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Stranger Things

5 stagioni - 35 episodi vedi scheda serie

Recensione

Stagione 2

  • 0-2017
  • 9 episodi

L'autore

Immorale

Immorale

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La recensione su Stranger Things

di Immorale
7 stelle

Cose (ancora) più strane.

Hawkins, Indiana. Luogo d’elezione di una concentrazione demoniaca non palese, che scorre sottotraccia (non vista) e cerca una via d’uscita per interrompere la normalità anni 80 dei cittadini (quasi tutti) ignari. Fulcro della narrazione è ancora Will, liberato ma non guarito dagli effetti del “sottosopra”.

 

 

Dopo il folgorante avvio della prima annata, si definiscono maggiormente i caratteri e si amplia la portata degli avvenimenti conclusi o solamente accennati; le (ampie) coordinate d’ispirazione, già sagacemente mostrate e parimenti ottimamente rappresentate, consentono di tracciare una trama quasi autonoma (seppur inevitabilmente costretta nelle gabbie di “genere”), almeno inizialmente ispirata all’avvento dei videogame nel mondo ancora “vergine” (della fantasia) dei ragazzi dell’epoca. Che, come ricorda anche chi scrive, ebbero un impatto notevole sulla vita di tutti, tra chi iniziò a dividere il proprio tempo libero tra il gioco all’aperto e le ore passate nelle sale giochi (sperperando la misera paghetta) per poter conquistare un record e guadagnare un quarto d’ora di celebrità locale. Un “piacere” condiviso, spesso si creava una folla da (mini) stadio per guardare (per ore, magari) il campione del tal gioco migliorare un punteggio o superare il tal livello particolarmente difficile (due esempi cinematografici anni 80: quello in tema https://www.youtube.com/watch?v=w3whW65Xl54 e quello “coatto”https://www.youtube.com/watch?v=FZ6Q3n2FFCo).

 

 

Dragon’s Lair, quindi (https://www.youtube.com/watch?v=aKZi2h4Io3M), ma soprattutto Dig Dug (https://www.youtube.com/watch?v=grcURVX0PoM) per la rappresentazione “reale”, quasi cronemberghiana, dei cunicoli organici dell’altra Hawkins, quella non visibile ma che si sviluppa, vorace, nel sottosuolo; e la casa avita dei Byers si conferma rappresentazione, mappa in scala 1:1000, di tale mondo nascosto.

 

 

La resa si mantiene snella ed evocativa, la regia sicura (4 episodi diretti dagli stessi ideatori, 2 a testa dai veterani Andrew Stanton e Shawn Levy e 1 da Rebecca Thomas), elementi ideali per l’effetto immedesimazione dei ragazzi dell’epoca oggi adulti; viene un po’ meno l’effetto sorpresa, circostanza comunque che può ritenersi fisiologica in molte seconde annate seriali. Si abusa anche un po’ di cliché cinematografici, quali i classici “landmark” dei film per ragazzi (i primi innamoramenti, il ballo scolastico) e si risolvono come ci si aspetterebbe i rapporti Dustin/Dart e Undici/Otto, quest’ultimo con un probabile cliffhanger per la prossima stagione. Una sicurezza anche tutto il cast, con la notabile aggiunta di Sean “Sam” Martin, del bravo Paul Reiser e del simpatico cospirazionista interpretato da Brett Gelman.

Un’agile conferma.   

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