1 stagioni - 8 episodi vedi scheda serie
Ebbene, oggi vi parlo di una miniserie capolavoro sulla quale già mi espressi in tempi non sospetti, ovvero The Night Of. Una storia detection di sospetti e interminabili notti funeree, per l’appunto, connotata da una particolare, realistica crudezza nichilistica, invero un film della durata complessiva di otto ore e quarantacinque minuti che, a partire dai cinerei titoli di testa, inquietanti e mortiferi, folgora nella sua tetraggine potente, una vicenda ferina e particolare che intreccia il torbido al macabro, che fotografa in modo spettrale e profondamente angosciante un episodio d’ingiustizia terrificante.
Creata dal grande Richard Price e da Steven Zaillian, quest’ultimo anche regista di tutti gli episodi, tranne il primo, intitolato The Art of War e diretto da James Marsh, The Night Of è una livida immersione nelle tenebre d’un caso giudiziario mostruoso.
La terribile storia di un giovanissimo ragazzo pakistano (Riz Ahmed) accusato di omicidio e stupro.
Questo ragazzo di nome Nasir 'Naz' Khan decide, anche se inizialmente controvoglia, di recarsi a una festa. Eludendo il controllo, diciamo, genitoriale, prende il taxi di suo padre. L’amico che lo invitò al party non si fa trovare e Nasir si perde fra le dedaliche strade decumane di New York. Una città tanto attrattiva e abbagliante, di giorno persino piacevolmente infernale nel diurno, febbricitante squittio del suo melting pot frenetico e al contempo strepitosamente stimolante, quanto pericolosa quando cala il tramonto e i suoi vertiginosi grattacieli, con le loro vetrate radenti il cielo plumbeo, incorniciano di rifrangenze luminescenti un’umanità apparentemente viva, invero putrefatta ed emozionalmente sepolcrale. In una parola, marcescente.
Sul taxi di Nasir, entra di soppiatto una ragazza assai piacente. Che, maliarda, seduce Nasir e lo invita a casa sua. Dopo aver praticato con lui un gioco assai rischioso, Nasir le salta addosso.
Dissolvenza in nero, anticipata in maniera suadentemente melliflua da un’accesa, rossa cromatura fotografica che vira all’incandescente cremisi sanguigno allusivo a un amplesso fervidamente passionale, romanticamente forte, intensamente scalmanato, focoso e bellamente cremoso.
Nasir si risveglia in cucina. Si reca nuovamente nella camera da letto e, con suo raggelato stupore, vede lei totalmente dissanguata e smembrata. Come se qualcuno, trucidandola senza pietà, l’avesse prima violentata, quindi accoltellata con un’animalesca, mortale efferatezza glaciale. In preda al panico, scappa dalla casa della ragazza e s’infila nel suo taxi, cercando di tornare a casa. Ma, nel frattempo, proprio nei suoi dintorni s’aggira una volante della polizia. Nasir viene fermato e da qui in poi inizierà per lui un incubo infinito, un calvario abissale dei più costernanti e devastanti. Viene, infatti, quasi immediatamente incriminato di essere il responsabile dell’omicidio della ragazza. Cosicché, tenuto in stato di fermo, rifiutandosi di confessare l’assassinio, in quanto semplicemente non fu responsabile di esso, è brutalizzato dal sistema giudiziario americano che lo avvinghia in una morsa indagatoria delle più scarnificanti.
Grazie all’incedibile e incredibile coraggio del suo avvocato d’ufficio, John Stone (John Turturro), Nasir verrà scagionato da ogni accusa. Ma forse sarà troppo tardi poiché, intanto, a scopo cautelativo fu sbattuto in un durissimo carcere ove assistette alle più brutali, immonde nefandezze. Il suo animo, oramai deturpato, inesorabilmente raschiato, spogliato e deprivato della sua innocenza, fu irreversibilmente violato e ora, Nasir, cianotico come un fantasma, ischeletrito e prosciugato d’ogni sua purezza adesso infranta, languidamente moribondo ascolterà per sempre il tintinnante mormorio della sua svanita, sfiorita, deflorata e abusata giovinezza massacrata e assassinata.
Capolavoro assoluto, decisamente superiore a True Detective. Attori straordinari e cast magnifico nel quale svettano, oltre ad Ahmed e a Turturro, Bill Camp, Amara Karan, Jeannie Berlin, Michael Kenneth Williams e Glenn Fleshler.
di Stefano Falotico
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