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Dark

3 stagioni - 25 episodi vedi scheda serie

Recensione

Stagione 1

  • 2017-2017
  • 10 episodi

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mck

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Dark

di mck
7 stelle

“Nessuna DeLorean: la prima macchina del tempo è un bunker con quattro pareti”, ovvero: un paio di manifesti pure a Winde, Renania-Palatinato. “Dark”, pur non essendo alcunché di trascendentale, è un ingranaggio che funziona. Magari alla fine il risultato è solo un carillon, un cucù, un jack-in-a-box, ma per lo meno funziona.

 

 

L'ostinatamente persistente illusione della distinzione tra passato, presente e futuro.       

 

 

Composta da 10 ep. di circa 45'-55' l'uno, “Dark” inizia ad appassionare a circa 1/3 del suo percorso, quando, anche grazie ad un uso non reiterato ed inflazionato dello split screen, una tantum, per semplice fisionomia comparata, lo spettatore riesce a districarsi tra l'innumerevole genealogia di personaggi (gl'intrecci e gl'incroci di parentado, tra zie-mogli e padri-cugini, sono talmente ramificati che Beautiful, Dinasty, un Posto al Sole, CentoVetrine e la Cletus Family, rosi d'invidia e soggezione, je fanno 'na pippa a due per quattr'otto mani).

 

Poi, giunta a 2/3, in continuo crescendo, ecco che incappa nel “solito” blooper, errore, finto/falso non paradosso. Niente di che, nulla di male. Però. “Dark”, purtroppo, si basa s'una premessa sbagliata, ovvero il classico paradosso del “E se uccidessi mio nonno?”. Innanzitutto, povero nonno: ma che t'ha fatto mai? Poi, explanation: ogni volta che si “viaggia” indietro nel tempo – me l'ha detto “a” mio cuggino – si viene a creare, quando si sbuca fuori, una nuova linea spaziotemporale, così che, quando si “ritorna” al futuro...quel futuro non è più quello di partenza, ma bensì quello appartenente alla linea spaziotemporale secondaria venutasi a creare grazie alla nostra apparizione: quindi nessun paradosso: tu non smetti di esistere, non scompari dalle foto (come nel capolavoro fantasy di Zemeckis, “Back to the Future”) nell'universo A, semplicemente non puoi più farvi ritorno, ma i tuoi nonni, i tuoi genitori e i tuoi figli continueranno ad esistere senza di te, mentre nel futuro dell'universo B, creato dalla tua comparsa, la tua famiglia, causa la prematura scomparsa del nonnino, po'retto, non sarà, mai, esistita. Ma tu sei lì, in carne ed ossa, mica svanisci nel nulla. Dovresti svanire per la vergogna di aver ammazzato il nonno, questo si.

 

E se non lo ammazzi? Beh, in quel caso, ecco che, forse, esistono destini peggiori della morte: perché in quell'evenienza, nel futuro dell'universo B, ci saranno due te stesso: tu, il viaggiatore nel tempo proveniente dall'universo A, che lo hai creato col tuo apparire, il B, e il te stesso dell'universo B, identico a te in tutto e per tutto, sempre che tu non abbia interferito in alcun'altra maniera col corso degli eventi tranne comparire ad un certo punto del passato, decidere di NON ammazzare tuo nonno, e tornartene subito nel futuro...però dell'universo B, come detto.

 

I viaggiatori nel tempo sono naufraghi predestinati. Si muovono lungo i fili di una ragnatela: se l'abbandonano, cadono. Anzi svaniscono. Anzi no, meglio: è impossibile per loro abbandonarla: al di fuori di quella ragnatela di sentieri di nidi di ragno geometricamente ridondanti, c'è il nulla, niente esiste, nemmeno la possibilità di un'eccezione: il Determinismo Causale regna e detta le regole.
È una sorta di parafrasi ed evoluzione del Principio di Autoconsistenza di Novikov: se vai indietro nel tempo con lo scopo di cambiare il futuro, il tuo presente, l'unico effetto che otterrai sarà quello di realizzarlo, di compierlo, quel presente/futuro.    

 

Cliccare sulle immagini per aprirle nel (largo) formato originale (imgur, reddit).

 

“Sono convinto che ad Einstein e Rosen sia sfuggito qualcosa.”
Un vaffanculo, può darsi.    

 

Cliccare sulle immagini per aprirle nel (largo) formato originale (imgur, reddit).

 

Spoiler (tranquilli, leggete pure, che non ci capirete una mazzafionda lo stesso, o, se si, lo dimenticherete dopo 5 minuti).
La geografia della triquetra/triscele dipende da quando crei il portale: se lo crei nel 1986 puoi viaggiare solo verso il 1953 e il 2019, e quindi se utilizzi il portale del 1986 nel 2019 puoi viaggiare solo nel passato, o nel 1953, a sx, o nel 1986, a dx, mentre se lo utilizzi nel 1953 puoi viaggiare solo nel futuro, nel 1986, a sx, e nel 2019, a dx.
Col portale creato nel 2019 invece puoi spostarti o nel 1986, a sx, o nel 2052, a dx. E di conseguenza se utilizzi il portale del 2019 nel 1986 puoi viaggiare solo nel futuro (nel 2019, a sx, e nel 2052, a dx), mentre se lo utilizzi nel 2052 puoi viaggiare solo nel passato (nel 1986, a sx, e nel 2019, a dx).
Detto ciò...queste sono le regole del gioco [autarchiche, predeterminate (), non supportate d'alcuna pezza d'appoggio], NON spiegazioni. Da questo PdV “Dark” è - o, meglio: vorrebbe essere - “Lady in the Water”, il piccolo capolavoro di M. Night Shyamalan.

 

Riguardo alla scientificità – e la bibliografia e la letteratura sono davvero infinite [da H.G.Wells a M.Twain, da I.Asimov (the End of Eternity) a J.Williamson, da R.A.Heinlein a P.K.Dick (Dr. Futurity), da F.Leiber (the Big Time) a J.Finney (Time and Again), da John Varley (Millennium) a M.Swanwick, da M.Crichton (TimeLine) a S.King (22/11/'63), da C.Willis a S.Baxter, da G.Benford a R.J.Sawyer] – purtroppo “Dark” ricorda più i romanzi di Poul Anderson e Kage Baker che la Jetée/12 Monkeys o Primer di S.Carruth: una cosa però è certa: supportato o meno da spiegazioni scientifiche – e non lo è – plausibili, l'universo della serie è coerente con sé stesso, e questo è un immenso valore non aggiunto, ma fondamentale.
In realtà “Dark”, pur non essendo alcunché di trascendentale, è un ingranaggio che funziona. Magari alla fine il risultato è solo un carillon, un cucù, un jack-in-a-box, ma per lo meno funziona.    

 

 

() L'acqua, alla pressione presente allo zero altimetrico del livello del mare, ovvero 1 atmosfera, bolle a 100 °C, si, ma perché? Non “perché bolle a 100 °C?”, ché sarebbe come chiedere perché un metro è lungo un metro, dato ch'è stato stabilito in un modo del tutto arbitrario, causa sistema decimale [l'acqua ghiaccia a 0 °C ed ebolle a 100 °C, e da lì s'è creata tutta la scala Celsius, dividendo per 100 parti uguali l'intervallo compreso tra 0 e 100, e denominando quella singolarità Grado Celsius, un po' come per il metro, e nello specifico la copia campione, la Barra n. 27 custodita al Bureau International des Poids et Mesures di Parigi, ch'è passata dall'essere la decimilionesima parte (per la precisione: 1/10.001.957) del quarto di meridiano terrestre (da Polo ad Equatore) passante per Parigi alla distanza percorsa dalla luce nel vuoto in un intervallo di tempo pari a 1/299.792.458 di secondo (la velocità della luce nel vuoto è pari a 299.792.458 m/s), vale a dire: una mera convenzione], ma “Perché bolle?”.    

 

 

La somiglianze e le analogie con molte serie contemporanee e coeve sono a volte superficiali e inconsistenti (Lost, the OA e Stranger Things, e riguardo a quest'ultima è più una questione di marketing, essendo le serie dei fratelli Duffer e di Baran bo Odar (che dirige tutti gli episodi) e Jantje Friese entrambe distribuite da Netflix, che non ha perso l'occasione per - impropriamente – definire “Dark” la “Stranger Things tedesca”...tag-line pubblicitaria che, ovviamente, funziona solo in Germania, perché nessuno dotato di un minimo di cervello nel resto del mondo civilizzato vorrebbe vedersi una serie tv tedesca, da quando ispettori Derrick e commissari Rex, casi per due, squadre speciali e lasko/siska hanno numericamente soppiantato capolavori come “Berlin AlexanderPlatz” ed “Heimat”) altre più concrete e significa-tive/nti (les Revenants, the Leftovers, e Donnie Darko).
Gli unici sprazzi “comici” (cinici) sono affidati a una bambina sordomuta di 10 anni: beh, s'intitola Dark, mica Funny.

Ottime musiche di Ben Frost (anche se lo score di "Super Dark Times" lo considero migliore).  

 

Soap&Skin (Anja Franziska Plaschg) - “Me And The Devil” - 2013

 

Fever Ray (Karin Dreijer Andersson di “the Knife”, autrice, tra l'altro, di uno dei dischi migliori dell'appena trascorso 2017, “Plunge”) - “Keep The Streets Empty For Me” - 2009

 

Tirare le somme (ch'è la somma a fare il totale).
Insomma, il concetto concreto di libero arbitrio, in "Dark", non viene, mai, messo in discussione. Solo perché durante l'infinito e non/ripetentesi ciclo spaziotemporale, lungo le spire di uroboro, una persona X prende una decisione nel proprio presente e poi quella stessa persona nel proprio futuro torna indietro nel tempo guardandosi compiere quell'azione nel suo passato non significa che il libero arbitrio non è entrato in funzione o che è stato disinnescato: voi potete assistere anche 25 volte a "Titanic" (si, lo so che ci siete, là fuori), ma ciò non toglie che "ogni" volta la decisione di sacrificarsi da parte di Jack per salvare Rose non sia stata del tutto consapevole, libera e senziente: avrebbe avuto altre possibilità? Certo! Esistono altri universi in cui ha preso decisioni differenti? "Sicuro!" Ciò non toglie che nella nostra/sua linea spaziotemporale egli si sia comportato così, del tutto liberamente: e organizzare dei tour turistici dal futuro (nell'universo diegetico del film) per assistere centinaia e migliaia di volte a quella scena [in questo caso senza interferire col suo svolgimento, ma questa è tutta un'altra storia ()] non significa sottrarre in alcun modo nemmeno una goccia dal suo libero arbitrio. È tutto già scritto? Benissimo, ma siamo noi stessi ad averlo scritto. La questione sfuma verso un muro di gomma di gomitoli impenetrabile, si aggroviglia, si annoda, si attorciglia su sé stessa, sino a perdere di senso...

 

() Per quanto riguarda il paradosso del nonno, invece, quello lo abbiamo già "smontato" più sopra con la teoria degli universi venutisi a creare ad ogni comparsa di materia estranea al presente proveniente dal passato o dal futuro (la qual cosa, si badi bene, lo ripeto, NON avviene in "Dark", che rimane/si situa a mezza via tra il "fantasy" zemeckisiano di "Back to the Future" (gli esseri umani che scompaiono dalle fotografie: roba che si può accomunare senza indugio alla "fanta-scientificità" di Star Wars) e la "empirica scientificità logica" del "Primer" di Carruth).

 

Poi, ma questa è, ancora una volta, tutta un'altra storia, ci si può spostare dalla "unicità" del nostro universo/linea spaziotemporale "originale" e considerare un "sotto-universo" socio-bio-chimico creato dall'umanità, vale a dire quello delle I.A., e nello specifico si considerino qui le rêverie/déjà-vu di "WestWorld": in quel caso sì che viene messa in atto una castrazione del libero arbitrio totale.    

 

https://dark.netflix.io

 

* * * ½ (¾)

 

m.c., 23 gennaio 2018

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