Espandi menu
cerca
Il cacciatore

3 stagioni - 28 episodi vedi scheda serie

Serie TV Recensione

L'autore

franzbalzano

franzbalzano

Iscritto dal 9 marzo 2020 Vai al suo profilo
  • Seguaci -
  • Post -
  • Recensioni -
  • Playlist -
Mandagli un messaggio
Messaggio inviato!
Messaggio inviato!
chiudi

La recensione su Il cacciatore

di franzbalzano
8 stelle

Serie italiana davvero notevole per la qualità del regista Davide Marengo,la bontà della sceneggiatura e le performances non solo degli attori principali ma anche dei comprimari,i cosiddetti caratteristi,che in genere nelle fiction italiane sono spesso di qualità infima.Qui invece recitazione eccellente di Montanari,Foti,Pesce,Praticò,Citran,Bruno.

E' finita la messa in onda della seconda serie de "Il Cacciatore" e io mi sento deprivato come se mi avessero tolto un diritto e un piacere. Troppo presto. Troppi temi ancora irrisolti, troppe storie ancora da raccontare. Mi consola la speranza che possano girare una terza e conclusiva serie, anche se forse quella vera, quella più importante, è ancora in divenire, ovvero la caccia a Matteo Messina Denaro, ultimo dei grandi latitanti di mafia ancora libero.

Io credo che questa serie italiana sia davvero notevole, sia per la qualità del regista Davide Marengo, che per la bontà della sceneggiatura, che per le performances non solo degli attori principali ma anche di quelli collaterali. In genere le fiction italiane crollano nella scelta dei comprimari, dei cosiddetti caratteristi, che sono spesso di qualità infima, invece in questo caso c'è una qualità complessiva di recitazione davvero notevolissima nei 4 protagonisti centrali (Montanari, Foti, Pesce e Praticò) e anche dei non protagonisti. Penso ad esempio a Roberto Citran, a Gaetano Bruno, a Giorgio Caputo.

Forse si noterà che ho citato soltanto 7 attori maschi, ma il panorama dei personaggi femminili mi sembra decisamente meno interessante e io poi non sono un fan sfegatato della Inaudi, che trovo sempre sopra le righe, o troppo fatua nei ruoli leggeri o troppo compressa e aggrottata in quelli drammatici.

Il Cacciatore è sicuramente una storia di uomini, uomini in caccia e uomini braccati e i due cacciatori principali sono Francesco Montanari (il Libanese di Romanzo Criminale) nei panni del giudice Barone e Francesco Foti in quelli del collega Mazza. Le prede criminali sono i due fratelli Brusca, interpretati da Edoardo Pesce (Giovanni Brusca) e e Alessio Praticò (Enzo Brusca).

Dirò subito che tutti e quattro sono straordinariamente efficaci e in parte, anche se forse Edoardo Pesce restituisce a Giovanni Brusca un gradino più alto di umanità e di consapevolezza rispetto all'animalità pura del vero soggetto criminale. 

 

Io ho letto la serie come un interrogarsi sull'Assoluto, e forse per questo mi è piaciuta tanto. Vi ho letto cioè l'interrogativo su quanto potente, assoluta e unidirezionale debba essere la dedizione ad un compito così gravoso come quello del fare giustizia.

Il personaggio del giudice Barone viaggia sempre a tutta velocità su un binario che non ha scambi, non ha soste, che non ammette cedimenti e che proprio per questo darsi all'obiettivo assoluto compromette e sacrifica anche la realtà privata e gli affetti personali. Non è un caso se nella caccia ai latitanti mafiosi la sceneggiatura gli posizioni come contraltare il giudice Mazza, che invece non vuole perdere la propria famiglia, che cerca disperatamente una via mediana tra impegno e privato.. 

Montanari impersona quindi la tenacia dell'Assoluto, della cocciutaggine monomaniaca devota all'obiettivo della giustizia, del catturare il Brusca assassino di Falcone e del piccolo Di Matteo. In questo, Montanari dà forse alla sua interpretazione un'esasperata fissità unidimensionale, non concede mai pause espressive, mentre Foti sfuma il suo personaggio in maniera davvero completa. In ogni caso sono davvero bravissimi entrambi e la loro complementarietà dà ritmo al racconto, che ho trovato debole soltanto quando indugia troppo sulle dinamiche della vita di coppia del giudice Barone. Io credo che sarebbe bastata tranquillamente la metà dei tableaux dedicati agli interni di casa Barone e alla sua conflittualità con la moglie, che alla fine risulta ripetitiva, piagnucolante e opprimente, forse il personaggio più colloso e scontato della serie.

 

Il Cacciatore è una serie maschile, bisogna prenderne atto, non c'è che uno spazio marginale per le donne. In questo il regista Davide Marengo asseconda per quanto può l'anima dell'Assoluto, di questa caccia senza tregua, e a suo merito bisogna dire che riesce a tenere alto il ritmo narrativo senza alcun bisogno di ricorrere a inseguimenti, sparatorie, botte da orbi ed esplosioni. E' capace di tenere in piedi la tensione nervosa di chi assiste da spettatore rendendolo partecipe alla tensione morale e professionale dei giudici e degli investigatori. Non ha bisogno dei consueti meccanismi noir perché imposta la narrazione sulla scadenza temporale dei fatti e delle investigazioni.

In questo tiene perfettamente in pugno un cast di uomini sui quali mi piace tornare in modo specifico, perché se la direzione di regia è alta, bisogna dire che la risposta attoriale complessiva è di pari misura e conferisce credibilità a tutto l'impianto.

Edoardo Pesce diventa sempre più bravo ad ogni interpretazione, ma sono bravissimi anche gli altri tre protagonisti, con particolare riferimento a Francesco Foti, che rende benissimo un disagio umano e professionale che oscilla costantemente tra il desiderio di giustizia, l'amore per la professione e quello per la sua famiglia. Mai come in questo caso io credo però si debba rendere merito anche ad un notevole Roberto Citran e a Gaetano Bruno, che rappresenta con grande misura Pietro Aglieri, il boss mistico della mafia, il più colto e forse intelligente. Bruno lo interpreta benissimo, stando sempre sotto, sempre un gesto o un'espressione in meno piuttosto che in eccesso. In questa serie è marginale, ma potrebbe diventare un notevole antagonista nell'eventuale terza serie.

 

Nel complesso una produzione davvero eccellente, che per fortuna non concede nulla né al folklore né alla commedia. Unico appunto, forse Marengo avrebbe dovuto sforbiciare almeno 15' di dinamiche familiari di Barone e dare più spazio alla forza della fotografia e dei luoghi, stabilire una vicinanza più esplicita tra gli scenari e le personalità dei boss in latitanza. Quindi in buona sostanza tagliare un pacchetto di dialoghi inutili con la moglie lamentosa per concedersene di più dedicati ad una dimensione più visuale. Questo avrebbe dato alla serie meno interni e ancor più profondità, più personalità, più identità.

Ti è stata utile questa recensione? Utile per Per te?

Commenta

Avatar utente

Per poter commentare occorre aver fatto login.
Se non sei ancora iscritto Registrati