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Legion

3 stagioni - 27 episodi vedi scheda serie

Recensione

Stagione 3

  • 2019-2019
  • 8 episodi

L'autore

mck

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La recensione su Legion

di mck
8 stelle

Fade away, into the ether.

 

 

David Lynch (“Twin Peaks”, “Lost HighWay”, “Mullholland Drive”, “Inland Empire”) se ne frega (per lo meno diegeticamente: poi se nel tinello di casa sua a volte trascende verso altri alti lidi ciò non ci è dato sapere) tanto dell’artefatto pseudo-filosofico del piano astrale quanto del rapporto causa-effetto che caratterizza il racconto coerente: utilizza il primo e piega il secondo per creare arte: le sue opere sono oceani, non fiumi.
Brit Marling e Zal Batmanglij tentano di rendere interagenti e coese le due cose e di amalgamarle mettendole a diretto contatto instaurando un dialogo, fallendo, in buona, larga parte.
Noah Hawley da una parte, antitetica agli esempi poc’anzi sin’ora espressi con “Fargo”, porta il massimalismo postmoderno di Pynchon, DeLillo e Powers al Cinema, e dall’altra, con “Legion”, si situa a mezza via fra le vette di “Twin Peaks” e gli sprofondi di “the OA”.

 


Tutto il nonsenso di “Legion”, spiegato bene (da “Legion” stessa): “Intanto, nel Tempo in mezzo al Tempo, Amahl Farouk, telepate, mutante livello Omega, residente nella linea temporale che chiamiamo presente, è intrappolato in un adesso senza fine. Incapace di fuggire, è condannato a vivere per sempre congelato, a meno che...”.

 


Regìa: Andrew Stanton (1), Carlos López Estrada (2), Jon Cameron (3,6,8), Daniel Kwan (4), Arkasha Stevenson (5), Dana Gonzales (7), Noah Hawley (8).
Sceneggiatura: Noah Hawley (1,2,6,7,8), Nathaniel Halpern (1,3), Olivia Dufault (2,4,5,7,8), Kate Thulin (2), Charles Yu (4), Ben H. Winters (5).
Musiche: Jeff Russo (“DarkNess”, dalla 1a stag., un’ottima cover, licenziata assieme a Noah Hawley, della bellissima “A Pagan Place” dei WaterBoys, e una strumentale versione di “Cinnamon Girl” di Neil Young).
E: the Rolling Stones ("20.000 Light Years from Home" e "She's a RainBow"), SuperOrganism, the YardBirds, Peter Gabriel, Secret Machines, Daniel Johnston, Jacques Brel, the Beta Band, Traffic, e, per finire, the Who (“Happy Jack”).
Poi Dan Stevens, Rachel Keller, Aubrey Plaza, Amber Midthunder, Lauren Tsai, Navid Negahban, Hamish Linklater, Bill Irwin & C. ci regalano una rivisitazione di “(What's So Funny 'Bout) Peace, Love, and Understanding” di Nick Lowe.

 


La differenza fra telepatia e teleempatia, ovvero: “Tutti sono qualcuno, David.”

 


Eraser/Rewind. Come dice Charles Xavier - in attesa di diventare Professor X [interpretato da un Harry Lloyd che curiosamente rassomiglia più a Michael Fassbender e Ian McKellen (Magneto) - e ancor più a Tom Hiddleston, che però è Loki - che a Patrick Stewart e James McAvoy] - a Gabrielle Heller: “Niente più viaggi. Niente più spargimenti di sangue. Sai, ho sempre desiderato diventare un insegnante.”

Re-Start (ma creante una linea S-T comunque alternativa rispetto alla storia originale creata e sviluppata da Chris Claremont e Bill Sienkiewicz, e all’intero “canone”, già di per sé caotico, Marvel).

 


“Questa è la fine. L’inizio. La fine. Che cosa tutto ciò possa significare non ci è dato sapere. Sta alla storia decidere. Tutto ciò che possiamo fare è recitare la parte così com’è stata scritta.”

 


Legion” non difetta certo di coerenza interna -{da una parte, relativamente all'intera struttura dell'opera, il finale di serie [“Chapter 27”, ep. 03x08 (sì, lo so, fa 24)] si riconnette direttamente ad accenni già presenti nel pilot della 1a annata, e dall'altra, proporzionalmente alla sola stagione terminale, con la stessa chiave narrativa e il medesimo metodo di racconto, il finale di questa 3a ed ultima annata si ricollega all'episodio iniziale della stagione stessa: ad esempio il Babel Fish (diretta citazione dall'universo della Guida Galattica per Autostoppisti di Douglas Adams), presente da principio graficamente - sia raffigurato tramite un disegno, sia letteralmente nominato, anche se ribattezzato con altro appellativo (“Find the Orange Fish”: per la cronaca, alla regìa l'Andrew Stanton di “Finding Nemo” e “Finding Dory”… Senza dimenticare il poster motivazionale che campeggia onnipresentemente opprimente nella casa dei Nygaard in “Fargo - 1”...) - nel 1° segmento [“Chapter 20”, ep. 03x01 (sì, lo so, fa 1)] di quest'annata conclusiva, e che in séguito viene poi estratto da David come corpo estraneo dal proprio condotto uditivo all'inizio dell'ultimo episodio di stagione e di serie}-, ma questa pregevole coerenza viene inficiata dalla sua origine marvelliana: non è un fantasy puro, genere rispettabilissimo, ma nemmeno riesce ad essere pura fantascienza: è un mischione... ehm... fumettoso (in senso pienamente dispregiativo)... punteggiato da “cose a caso perché così ci piace”: non sfugge alla modalità cialtrona di “Back to the Future”:
- “Quindi, adesso che cosa... Semplicemente noi...”
- “Svaniamo... Nell'etere...” 

 


Mentre, d’altro canto e al contempo con biunivoca conseguente reciprocità, la sospensione dell'incredulità rimane disoccupata.
Si spegne lentamente, lungo un arco che comprende entrambi gli episodi terminali -{e dopo una serie incredibile di piccoli capolavori, tanto autoconclusi, in parte, quanto cliffhangerosi, posizionati all'inizio e nella parte centrale: il calvario (a tratti insostenibile) di Lenny (Aubrey Plaza) nel 4° ep. (col tempo che fugge, sfugge, fila, sfila, perché è quello che il tempo fa), i tre momenti musicali del 5° (“Game WithOut Frontier” di Peter Gabriel poco dopo l’inizio, Switch, la viaggiatrice temporale interpretata da Lauren Tsai, che cavalca le brane del piano astrale (“A Pagan Place”), nel mezzo, e il corale - la cover di Nick Lowe - alla fine), la 2a vita di Sydney interemente contenuta nel 6° [e in un vaso...

 

 

...s'un balcone, ri-allevata da Jean Smart e Jemaine Clement, e poi in diretto confronto dialogante con sé stessa: “E poi, cos'è successo?” - “Mi ha girata...”: e sono brividi: i twist character cui vanno incontro David (lungo 3 stagioni), Sydney (in 2) e Farouk (in 1), non sono meno frastornanti di quello che coinvolge e caratterizza Daenerys Targaryen in singolo jump-cut di un a nero tra un fotogramma l'altro successivo... o in 7 anni: il processo di malvagizzazione di David, quello ambiguo di Sidney e la redenzione di Farouk non sono meglio o peggio descritti rispetto a quello incamerato ed espresso dalla Madre dei Draghi, solo hanno occupato più tempo diegetico: e per accadere, e per essere raccontati], e tutti i momenti a passo-uno frame-to-frame svolti nello “(Space)Time BeTween (Space)Time”}-, inferiori agli altri 25 (salvo contenere una versione di “Mother” di Roger Waters ad opera di Dan Stevens e Stephanie Corneliussen da spezzare il cuore), “Legion”.

 


È stato bello, sino a quando è durato: un momento prima della fine, giusto un attimo appena.
Un “brutto” finale. Necessario. In mezzo a cotanta meraviglia. Fade away, into the ether.

- Stagione 1 (8 ep., 2017): * * * * ¼  
- Stagione 2 (11 ep., 2018): * * * * (¼)  
- Stagione 3 (8 ep., 2019): * * * * 
Episodi 1-6: **** - ****½
Episodi 7-8: *** - ***½

PLAYLIST (spoiler parziali) 

 

the Beta Band - "Squares"

Nick Lowe - “(What's So Funny 'Bout) Peace, Love, and Understanding” - cover

Roger Waters & Pink Floyd - "Mother" (p.1) - cover

Roger Waters & Pink Floyd - "Mother" (p.2) - cover

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