione d’esistere se fosse stato la messa in scena d’un brano nuovo, mentre in realtà è la digitale marionettizzazione (in vece di una, ad esempio, rotoscopizzazione) tra palco e irrealtà di una performance live di “Cant’s Stop” risalente a più di vent’anni prima, mentre così è una (bella!) esperienza fine a sé stessa.
• Ep. 2 (37) - ***½ - "Close Encounters of the Mini Kind" (regìa e sceneggiatura di Robert Bisi & Andy Lyon; Buck Studio, U.S.A.).
Torna l’effetto diorama/miniatura in tilt-shift ricreato digitalmente di "Night of the Mini Dead" [stag. 3, ep. 4 (30)] con una storia risaputa, ma carina e, soprattutto e purtroppo, “quasi” iperrealistico-documentaria.
• Ep. 3 (38) - **** - "Spider Rose" (regìa di Jennifer Yuh Nelson, soggetto di Bruce Sterling, adattamento di Joe Abercrombie; Blur Studio, U.S.A).
Come già ho scritto, è nettamente il migliore - non trascendentale, ma ben strutturato, oltre che, sarà un caso, di genere Hard-SF, se pur non ai livelli in purezza di Greg Egan o, mista alla speculative-SF, di Ted Chiang - dei 10 ep. di questa 4ª stag. e aggiungo solo: the pet is not a cat!
• Ep. 4 (39) - *** - "400 Boys" (regìa di Robert Valley, soggetto di Marc Laidlaw, adattamento di Tim Miller; Passion Animation Studios, GBR).
Ancora a proposito di Bruce Sterling: «Che t’a ricordi “Mirrorshades”?»: no, perché, giusto per dire, eh, a parte lo stesso Sterling, che, oltre a co-firmare due racconti, l’ha curata, in quel seminal-mitopoietico florilegio c’erano pure storie brevi di William Gibson, Greg Bear, Paul Di Filippo, James Patrick Kelly, Rudy Rucker, Pat Cadigan, Lewis Shiner, John Shirley e pure Tom Maddox tra cui scegliere oltre a questo Marc Laidlaw d’annata invecchiato forse un po’ male.
• Ep. 5 (40) - ***½ - "The Other Large Thing" (regìa di Patrick Osborne, soggetto & adattamento di John Scalzi; AGBO, U.S.A.).
Prequel di “Three Robots” (stag. 1, ep. 2): è John Scalzi = fa ridere (in senso buono). E lunga vita a Capperotto/Tarzanello Jones.
• Ep. 6 (41) - ***½ - "Golgotha" (regìa di Tim Miller, soggetto di Dave Hutchinson, adattamento di Joe Abercrombie; Luma Pictures, U.S.A.).
“Addio, e grazie per tutto il pesce!”, disse la stenella giustamente incacchiata dopo secoli di mattanze. Che la tentacolare crociata abbia inizio. Più bello che carino, ma poteva essere migliore, anche se meriterebbe un seguito, magari a genocidio avvenuto. (Live-action che sembra motion-capture, o viceversa. È un complimento, oppure no.)
• Ep. 7 (42) - *** - "The Screaming of the Tyrannosaur" (regìa & adattamento di Tim Miller, soggetto di Stant Litore; Blur Studio, U.S.A.).
WTF. (Però gran belle amazzoni in pista.)
• Ep. 8 (43) - ***½ - "How Zeke Got Religion" (regìa di Diego Porral, soggetto di John McNichol, adattamento di J. T. Petty; Titmouse, U.S.A.).
Buon ritmo per una storiella un po’ sciocca appartenente al filone o sottogenere weird del nazisti satanici. (Come se non bastasse Heisenberg.)
• Ep. 9 (44) - *** - "Smart Appliances, Stupid Owners" (regìa di Patrick Osborne, soggetto & adattamento di John Scalzi; Aaron Sims Creative, U.S.A.).
Dicevo: è John Scalzi = fa ridere (ma qui un po’ meno del solito, e non in senso buono).
• Ep. 10 (45) - ***½ - "For He Can Creep" (regìa di Emily Dean, soggetto di Siobhan Carroll, adattamento di Tamsyn Muir; con le voci di Dan Stevens e Jim Broadbent; Polygon Pictures, GIA).
Nonostante sia il terzo tassello puramente fantasy senza alcun puntello fantascientifico, vuoi per le voci dei protagonisti, vuoi per il bellissimo titolo, vuoi per Pupattola la Cacciatrice della Notte, c’ha il suo perché.
In sintesi, per questo 4° vol. di “Love, Death & Robots” si poteva pretendere di più. (Gli autori da sé stessi e il pubblico dagli autori.)
- Stag. 1 (18 ep., 2019) * * * ¾ (****)
- Stag. 2 (8 ep. 2021) * * * ¾ (****)
- Stag. 3 (9 ep., 2022) * * * ¾
- Stag. 4 (10 ep., 2025) * * * ¾
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