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The Walking Dead

11 stagioni - 177 episodi vedi scheda serie

Recensione

Stagione 9

  • 2018-2019
  • 16 episodi

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Immorale

Immorale

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su The Walking Dead

di Immorale
4 stelle

Restaurazione

Per molte serie TV già la seconda stagione rappresenta spesso un ostacolo insormontabile: le più fortunate (per il sottoscritto rimane tuttora inspiegabile il successo - pluriennale o meno - di prodotti quali “Grey’s Anatomy”, “Big Bang Theory”, “Lethal Weapon” e di quasi tutta l’offerta di “One Chicago” https://en.wikipedia.org/wiki/Chicago_(franchise) o - non necessariamente – ben scritte vanno invece avanti per anni, alcune anche per un ventennio (“Law and Order” e “Law and Order s.v.u.”). Poi, ovviamente, i produttori e gli sceneggiatori “illuminati” hanno già in nuce programmato la durata e la conclusione delle storie raccontate, non vivendo alla ”giornata” (come molte serie generaliste invece fanno) scrutando e cercando di prevedere il favore del pubblico per poi adattarsi a(gl)i (e)venti portati dagli ascolti.    

 

TWD, giunta indenne alla 9^ stagione (ma in affanno “qualitativo” da almeno 2), non  cambia pertanto coordinate stilistiche ma prova ad aggiornare il suo retroterra sociale.

 

scena

The Walking Dead (2010): scena

 

Ci sono pregi di scrittura oggettivi quali una azzeccata “filologia” post-apocalittica (le risorse scarseggiano – finalmente – e le munizioni – dopo il profluvio balistico messo in mostra fino all’8^ annata – sono più rare che in “Mad Max”), una maggiore propensione a spostare il fulcro del racconto sulla ricostruzione “civile” (la nascita di 4/5 agglomerati dopo la guerra con i Salvatori, i rapporti “politici” che ne conseguono), qualche nostalgia di lotta al limite dello shock post-traumatico (“questa tensione è insopportabile, speriamo che duri”, disse un tale) ed una discreta/furba modalità (avvolta nel mistero che non sembrerebbe quindi escludere un possibile rientro più avanti) scelta per far uscire di scena un paio di personaggi di peso.

 

scena

The Walking Dead (2010): scena

 

Numerosi sono purtroppo anche i difetti, quali una patinata e persistente vena gore a volte fastidiosa (culminante nel viaggio allucinante di Rick nella puntata 9x05 “Cosa viene dopo”), i soliti persistenti buchi di sceneggiatura (personaggi che – incredibilmente e repentinamente – smentiscono quanto di loro noto e “costruito” in otto stagioni otto) e  dialoghi/situazioni ormai stereotipi di decine di altri similari già proposti in varie salse (non sempre saporite).

 

La seconda metà – dopo l’immancabile colpo di scena della puntata 9x08  - introduce un nuovo agguerrito nemico (i Sussurratori), guidato da una diabolica donna (Alfa) e da un misterioso gigante silenzioso (Omega). Nemico che introduce la vera novità di stagione – inizialmente stuzzicante – di una nuova idea di convivenza con i morti basata sull’estrema declinazione del vecchio motto “se non puoi batterli unisciti a loro”; una svolta che però si incanala poi nei soliti solchi narrativi, senza produrre particolari sussulti (gli assedi, i penultimatum  - quasi contiani- i numerosi scontri e le solite insensate sortite) fino all’altrettanto risaputa – seppur occultata in un titolo di puntata (“La quiete prima della tempesta”) in modalità “anti-climax”  - sorpresa finale la quale, seppur malamente costruita dal punto di vista narrativo/sceneggiativo, lascia una sufficiente voglia nello spettatore di cimentarsi anche nella stagione della (prima ?) decade di programmazione.     

 

scena

The Walking Dead (2010): scena

 

Poche novità, insomma, e piuttosto confuse; una prospettiva corta che punta tutto sulla riproposizione  - con poche varianti – di uno schema fisso e (spesso) risaputo, ma che mantiene ancora intatto il seguito di riferimento (il numero di spettatori si mantiene infatti stabile) senza rischiare sul serio lo stravolgimento dello “status quo” finora imperante (un’umile proposta: il sottoscritto darebbe un ruolo da – quasi – protagonista a Negan/Jeffrey Dean Martin) e trascendendo ormai la mera dipendenza seriale in fenomeno di costume.

 

Quasi in putrefazione.   

 

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