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Letto e visto: Yukio Mishima, "l'ultimo samurai".
di maghella
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Mi piace Mishima perché: è controverso, conservatore ma rivoluzionario, geniale e timido, tradizionalista ma curioso, eclettico, tenero e violento, grottesco rasente il ridicolo ma elegante, esteta, educatissimo.

Dandy giapponese, bambino problematico e solitario, uomo di precoce successo.

Pauroso ma intraprendente: durante un viaggio a New York per seguire i lavori per una sua opera teatrale, per agorafobia rimase chiuso nella camera d'albergo per l'intero soggiorno. Amante dell'occidente lo criticava aspramente. Descrittivo fino alla paranoia, perfezionista, preciso e accurato, puntuale....ma incontenibile e imprevedibile nelle esternazioni in pubblico e in privato.

Il suo stile molto descrittivo e preciso mi ha sempre affascinata e coinvolta nella lettura, facendomi partecipe di un mondo lontanissimo, che lui amava molto e che ci ha fatto conoscere con i suoi scritti. E' stato definito: “il Pasolini giapponese”, “il Carmelo Bene giapponese”, per le sue doti di scrittore e di personaggio...ma secondo me lui, come i due nomi che ho menzionato a suo paragone, è unico e irripetibile. Forse “sfruttato” nel suo talento per articoli e riviste, per programmi radiofonici e televisivi, il suo narcisismo non gli permetteva di valutare al meglio le proposte lavorative. La sua stessa morte, da lui programmata a lungo nel tempo, si è rivelata un grande fiasco, non producendo né a livello politico (per fortuna), né a livello storico (per fortuna) niente di rilevante come lui si era prefisso, ma causando solo un gran caos e molta sofferenza.

Rileggo periodicamente alcuni suoi libri negli ultimi 21 anni: “Dopo il banchetto”, “Neve di primavera” e “Confessioni di una maschera” rimangono i miei preferiti, gran consolatori e compagni fedeli.

Ottimo il film di Paul Schrader: “Mishima” (1985), che ha l'unico difetto di poter essere realmente apprezzato (e molto) solo per chi conosce bene alcune opere e la vita di Mishima.

Alcune note su Yukio Mishima:

Il 25 novembre 1970 si uccideva con l'antico rito del seppuko, Yukio Mishima, scrittore, drammaturgo, poeta, giornalista, campione di arti marziali, omosessuale dichiarato ma sposato con due figli amatissimi. Nato il 14 gennaio del 1925, a Tokio, Mishima è stato lo scrittore giapponese più famoso, forse proprio fuori dal suo paese. Patriota convinto, nazionalista, cultore della figura dell'imperatore come unica incarnazione dell'antico Giappone, Mishima è stato sicuramente un personaggio controverso, tre volte candidato al nobel per la letteratura, impegnato nella rilettura del linguaggio teatrale antico giapponese Kabuki e No. Da molti definito fascista, Mishima si definiva apolitico, tradizionalista delle proprie origini giapponesi, fondatore di un'associazione paramilitare, chiamata Tate No Kay (associazione degli scudi), disegnatore delle divise, istruttore, comandate unico e supremo. Il 25 novembre del 1970 occupa la base militare di Ichigaya, e in diretta televisiva legge un proclama in cui aizza l'esercito giapponese a ricomporsi in difesa e in onore dell'imperatore, dopo di che insieme al suo amante Morita iniziano l'antico rito del doppio suicidio d'amore del Shinju. Purtroppo Morita non ha il coraggio di decapitare Mishima, provocando così una vera e propria agonia, portata al termine da una terzo soldato fedelissimo a Mishima, che gli taglia definitivamente il capo. Autore della famosa tetralogia “Il mare delle fertilità”: “Neve di primavera” 1968, “Cavalli in fuga” 1968, “Il tempio dell'anima” e “Lo specchio degli inganni” entrambi del 1970, ultimo lavoro prima di morire. “Confessioni di una maschera” 1949, “Colori proibiti” 1951, “La voce delle onde” 1954, “Il padiglione d'oro” 1956, “Dopo il banchetto” 1960, “Trastulli di animali” 1961, “Lezioni spirituali per giovani samurai” 1968, “Musica” 1969....sono alcuni dei romanzi che mi sono più piaciuti, ma la sua attività è realmente prolifica e varia, con il tema della morte sempre presente.

 

 

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