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Cronache dagli Anni 90': Cult Horror Pt2
di Viola96
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A distanza di un breve periodo di tempo dallo scorso post, come promesso, torno a parlare del periodo tanto amato da molti giovani e da tanti sinceri appassionati cinefili: Gli anni 90'. In questa seconda puntata vado ad analizzare un fenomeno che si era scoppiato prima, ma che negli anni 90' ha raggiunto il successo anche europeo, quindi oltre i suoi confini: Il J-Horror.

 

Con "Ringu", datato 1998 il surreale regista Hideo Nakata raggiunge il suo massimo splendore e si fa apprezzare anche all'esterno, diventando uno dei nomi principali del cinema giapponese, quando si parla di horror. Come al solito con i J-Horror, il protagonista della storia è un fantasma. Anche se qui,la definizione non è corretta. Il fantasma della storia non è un tenero spiritello che cerca la redenzione, ma bensì è un tremendo scorcio della memoria che cerca di riaffiorare da un luogo ben preciso(un pozzo,precisamente) per seminare morte e distruzione. Notevole l'uso della tecnica della suspance prolungata di Nakata. Anche in alcuni suoi film successivi la suspance non si sente solo in alcune piccole inquadrature, ma invece tutto il film ha un'atmosfera di orrore e sembra seminare morte e terrore. La morte viene dalla tecnologia. Come nel recente e mediocre "I segreti della mente", Nakata capisce che la tecnologia può essere modello di terrore e infarcisce la vicenda della bambina abbandonata dai genitori e tralasciata dalla vita, con mezzi di comunicazione di massa, che diventano strumenti del male. Il film non è diventato solo un cult per la sua trama complicata, ma anche per alcune trovate fantastiche del regista e degli sceneggiatori: la bambina che esce dalla tv, la telefonata subito dopo aver visto il video, il video in sè,terrorizzante e molto inquietante, il finale sconcertante. Sicuramente,uno dei titoli di punta per il J.Horror di tutti i tempi.

Questo il trailer del film. Spaventoso,vero?

 

Ma anche l'horror americano,negli anni 90' ha saputo rinnovarsi, adattandosi alla modernità guardando però al suo passato.

Neil Jordan, regista del fantastico che sa ben adattarsi quando richiesto all'horror puro e semplice, riesce a infarcire con grande sensualità e senso estetico, una storia di vampiri e amore nel Settecento. Dal romanzo straordinario di Anne Rice e precisamente dalla sua serie di romanzi iniziata con lo splendido "Cronache dei vampiri", il film riesce a prelevare di tutto e di più, mescolando con autentico senso del bello e del puro, il cinema e tutte le sue illusioni. Louis racconta a una giornalista la sua storia, in un triangolo amoroso grazioso e importante, che riflette in maniera considerevole su un mondo, quello dei vampiri, visto sempre dal lato orrorifico e mai dal lato romantico. Insomma, prima della "Twilight Saga" c'è stato "Intervista col vampiro". Anche qui al centro della vicenda,oltre ai tricentenari vampiri, abbiamo l'amore, un amore coppoliano, che ricorda molto il suo "Dracula", mentre cita anche con comicità esagerata e aggraziata un mite ricordo delle produzioni comiche di Polanski. Insomma,manca solo Herzog e la sua classe per rendere "Intervista col vampiro" un capolavoro. Se avessero reso al massimo il lato orrorifico della vicenda, sarebbe riuscito un film eterno, poetico e che sarebbe stato celebrato negli anni a venire.

 

Ma,come al solito,ogni epoca ha il suo film maledetto. In questo caso,naturalmente,parliamo de "Il Corvo".

Siamo in periodo di Halloween ed è impossibile pensare alla grande favola dark "Il corvo". Eric Draven, musicista dark, viene massacrato con la fidanzata la notte di Halloween. Ma risorgerà come nuova anima alla ricerca della vendetta, in una grande e suggestiva opera di Alex Proyas. La favola dell'uomo come corvo, ritornato dalla morte per vendicare la fidanzata e non tanto se stesso riesce a fondersi alle melodie aggraziate della vicenda e alla grande e sempiterna cura per i particolari più fantastici della vicenda. Ma,come ho detto, il film ha la fama di "film maledetto". Brandon Lee, l'attore protagonista del film, morì per un incidente sul set e venne sostituito da un altro attore, che ha cercato più volte di imitarlo anche nei successivi capitoli della saga. "Il corvo", va considerato metaforicamente. Non solo un film horror nell'eccellenza degli anni 90', ma bensì una grande favola con tutti gli elementi tipici della narrazione favolistica o fiabesca. L'uomo che torna dalla morte non è più se stesso, ma la maschera di se stesso. Il suo unico obiettivo è riuscire a vendicarsi, tutto il resto non conta. Probabilmente, "Il corvo" è il cult horror per eccellenza degli anni 90'.

 

Questa,una delle scene più famose e poetiche del film.

 

Nella prossima puntata, le epopee gangster degli anni 90'.

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