The Deleted

Lo scrittore di culto Bret Easton Ellis si pone dietro la macchina da presa per rappresentare una nuova psicosi americana. Thriller e trasgressione dietro la scomparsa di tre ventenni in fuga da un misteriosa setta.

The Deleted - di cosa parla

The Deleted rappresenta l’esordio dietro la macchina da presa di Bret Easton Ellis per un progetto seriale sui generis: di fatto gli otto episodi, ciascuno della durata di 12 minuti, rappresentano riuniti la durata di un lungometraggio.

La miniserie si concentra sulla sparizione di tre persone apparentemente non legate tra loro ma capaci di gettare nel panico un gruppo di ventenni che anni prima era riuscita a fuggire da una setta. The Deleted descrive una sorta di paradiso artificiale creato in un istituto di ricerca nel quale le persone riuscite a fuggire erano praticamente cavie umane per esperimenti.

I sopravvissuti sono tutti estremamente piacenti: una bellezza superficiale che suscita il fascino repellente della decadenza, soprattutto morale, figlia in qualche modo dell’edonismo fine anni ’80 e l’esaltazione dell’effimero che ha ispirato a Ellis i suoi capolavori, American Psycho su tutti.
I ragazzi di The Deleted si nascondono da qualcosa (o qualcuno) in ville dall’architettura postmoderna in vetro e acciaio all’interno delle quali, soggiogati dagli effetti di una droga misteriosa, si alternano tra loro in rapporti sessuali multipli, disperati e meccanici. Park Nolan, personaggio misterioso che sembra essere l'unico a saperne di più sul mistero che circonda i fuggitivi, e la sua fidanzata Breeda, bellissima ragazza mentalmente bloccata in una letale, catatonica fissità, sono i protagonisti principali che tentano di ricostruire le tracce di un manipolo di persone scomparse, facendo riferimento più o meno esplicito a un misterioso istituto nel quale un esperimento governativo testa la droga capace di scatenare gli impulsi sessuali in giovani cavie umane annullando la loro volontà. Breeda sembra essere il risultato più riuscito di quell’esperimento. Se il plot è poco più di un pretesto, l’interesse di Ellis si concentra sul linguaggio, sperimentale come la serie stessa, proseguendo un lavoro iniziato con la sceneggiatura di The Canyons, diretto da Paul Schrader. La riflessione sulla deriva di un edonismo estremo si materializza nella confezione di un thriller erotico stilizzato e ossessivo nella coazione a ripetere situazioni, atti sessuali e violenza senza un apparente motivo.
A partire dal formato della serie, 12 minuti da poter fruire su qualsiasi device, Ellis decreta la morte della profondità della trama e della ricerca estetica che si posiziona in una piatta e derivativa riproduzione di quadri freddi, distaccati, ponendosi così a metà tra il regista di un reality show e un entomologo che segue le sue bestie, pronto a coglierne ogni reazione: dinamiche di vita, accoppiamento e morte. Alla trama thriller s’innesta il fascino morboso del voyeur e un certo gusto per il gore. Il vuoto che permea le vite dei personaggi è ritratto in un’atmosfera straniante dalla fotografia patinata sulla quale si innesta la musica ronzante e metallica che accenna agli score creati da Angelo Badalamenti per David Lynch.
L’esibita carnalità attorno a un vuoto esistenziale senza redenzione è il palco sul quale la perfezione esteriore dei corpi dei ragazzi viene corrotta da una violenza anch’essa insensata e altrettanto vuota.